Con la vittoria di ieri notte su Anett Kontaveit, Ons Jabeur ha tagliato un traguardo storico, diventando la prima tennista di origine araba (uomo o donna) a raggiungere il gotha del tennis mondiale, vale a dire la Top 10 (al momento sarebbe nona, ma in caso di vittoria del titolo raggiungerebbe la sesta piazza); tuttavia, quella che sembra dare meno peso alla cosa è proprio lei. Durante la conferenza stampa post-partita, la giocatrice tunisina ha rivelato di non aver pensato troppo al ranking all’inizio del torneo, ma piuttosto ad ottenere i punti necessari per guadagnarsi l’accesso alle WTA Finals in programma a Guadalajara dal 10 al 17 novembre: “Onestamente non ho guardato le classifiche, ero più concentrata sulla Race. Però questo è un sogno che si avvera, un obiettivo che ho sempre avuto fin dall’adolescenza. Ho sempre desiderato raggiungere il primo posto, quindi la Top 10 è solo l’inizio. So di essermi meritata questo traguardo perché è tanto tempo che gioco bene, ma voglio continuare a dimostrarlo a tutti“.
LA PRESSIONE, IL SOGNO SLAM E IL CONTRIBUTO DEL TEAM
Prima del torneo, Jabeur era nona nella Race alle spalle di Naomi Osaka. Al momento è già sicura di superare la nipponica, ma qualora raggiungesse almeno la finale salirebbe addirittura al quinto posto, di fatto ipotecando un posto in Messico. Le classifiche sono dalla sua parte, visto che è la giocatrice con il ranking più alto rimasta in corsa, e questo comporta una notevole pressione, aspetto su cui sta lavorando duramente: “Ero molto stressata per via della corsa alle Finals. Ne ho parlato con la mia mental coach, dicendole ‘tutto questo è troppo per me’. Poi però le ho detto, ‘ce la devo fare, devo riuscire a superare queste difficoltà per poter arrivare un giorno a vincere uno Slam. Se voglio raggiungere questo obiettivo, superare lo stress è un passo necessario, quindi sto cercando di imparare a darmi una calmata. Spero di farcela senza che mi venga un infarto!“
Sul tema della preparazione psicologica ha poi aggiunto: “Il mental coach mi aiuta molto, perché non avevo mai giocato così tante partite, quindi era una situazione nuova. Anche l’accesso in Top 10 è una situazione nuova, quindi ci sono tante cose che stanno capitando nello stesso momento; ora sono più matura ed esperta, e finalmente sto apprendendo che questa pressione è un privilegio e un piacere, mentre da giovani è più difficile capirlo, ci si stressa facilmente. Imparo qualcosa ogni giorno, soprattutto su come gestirmi, anche se non è facile. Alcune persone purtroppo non capiscono quanto sia complicato, ma io sto facendo del mio meglio per fare il mio gioco, divertirmi ed accettare la pressione“.
In questo senso, Jabeur si dice fortunata perché il suo team la aiuta a stare bene e farla sentire compresa. E sarebbe strano il contrario, visto che il suo fisioterapista, Karim Kamoun, è anche suo marito: “Ho un team straordinario. Prima di tutto mi capiscono, e il fatto che parliamo tutti la stessa lingua è di grande aiuto da questo punto di vista; allo stesso tempo è importante che abbiamo anche la stessa nazionalità, perché così siamo tutti consapevoli di cosa voglia dire essere tunisini. Per fortuna il mio fisioterapista è anche mio marito, quindi è sempre con me – questo rende più semplice passare del tempo lontani da casa. Il mio coach [Issam Jellali, ndr] è come un fratello, ci conosciamo da anni e siamo come una famiglia, viaggiamo insieme e comunichiamo tanto. Sono felice che riusiamo a capirci e che loro sappiano quali siano le scelte migliori per me”.
LE CONGRATULAZIONI DEI CAMPIONI
Il successo di Jabeur non ha lasciato indifferenti alcuni dei nomi più altisonanti dell’universo tennistico, che si sono complimentati a mezzo social per il suo storico risultato: “Per me vuol dire tanto, non mi aspettavo che campioni come Murray, King o Navratilova [quest’ultima ha commentato il suo match con Kontaveit per Amazon Prime Video, ndr] scrivessero qualcosa a riguardo, è davvero incredibile e mi dimostra ancora una volta quanto sia importante aver raggiunto questo risultato. Ottenere il riconoscimento delle leggende del tennis mi spinge a lavorare ancora più duramente per riuscire, forse, ad emularli vincendo uno Slam”.
Qui il tweet di BJK:
E qui quello di Sir Andy:
Una volta, però, era decisamente più complicato ricevere riconoscimenti, soprattutto dal punto di vista economico. Essere la prima tennista araba a raggiungere la Top 10 suona bene sulla carta (o sul web), ma vuol dire anche aver iniziato in aree dove il gioco non è troppo considerato né popolare, e questo si è inizialmente tradotto in grosse difficoltà a trovare sponsorizzazioni: “Le cose sono diverse se sei francese, americana o australiana, hai dei modelli a cui ispirarti, hai più circoli e più tornei. In passato mi è capitato di ricevere dei no dagli sponsor per via della mia nazionalità; è una cosa ingiusta e all’inizio non ne capivo il motivo. Ora lo accetto, e sono molto orgogliosa della persona che sono diventata, perché non ho bisogno di dipendere da nessuno. Ovviamente non sto dicendo che la mia carriera sia stata la più complicata in assoluto, ma di sicuro non volevo che il mio sogno dipendesse da uno sponsor o da qualcuno a cui non interessano né il tennis né lo sport in generale”.