L’assenza di umidità, una delle caratteristiche climatiche di Indian Wells, non acquisisce rilevanza solo per la velocità con cui la pallina taglia l’aria. Almeno per Stefanos Tsitsipas, che ne ha evidenziato un altro aspetto: “Le condizioni sono piuttosto asciutte, quindi sudo di meno – ha raccontato, con un accenno di sorriso malizioso -, questo vuol dire che andrò meno volte in bagno durante le partite e ci saranno meno lamentele“.
Sente il rumore dei nemici, il greco. O forse lo amplifica ad arte, per provare a cavalcarlo. A Indian Wells è la seconda testa di serie e – in un torneo senza big three – ha l’obiettivo esplicito di avviare la costruzione di un senso per il rettilineo finale della stagione. Dopo i buoni risultati su terra e la finale del Roland Garros ha certamente raggiunto due semifinali 1000 (Toronto e Cincinnati ad agosto), inciampando però in due flop significativi nei successivi Slam: l’eliminazione al primo turno di Wimbledon per mano di Tiafoe e quella – più fragorosa, per il contorno – al terzo turno dello US Open, battuto in cinque set dal rampante Carlos Alcaraz ma dopo essere finito nel vortice mediatico per la guerra del toilet break contro Andy Murray. Da lì il riferimento, ironico, alle pause per andare in bagno durante i match.
Tsitsipas attenderà al secondo turno il vincente dell’incrocio tra il nostro Roberto Marcora (risalito dalle qualificazioni) e lo spagnolo Pedro Martinez. Nell’incontro con la stampa alla vigilia del torneo, l’ateniese non ha voluto fornire aggiornamenti sulla suo status in merito alla vaccinazione anti Covid – spunto derivante dall’ipotesi di obbligo vaccinale per l’Australian Open 2022 – e ha concluso, volendo indirizzare l’attenzione alle vicende di campo: “Credo che vincere un torneo di questo livello, discorso che vale anche per Miami, possa contare quanto uno Slam“.