17- la striscia aperta di partecipazioni a tornei nei quali Gael Monfils non è riuscito ad ottenere tre vittorie di fila. Nonostante questa lunga serie di risultati scadenti, il 35enne parigino gode ancora di una classifica da top 20, in quanto usufruisce delle modifiche al regolamento del ranking ATP introdotte in seguito alla pandemia da Covid-19.
Sfrutta ancora al meglio un grande inizio di 2020: nel febbraio dello scorso anno, infatti, Gael vinse dodici partite di fila (ma solo una di queste fu ottenuta contro un top 30), corrispondenti alla conquista dei titoli dell’ATP 250 di Montpellier, dell’ATP 500 di Rotterdam e alla finale raggiunta a Dubai, persa dopo essere stato vicinissimo alla vittoria contro Djokovic (contro il serbo non riuscì a sfruttare tre match point). A seguito del torneo negli Emirati Arabi, l’ATP decise lo stop del circuito a causa del dilagare della pandemia, poi protratto sino ad agosto 2020, una pausa arrivata in un momento in cui Gael era nella top 10 (sinora in carriera ci è stato complessivamente 96 settimane, mentre sono 442 quelle totali in top 20) e all’apice del rendimento.
La sospensione si è rivelata molto dannosa, vista la versione irriconoscibile che abbiamo visto al ritorno in campo: dopo avere saltato gli US Open 2020, Monfils ha chiuso la scorsa stagione perdendo quattro partite consecutive. Un rendimento così mediocre per i suoi recenti standard da indurlo a saltare anche l’amato torneo di casa di Bercy (dove è arrivato in finale nel 2009 e nel 2010) per prepararsi al meglio per il 2021. Che nonostante l’età non più tenera il francese creda ancora nelle sue possibilità di vincere qualcosa di importante è testimoniato dal fatto che a inizio 2021 ha ingaggiato Gunter Bresnik, allenatore esperto ed esigente che ha collaborato con ben 27 top 100 – tra gli altri Leconte, Becker e Thiem. Dall’austriaco si è separato dopo averlo preso da ragazzino e portato sino alla top 5, nella primavera del 2019.
Gael, ex numero 1 juniores e vincitore di 10 titoli in carriera (sette sul duro in condizioni indoor, due sul cemento all’aperto e uno sulla terra) è arrivato almeno in finale in un torneo del circuito ATP dal 2005 al 2020. Una striscia aperta che potrebbe chiudersi, vista l’attuale scarsa forma del francese, probabilmente quest’anno. Oltre che per il matrimonio con la collega Svitolina, Monfils ricorderà questa stagione anche per essere entrato lo scorso settembre nella stretta cerchia dei tennisti ad aver vinto almeno 500 partite nel circuito (Gael è attualmente undicesimo, il primo in questa particolare graduatoria è Federer con 1251 partite vinte, seguito da Nadal con 1028, Djokovic con 972, Murray 681 e Gasquet 560).
Da qui a fine 2021 Monfils ha però in scadenza 495 punti che rischiano di fargli perdere – qualora non ritrovasse il suo miglior tennis – anche la top 30, una fascia di classifica che in questi mesi, come rendimento, sembra non appartenergli più: contro i primi 20 ha vinto solo in una delle ultime dodici occasioni in cui li ha affrontati. A 35 anni appena compiuti è difficile capire se la discesa – per questo giocatore capace di sconfiggere almeno una volta sei ex numero 1 ATP, solo con Djokovic ha perso tutte le 17 volte che lo ha affrontato – e di 33 vittorie complessive contro top ten sia iniziata inesorabile, o, come capitato già in passato a Gael, saprà invece risorgere dalle sue ceneri.
91 – le settimane già trascorse in top 100 da Soonwoo Kwon, vincitore la scorsa settimana della seconda edizione dell’Astana Open, l’unico evento del circuito maggiore giocato in Kazakistan. Il 23enne sudcoreano era entrato per la prima volta tra i primi 100 al mondo nel luglio 2019, in occasione dei suoi primi quarti di finale a livello ATP, raggiunti a Los Cabos esattamente una settimana dopo aver vinto ad Atlanta la prima partita in un torneo ATP (e solo quattro mesi dopo il suo primo ingresso tra i primi 200 al mondo). Da quel momento in poi Kwon non è più uscito dalla top 100; sino a qualche anno fa era meno conosciuto dei suoi coetanei e connazionali Duckhee Lee e soprattutto Hyeon Chung (vincitore della prima edizione delle ATP Next Gen Finals e semifinalista all’Australian Open 2018), anche per aver svolto soprattutto in Oriente una non brillante carriera juniores (best ranking 46 della classifica ITF), ma adesso le cose stanno cambiando.
Dopo i quarti raggiunti a Los Cabos, il tennis sud coreano ha continuato un percorso di lenta ma costante crescita, tanto che nel febbraio del 2020 erano già divenute quattro le volte nelle quali aveva raggiunto i quarti di finale nel circuito maggiore ed altrettanti erano stati i successi, tutti sul duro, rimediati contro colleghi presenti nella top 50. Dopo la pausa per la pandemia da Covid-19 ha ottenuto allo US Open la prima vittoria in un tabellone del Grande Slam, ma ha dovuto interrompere prematuramente la stagione dopo aver perso d’acchitto al Roland Garros.
Nel 2021 ha iniziato bene vincendo sul veloce indoor, la superficie che, vedendo la provenienza attuale dei suoi punti, è la sua condizione di gioco preferita: attualmente ha il 43% di punti raccolti su tornei disputati sul veloce al coperto. A febbraio si è infatti imposto nel Challenger di Biella in finale su Musetti e, dopo aver fatto quarti di finale all’ATP 250 di Singapore, ha mostrato anche una certa attitudine alla terra battuta (sebbene non abbia superato nei suoi percorsi sul rosso nessun top 90): prima è arrivato tra gli ultimi otto del torneo di Maiorca, poi si è spinto sino al terzo turno al Roland Garros, dove è stato fermato da Berrettini. Sull’erba di Eastbourne da lucky loser ha raggiunto la sua prima semifinale nel circuito maggiore sconfiggendo Fucsovics e Ivashka, che di lì a poco avrebbero fatto molto bene a Wimbledon.
Prima di andare la settimana scorsa a giocare in Kazakhistan, aveva vinto appena una delle ultime sei partite giocate, ma, una volta ritrovato il veloce, ha alzato nuovamente la qualità del suo tennis: non aveva mai superato due top 50 nello stesso torneo e, invece, la settimana scorsa ne ha sconfitti ben tre. Dopo aver eliminato al primo turno Donskoy, mettendo in mostra un tennis vario – fatto di colpi potenti da fondo alternati con precise palle corte – ha battuto tre teste di serie del main draw: nell’ordine Lajovic, Djere e l’idolo di casa Bublik, prima di superare nel corso della finale Duckworth, dopo due parziali molto equilibrati (nel primo ha annullato tre set point all’australiano) e divenire il secondo tennista sud coreano a conquistare un torneo del circuito maggiore dopo l’ex 36 ATP Hyung-Taik Lee, vincitore a Sydney nel 2003. Non ha ancora sconfitto un top 20 né ottenuto una vittoria in un tabellone principale di un Masters 1000: sono i prossimi passi a cui è atteso.