Tre settimane perfette hanno portato la diciottenne britannica Emma Raducanu dal primo turno di qualificazione dello US Open fino al titolo conquistato sconfiggendo in una sfida tra teenager la canadese Leylah Fernandez.
“È un sogno” dichiara Raducanu nella conferenza stampa post-match. “Ho solo l’immagine di me stessa che va verso il mio box, abbracciando tutti, festeggiando. È un qualcosa a cui pensi sempre, per cui lavori”. Un successo inaspettato, giunto appena alla sua seconda partecipazione in uno Slam e inimmaginabile anche dopo l’ottimo Wimbledon, in cui si era spinta fino agli ottavi di finale. Del resto, Raducanu è soltanto la seconda tennista a raggiungere una finale Slam con meno di tre presenze in tornei di questo rango.
“All’inizio della stagione sull’erba ero reduce dagli esami. Ho avuto tre settimane per allenarmi prima del mio primo torneo. Pensavo che Wimbledon fosse stata un’esperienza così incredibile. Quarto round, seconda settimana, non potevo crederci. Ho pensato, ‘che grande traguardo’. Ma avevo ancora fame. Ho lavorato sodo dopo l’erba. Non ho avuto molto tempo libero”. Lavoro duro che ha dato i suoi frutti: “Sono arrivata negli Stati Uniti. Con ogni partita, ogni torneo giocato, settimana dopo settimana, penso di aver davvero costruito le fondamenta in termini di fiducia, in termini di gioco, in termini di colpi. Alcuni dei colpi giocati nei momenti importanti, momenti in cui ne ho avuto davvero bisogno, sono stati il risultato di tutto ciò che ho imparato nelle ultime cinque settimane.”
Il successo di Raducanu è arrivato non solo senza set smarriti (20 su 20, considerando le qualificazioni) ma addirittura senza mai consentire all’avversaria di superare quota cinque game. “Anche se sulla carta non ho perso neanche un set, penso di aver affrontato molte avversità in ogni singolo match. La dinamica dei match racconta come vi siano stati diversi game andati ai vantaggi, e superare quei momenti è stato importante. Quello che ho fatto molto bene in questo torneo è stato spingere nei momenti in cui ne avevo davvero bisogno”.
IL VIDEO COMPLETO DELLA CONFERENZA STAMPA
In linea con gli altri match, anche la finale chiusa in due set non è stata priva di insidie – soprattutto nelle battute conclusive del secondo set, caratterizzate dalla caduta e dal medical time-out chiesto e ottenuto poco prima di difendere una palla break: “Sapevo fin dall’inizio di che sarebbe stato un match estremamente difficile perché Leylah ha giocato un tennis incredibile, eliminando diverse top 10 questa settimana. Sapevo che avrei dovuto usare le mie armi migliori. Mi sono concentrata il più possibile su un punto alla volta. Ci sono stati degli scambi davvero grandiosi. Ho dovuto davvero scavare a fondo per affrontare un bel po’ di avversità in entrambi i set. Sono solo orgogliosa di come ne sono uscita, alla fine“.
Sulla scivolata che l’ha costretta a chiedere l’intervento del medico, Emma ha commentato così: “È stato uno scambio incredibile, ho dato tutto quello che avevo ma sono scivolata e avevo un taglio al ginocchio”. L’interruzione, come prevedibile, non è stata gradita dalla sua avversaria ma anche la stessa Emma ha spiegato che avrebbe preferito evitare: “In realtà non volevo fermarmi perché pensavo che la pausa avrebbe interrotto il mio ritmo, visto che avrei dovuto servire sul 30-40. Ma non potevo continuare a giocare. Il giudice di sedia ha detto che dovevo curarlo subito. Sono andata oltre, cercando di pensare quali sarebbero stati i miei schemi di gioco, cosa avrei dovuto cercare di fare“.
Raducanu diventa dunque la prima britannica a vincere un torneo del grande Slam dai tempi di Virginia Wade nel 1977, ma la giovane Emma non sembra subire nessuna pressione: “Nel Regno Unito, Virginia Wade è una leggenda assoluta. Stava guardando la mia partita e ne sono super onorata. Io non sento assolutamente alcuna pressione. Ho solo 18 anni. Sto giocando senza pensieri accettando qualunque cosa arrivi. In questo modo ho affrontato i match qui nel torneo. Ho il trofeo con me, quindi non penso di dover cambiare molto“.