Yaroslava Shvedova ha scelto il torneo di Nur-Sultan per salutare da giocatrice il tennis professionistico. Prima delle semifinali del torneo, è stata la protagonista di una breve cerimonia per ricordare la sua carriera di 15 anni all’interno del circuito WTA. L’ultimo match disputato sarà quello perso contro la nostra Jasmine Paolini allo US Open 2021: “I miei genitori hanno trovato un video in cui palleggio contro il muro” ha detto Shvedova, commentando un filmato proiettato durante la cerimonia. “Cercavo di capire cosa stessi pensando in quel momento. Ora penso a quanto sia stata grande la mia carriera e la mia vita nel frattempo”.
Si è tolta tante soddisfazioni dal momento in cui è entrata nel tour professionistico nel 2006, compreso il best ranking di numero 25 WTA in singolo. Ha raggiunto tre quarti di finale Slam in singolare (Roland Garros 2010 e 2012 e Wimbledon 2016) e due titoli Slam in doppio (Wimbledon e US Open 2010, assieme a Vania King). L’unico titolo WTA in singolare risale al 2007 a Bangalore, in India, ma ha dichiarato che quel successo non è nemmeno paragonabile al trionfo in doppio a Wimbledon, tre anni dopo: “Qualche settimana dopo ci davamo ancora i pizzicotti”.
Proprio a Wimbledon Shvedova è stata protagonista di un evento tennistico quasi irripetibile nei tornei ‘pro’. Nel 2012 rifilò un golden set (parziale vinto senza concedere nemmeno un punto all’avversaria/o, 24 punti a 0) alla nostra Sara Errani, sconfitta con un netto 6-0 6-4. È stata sinora l’unica donna a riuscirci. Curioso il fatto che, dopo quell’umiliazione (sportiva, s’intende) alla tennista emiliana, sia stata un’altra giocatrice azzurra (Paolini in questo caso) a mettere fine alla sua carriera. Il suo legame con il mondo del tennis rimarrà comunque molto forte, poiché resterà capitano del Kazakhstan in Billie Jean King Cup.