Per la prima volta nella storia dei Masters 1000/Master Series non ci sono giocatori tra i primi 25 al mondo tra i quattro semifinalisti del torneo. Il “Tennis Paradise” di Indian Wells si è trasformato nel paradiso dei giocatori che cercano riscatto. Escluso Norrie – alla prima stagione consistente della sua carriera – Dimitrov, Basilashvili e Fritz hanno trovato nel cemento della California il terreno giusto per riaccendere la speranza di conquistare qualcosa di importante. Soprattutto per Fritz, nato nella non lontanissima San Diego. Forte dell’appoggio della sua gente, l’americano ha salvato due match point nei quarti di finale, finendo per battere Sascha Zverev, diventato il favorito numero 1 dopo l’uscita di scena di Tsitsipas poche ore prima.
La semifinale di Fritz ad Indian Wells, la prima per lui in un Masters 1000 (non aveva mai nemmeno raggiunto i quarti, fermandosi agli ottavi in tre circostanze), ha molto più valore di quanto si possa pensare per il movimento tennistico americano. Durante la stagione 2021 la crisi del tennis a stelle e strisce si è acuita e le due brillanti settimane di John Isner a cavallo tra Atlanta e l’Open del Canada (si è spinto fino alla semifinale), oltre agli exploit di Reilly Opelka a Roma e Toronto, non sono bastate a proteggere il movimento dalle critiche. Fritz (che, ricordiamolo, è figlio di una ex-Top 10 WTA, vale a dire Kathy May) fa parte del gruppo di giocatori che avrebbero dovuto già portare la bandiera americana in fondo ai principali tornei. O almeno, questo è quello che ci aspettava quando le sue qualità emersero nei primi anni di carriera. Chi faceva e fa parte di questo gruppo? Lo possiamo vedere in questa esilarante foto che ritrae dei giovanissimi Fritz, Opelka e Justin Bieber Tommy Paul:
Lui e Paul, in particolare, si erano sfidati nelle finali del Roland Garros e dello US Open juniores del 2015 con una vittoria per parte (Tommy a Parigi, lui a Flushing Meadows), alimentando insieme a Frances Tiafoe le speranze di una rinascita del movimento egemone del ventesimo secolo tennistico (eccettuando forse un ventennio australiano). La più grande opportunità di vincere un torneo di prima fascia arriva comunque a 23 anni (24 il prossimo 28 ottobre), un’età in cui si può ancora provare a costruire qualcosa di importante. Tuttavia potrebbe comunque scrivere una bella pagina di storia del tennis americano in caso di vittoria finale, dal momento che un giocatore statunitense non vince a Indian Wells da ben 20 anni (Andre Agassi su Pete Sampras, nel 2001). Nel suo percorso spiccano anche le due vittorie consecutive contro giocatori italiani: ha eliminato in fila (per due set a zero) le nostre due stelle, Matteo Berrettini (che aveva peraltro già battuto in Coppa Davis nel 2019) e Jannik Sinner. Chissà se ricapiterà loro di giocare un torneo che presenta due semifinali così aperte e inedite, senza top nemmeno un Top 20, anche se, alla luce della vittoria di Taylor contro Zverev, il peso delle loro sconfitte può certamente essere ridimensionato.
“È senza dubbio la vittoria più importante della mia vita”, ha detto Fritz in conferenza stampa. Questo risultato arriva appena quattro mesi dopo l’operazione al menisco e la preoccupante uscita dal campo in sedia a rotelle nel suo match di secondo turno al Roland Garros. “Sul primo match point ho recuperato una palla profonda, un colpo che avrei potuto facilmente sbagliare. Sul secondo, il più pericoloso, invece serviva lui e ha commesso un doppio fallo. Non puoi allenarti per affrontare queste situazioni. Non puoi simularle in allenamento. La cosa importante è avere fiducia in ciò che fai. Avere fiducia in te stesso il più possibile in queste situazioni. Non mi capita spesso, però stavolta nonostante fossi nervoso ho continuato a giocare aggressivo. Questa è la cosa migliore che mi porto a casa oggi”.
Il suo prossimo avversario, Nikoloz Basilashvili, ha eliminato dal torneo il numero 2 del seeding Tsitsipas nei quarti di finale. Anche per il georgiano sarà la prima semifinale a livello ‘Mille’. Fritz ne ha parlato così: “È un giocatore duro da battere quando è in fiducia. Dovrò cercare di non farmi spingere fuori dal campo e non avere paura di cercare il vincente. Capisco perché è arrivato in fondo qui, per via dei campi lenti. Ha tempo di preparare il colpo e spingere i colpi. Devo affrontare i punti come ho fatto oggi. Per qualche ragione anche io mi sento bene questa settimana, ho fiducia nei miei colpi e non mi sento teso o nervoso”.