Badosa è nata nel 1997, annata speciale per la WTA, caratterizzata da diverse giocatrici di grande talento e precocità. Talento e precocità emerse sin dall’epoca dei tornei junior. Anno 2013: gli Slam sono monopolizzati da due baby prodigio come Ana Konjuh e Belinda Bencic (due Major a testa), coetanee di Badosa. E poi nel 2014 ottengono la vittoria in uno Slam junior anche Daria Kasatkina e Jelena Ostapenko, sempre coetanee di Paula.
È vero che anche Badosa vince a sua volta un Major fra le ragazze (Roland Garros 2016), ma accade quando le rivali hanno ormai deciso di dedicarsi al circuito professionistico. Ricordo per esempio che già nel 2015 Bencic trionfa in WTA, in una edizione memorabile del Canadian Open, dopo aver sconfitto quattro Top 10, inclusa la numero 1 Serena Williams. Aggiungiamo infine che negli anni successivi si assiste alla esplosione di Naomi Osaka, altra giocatrice nata nel 1997, e abbiamo un quadro che non deve essere stato di aiuto per Paula, che nel frattempo stava attraversando il periodo più buio della sua carriera.
Lo ricordo perché, dopo l’esordio di Miami, Badosa comincia a sperimentare le difficoltà legate alle troppe aspettative. Il primo campanello di allarme suona qualche mese dopo le partite in Florida. Siamo a Madrid 2015: Paula (allora numero 305 del ranking) riceve una wild card per le qualificazioni. Riesce a superarle (sconfigge due Top 100 come Konjuh e Davis), ma alla fine del match contro Davis si salva per miracolo dai crampi, che hanno cominciato ad affliggerla negli ultimi scambi. Le sembra molto strano, perché su un campo da tennis non le era mai capitato un problema del genere.
Entra comunque nel tabellone principale. Al primo turno trova la numero 15 Sara Errani. Ma la partita dura appena 3 game. Badosa di nuovo è assalita dai crampi: un dolore intenso che comincia dalle gambe, si trasferisce alle braccia e finisce per coinvolgere tutto il corpo. Si ritira nel primo set, sul 3-0 per Errani.
La situazione si ripete dodici mesi dopo. Madrid 2016. Questa volta Paula ha ricevuto una wild card per il tabellone principale. Esordio contro Alizè Cornet e di nuovo nel terzo set è assalita dai crampi, con la stessa modalità dell’anno prima. Deve ritirarsi sul 2-6, 6-2, 2-2. Lo strano è che soffre di questi problemi solo a Madrid: nei tornei ITF di livello inferiore non accade. Resta il fatto che quando gioca il più importante torneo di casa, non riesce a esprimersi come vorrebbe.
Non occorre uno psicologo per intuire che in questa fase di carriera per Badosa è difficilissimo affrontare la pressione legata alle grandi aspettative che la riguardano, e che certi sintomi che emergono durante le partite non hanno origine atletica.
Crampi alle gambe e anomali irrigidimenti muscolari le causeranno problemi in alcuni match importanti anche negli anni a venire, perfino di recente. Per esempio nel quarto di finale di Cincinnati 2021 contro Karolina Pliskova. Badosa parte bene, sale 4-0 ma poi un dolore che coinvolge la parte destra della muscolatura del tronco (schiena, spalla, collo) la blocca e la obbliga al ritiro sul sul 7-5, 2-0 per Karolina, dopo aver subito un parziale di 9 game a 1.
Oltre a questo, Badosa deve affrontare anche più usuali infortuni: non sono di lunghissima durata, ma di sicuro non contribuiscono a raggiungere il migliore equilibrio psico-fisico. Eppure non si può dire che non sia seguita da tecnici competenti. Nel 2015 si trasferisce da Valencia a Barcellona e comincia a collaborare con Xavi Budó, che è anche allenatore di Carla Suarez Navarro. Poi nel 2017 prova con Alejo Mancisidor, ex coach di Muguruza.
Ma i risultati faticano ad arrivare. Alla fine del 2018 la classifica insufficiente continua a tenerla fuori dal circuito WTA. Del resto, dopo Madrid 2015, ha racimolato un parziale di 1-10 contro le Top 100. Ormai ha 21 anni compiuti e la grande promessa di qualche anno prima sembra incapace di uscire dal limbo dei tornei ITF. Non è nemmeno mai riuscita a raggiungere un tabellone principale di uno Slam, sempre sconfitta nelle qualificazioni. Uno stallo del genere non può non avere ripercussioni sullo stato d’animo di chi lo vive, suscitando dubbi sempre più profondi.
Qualcosa inizia a cambiare nel 2019; Badosa supera tre volte le qualificazioni nei Major (perde però sempre al primo turno), e a piccoli passi sale in classifica. Comincia ad avere diritto a giocarsi gli International WTA, e a Palermo arriva sino in semifinale. A fine stagione cambia allenatore: inizia a collaborare con un giocatore ATP senza esperienza di coaching, Javier Martí, che ha solo 5 anni più di lei, visto che è nato nel 1992.
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