In questa edizione atipica autunnale del BNP Paribas Open, la fine del weekend di mezzo ha portato via la bella cornice di pubblico che aveva accompagnato i match disputatisi sabato e domenica: grande entusiasmo, spalti pieni e splendida atmosfera nei ground, proprio come soleva accadere ogni giorno nelle edizioni pre-pandemia di questo torneo, e come speriamo si possa tornare a vedere il prossimo marzo.
Il problema è semplice: Indian Wells è un cosidetto “destination tournament”. Il 95% degli spettatori abita a più di 100 miglia dall’impianto, secondo un sondaggio realizzato dal torneo stesso qualche anno fa. E in un periodo in cui viaggiare è complicato questa cosa certamente non aiuta. Inoltre in questo momento nella Coachella Valley non è ancora “stagione”, i residenti migratori che passano l’estate ad altre latitudini e l’inverno nel tepore del deserto non sono ancora arrivati, perché solitamente a inizio ottobre il fa ancora piuttosto caldo. Il torneo ha sperimentato il clima torrido tipico di questo periodo nei primi giorni, con picchi di 38-39 gradi, prima che qualche temporale sancisse la fine dell’estate e si passasse a temperature molto più ragionevoli.
Ora di sera fa quasi freddo, e nel caso di lunedì sera si può tranquillamente togliere il quasi, perché una giornata iniziata con lo splendido sole e l’aria tersa cui Indian Wells ci ha abituati, si è trasformata prima in un turbine di vento e poi in una pioggerella continua con il termometro che è sceso fino ai 17 gradi.
Ad aprire il programma sullo Stadium 1 è stato un incontro molto piacevole tra Daniel Evans e Diego Schwartzman, che l’argentino ha vinto uscendo bene alla distanza e giungendo puntuale al suo appuntamento degli ottavi di finale contro Casper Ruud, anche lui uscito da un match molto combattuto finito 6-4 al terzo contro Lloyd Harris in uno scontro tra due dei giocatori più in forma del circuito.
“Abbiamo già giocato due volte quest’anno – ha detto Schwartzman del suo prossimo ottavo con Ruud alla stampa argentina – sta giocando da Top 5 in questo momento, va in finale a tutti i tornei che gioca, degli ultimi cinque che ha giocato ne ha vinti quattro. Ora è davvero complicato affrontarlo, non è facile affrontare qualcuno che è in questo stato di fiducia. Devo migliorare il mio tennis, ma mi ha già battuto due volte quest’anno, vedremo cosa riuscirò a fare”.
Tra le altre cose “El Peque” ha anche parlato della situazione particolare che lui e tutti i giocatori argentini hanno vissuto durante la stagione a causa delle restrizioni ai viaggi causate dalla pandemia: “Fino a maggio-giugno la situazione è stata estremamente difficile, non lo dico per cercare scuse, ma i giocatori europei hanno goduto di un enorme vantaggio in quel periodo, potendo tornare a casa quasi tutte le settimane. Io ho passato non più di 30 giorni a casa negli ultimi 10 mesi, e questo diventa difficile da sopportare soprattutto a livello mentale. Poi dal Roland Garros in poi, quando abbiamo smesso di andare di bolla in bolla, quando abbiamo ricevuto il permesso di uscire dall’albergo, girare per la città, andare al ristorante, allora ho iniziato ad avere risultati molto più regolari, proprio perché le condizioni di vita sono migliorate”.
La stampa argentina lo ha anche reso partecipe della situazione molto difficile che sta vivendo dal momento che solamente pochissimi rappresentanti sono stati accreditati allo US Open e ormai da molti mesi sono costretti a parlare con tutti i giocatori solamente via videoconferenza, nonostante i giornalisti siano praticamente tutti vaccinati. “È giusto che vi lamentiate delle condizioni del vostro lavoro se non siete contenti. Per quel che mi riguarda capisco quello che dite: in questo torneo abbiamo contatti più stretti con tutti i fans che non con i giornalisti. A volte ci sono aspetti delle restrizioni che non hanno molto senso e che si fatica a capire: anche io non sono stato in grado di portare tutte le persone che volevo portare con me [allo US Open] mentre i primi giocatori avevano dieci persone al seguito. Però è importante essere in grado di esprimere il proprio dissenso”.
Nella sessione diurna, mentre il vento rendeva le condizioni di gioco sempre meno praticabili, Grigor Dimitrov ha dato un saggio dell’antico splendore smontando Reilly Opelka e raggiungendo gli ottavi di finale a questo torneo per la prima volta in carriera. Altro esordiente negli ottavi sarà Aslan Karatsev, che noncurante della ricorrenza del Giorno del Ringraziamento canadese, ha disposto in due set di Denis Shapovalov, che ancora una volta non è riuscito a mettere insieme i pezzi del suo gioco per confezionare un bel risultato in un torneo importante.
Al calar della sera, pochi minuti dopo l’inizio ufficiale della sessione serale, il vento del pomeriggio ha portato sull’Indian Wells Tennis Garden una pioggerella fine ma insistente che ha bloccato il gioco per oltre un’ora, dando occasione agli spettatori presenti di sfoggiare piumini e coperte di lana come sicuramente non sarebbe stato possibile nella calura del deserto solamente 24 ore prima.
Nel gelo della notte il polacco Hurkacz ha proseguito la sua corsa verso le Nitto ATP Finals di Torino superando l’americano Frances Tiafoe in un’ora e 10 minuti andando a raggiungere Karatsev negli ottavi di finale. Con questa vittoria Hurkacz è salito a 3288 punti nella classifica ATP, tre in più di Roger Federer che così esce dalla Top 10 per la prima volta dal febbraio 2017, quando ci era rientrato vincendo l’Australian Open dopo esservi uscito a causa dell’infortunio al ginocchio.
Durante questa edizione del torneo, gli organizzatori hanno programmato parecchi incontri nella sessione serale anche sui campi laterali, ci è stato detto per evitare le ore centrali del pomeriggio che in questa stagione sono le più calde. Paradossalmente, con il vento e il ritardo per pioggia, la programmazione ha fatto sì che tre incontri potenzialmente interessanti si siano disputati davanti a poche decine di spettatori intirizziti in una temperatura da torneo svizzero di primavera.
Daniil Medvedev ha regolato Filip Krajinovic faticando un po’ solamente nel secondo set; sul campo 4 si è vista una splendida partita tra la testa di serie n. 4 Andrei Rublev e lo statunitense Tommy Paul (che ha parecchi amici italiani e parla anche un discreto italiano, ci dicono), nella quale il tennista di casa è riuscito a sovvertire il pronostico vincendo per 7-5 al terzo dopo aver sciupato un match point servendo sul 5-3.
Nell’ultimo match della giornata, finito poco prima della mezzanotte, il britannico Cameron Norrie, un po’ trascurato dalla stampa del suo Paese che qui sembra avere occhi solo per Murray e Raducanu, ha continuato la sua eccellente stagione (47 vittorie e 20 sconfitte) superando anche Roberto Bautista Agut in tre set e avanzando fino agli ottavi di finale.