Ons Jabeur si avvicina al tennis da giovanissima. Ha appena 3-4 anni, quando la mamma le fa provare a maneggiare una racchetta, e subito le piace. Ultima di quattro figli (con due fratelli e una sorella), Ons, si applica, dimostra di avere talento, e così a 13 anni sceglie di frequentare un collegio con indirizzo sportivo che le permetta di sviluppare le sue qualità. Per questo si trasferisce dalla città dove abita, Sousse, a Tunisi, a 140 km di distanza. Allontanarsi da casa a quell’età non è semplice, ma decide che ne vale la pena.
Quando ha l’età per affacciarsi ai primi tornei junior, comincia a giocare i piccoli eventi tunisini, e poi quelli di altri nazioni limitrofe (Marocco, Egitto, Emirati etc.). Siamo nel 2008. Nelle tre stagioni successive Jabeur percorre la tipica trafila delle junior di tutto il mondo. Occorre attendere un anno e mezzo di buoni risultati in tornei locali prima di avere la classifica sufficiente ad affrontare uno Slam.
Finalmente, nel settembre 2009 può iscriversi allo US Open, ma il sorteggio che le capita è proibitivo. Ons ha la sfortuna di imbattersi in una delle più forti e precoci giocatrici del tennis femminile recente: la campionessa del 2008 Laura Robson, capace di vincere quel titolo dodici mesi prima, ad appena 14 anni.
Per dare una idea della forza e della precocità di Robson: passata professionista da giovanissima, Laura avrebbe sconfitto su quegli stessi campi di Flushing Meadows Kim Clijsters e Li Na, prima che una serie di infortuni le compromettesse la carriera (il suo best ranking, numero 27, risale a quando aveva 19 anni). Contro Robson, Jabeur perde 6-0, 6-1 a dimostrazione che certi repentini salti di categoria sono difficili da digerire anche per chi nasce con un grande talento.
Ma nel giro di qualche mese Ons cresce di rendimento, al punto che la ritroviamo meno di un anno dopo finalista al Roland Garros junior 2010. Per raggiungere la finale sconfigge avversarie che diventeranno celebri, come Caroline Garcia e Sloane Stephens (entrambe nate nel 1993). In finale perde contro Elina Svitolina, sua coetanea (28 agosto 1994 Jabeur, 12 settembre 1994 Svitolina).
Ormai Jabeur a livello junior è diventata competitiva su tutte le superfici. Nel 2010 raggiunge i quarti a Wimbledon e le semifinale allo US Open (sempre sconfitta da Putintseva). E nel 2011 finalmente vince il titolo al Roland Garros. Lungo il percorso supera avversarie come Garcia (sei volte incontrata in carriera tra junior e pro, e sempre battuta), Sasnovich, Gavrilova. In finale sconfigge Monica Puig per 7-6, 6-1.
Il 2011 è la sua ultima stagione da junior, nella quale conquista anche il best ranking: numero 4 del mondo. Tanto per dare una idea di chi fossero le avversarie di allora, nate come lei nel 1994 e capaci poi di risultati in WTA: oltre alle già citate Svitolina e Gavrilova, ricordo Bouchard, Zheng, Schmiedlova.
Se confrontiamo la carriera di Jabeur con quella delle sue coetanee, ci accorgiamo che Ons è stata quella che ha avuto bisogno di più tempo per affermarsi sul circuito professionistico. Sbaglierò, ma credo che provenire da una nazione con poca tradizione a livelli WTA non l’abbia aiutata. Pensate per esempio alla rete di strutture, ma anche di allenatori e di cultura tennistica, che può trovare una giocatrice della Repubblica Ceca, degli Stati Uniti o della Francia nel momento in cui deve affrontare il mare aperto del professionismo, e paragonatelo al di supporto che può trovare chi proviene da nazioni tennisticamente meno evolute. E avremo una parte di spiegazione.
Certo, nel corso della carriera anche Jabeur ha frequentato le Academy (inclusa quella di Mouratoglou) ma non è detto che il trasferimento in una struttura all’estero si riveli adeguato alle proprie specificità. Tanto più nel caso di una giocatrice come Ons, fuori dalla norma sul piano del talento tecnico e con particolari caratteristiche fisiche.
L’evoluzione del suo ranking illustra le difficoltà di crescita. Nel 2012 sale dalla posizione 1209 alla numero 264, e nel 2013 dalla 264 alla 139. Ma dalla fine del 2013 in poi, trascorre diverse stagioni senza riuscire a compiere il salto definitivo, che le permetterebbe di abbandonare i tornei ITF per misurarsi stabilmente nel circuito WTA.
Bloccata dal 2013 al 2017. Quattro stagioni intere trascorse fra la posizione 100 e la 200 del ranking sono davvero molte, specie se si tiene contro di quanto talento Ons possiede. Di questo periodo difficile, di stasi nella classifica, vanno almeno ricordati tre avvenimenti accaduti del 2015, necessari a inquadrare meglio il futuro della sua carriera.
Il primo è relativo a Indian Wells 2015. Jabeur riesce a superare le qualificazioni ed entra nel tabellone principale. Al primo turno batte Kaia Kanepi (numero 51 del ranking) e poi al secondo turno trova la testa di serie numero 4, e numero 5 del mondo, Caroline Wozniacki. Per la prima volta Ons si trova di fronte a una Top 10 e per la prima volta si esibisce su uno dei palcoscenici più importanti di tutto il circuito.
La partita che sfodera Jabeur è stupefacente. In quel momento è numero 130 del ranking eppure governa il match sballottando Wozniacki da una parte all’altra del campo. E lo fa attraverso un repertorio di soluzioni vastissimo, che delizia gli spettatori sulle tribune e davanti ai teleschermi. Finisce per perdere per 7-6, 6-3, ma la prestazione non può lasciare indifferenti.
Il match si trasforma in una specie di anteprima offerta agli appassionati di tennis, una anteprima che racchiude tutte le sue enormi potenzialità, ma anche i problemi di continuità e solidità che la limiteranno ancora per molto tempo. Perché Ons è stata la protagonista del match, ma alla fine a vincere è Caroline.
La partita di Indian Wells venne giocata di sabato, e per la rubrica del martedì scrissi un articolo intitolato: “Ons Jabeur, che peccato se ve la siete persa!”, che provava a comunicare il divertimento e lo stupore vissuti durante quel match contro Wozniacki. Jabeur aveva dimostrato che non era più soltanto una promettente ex junior, ma che aveva le qualità per misurarsi contro le prime del mondo. E forse anche di vincere, a patto però di crescere nella concretezza di gioco e nella efficienza atletica.
A quell’articolo ne sarebbe seguito un secondo, sviluppato grazie alla testimonianza del coach italiano che l’aveva seguita nel suo miglior periodo da junior, Luca Appino. Dalle parole di Appino si deduceva come non fosse facile per Ons trovare i giusti equilibri atletici, a causa anche di precedenti problemi al polso e alla caviglia.
Nel 2014 sarebbe anche stata necessaria una operazione alla caviglia, con inevitabile periodo di stop per la convalescenza. Ma oltre a questi ostacoli fisici, andavano aggiunte le difficoltà politiche e finanziarie seguite al periodo della “rivoluzione dei gelsomini” (2010-2011), che aveva investito la Tunisia durante la primavera araba. In estrema sintesi: la rivoluzione dei gelsomini aveva portato alla caduta del vecchio regime tunisino e, a cascata, a cambiamenti nella federazione tennis, che per alcune stagioni aveva smesso di supportare la carriera di Jabeur.
E su questo tema arriviamo al secondo avvenimento significativo del 2015. Qualche settimana dopo lo straordinario incontro di Indian Wells (e forse anche grazie a quel match) Jabeur torna a essere sostenuta dalla federazione tunisina, che decide di stanziare 270 mila dinari (circa 120mila euro) per aiutarla a sviluppare la sua attività professionistica senza andare incontro a troppe limitazioni logistiche.
Terzo e ultimo avvenimento da ricordare del 2015: nel mese di ottobre Jabeur si sposa. Il marito è uno schermidore russo-tunisino, che dal 2017 diventerà anche il suo fitness coach, contribuendo a migliorare in modo determinante la sua efficienza fisica nelle stagioni successive.
Si tratta di una serie di cambiamenti legati alla vita personale e di atleta che riusciranno, nel tempo, a dare impulso alla sua attività nel circuito. A questi si aggiungerà, a partire dal 2016, la decisione di allenarsi durante la offseason in Slovacchia, presso la Accademia di Trnava (Empire Tennis Academy), che fa da base logistica anche per altre giocatrici WTA, come Kasatkina, Kozlova e Blinkova.
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