Quello che accade nel 2021 di Jabeur è semplicemente la continuazione del 2020, distribuito però sull’arco di una stagione quasi regolare, con i tornei disputati senza pause innaturali. Tre finali raggiunte, di cui una vinta (primo titolo WTA della carriera, sull’erba di Birmingham), più altre due semifinali e due quarti di finale; oltre a quasi mille punti conquistati negli Slam, dove non ha mai perso prima del terzo turno. In questo 2021 ha offerto diverse partite di grande qualità. Ne cito due fra le tante possibili: le vittorie a Wimbledon contro due campionesse Slam come Swiatek (5-7, 6-1, 6-1) e Muguruza (5-7, 6-3, 6-2).
Questa solidità complessiva (combinata con il progressivo ritorno al meccanismo precedente di calcolo del ranking) l’ha finalmente portata in Top 10, a raggiungere il traguardo storico di cui si parlava all’inizio.
Descrivere Jabeur sul piano tecnico e definire il suo repertorio di colpi appare quasi inutile, visto che è letteralmente capace di fare tutto. Non credo esista un colpo che non le abbia visto eseguire. Servizi potenti (sino a circa 180 km/h) ma anche slice e kick. Dritto e rovescio (bimane) in topspin, ma anche in back (in questa caso il rovescio è a una mano). E per back intendo sia le soluzioni slice che quelle bloccate in chop, eseguite in risposta o nelle difese in allungo. Ma Ons è anche in grado di colpire dritti e rovesci al salto, a tutta potenza, sparando palle piatte che corrono radenti alla rete.
E proprio perché ama anche le soluzioni inusuali, spesso costruisce punti con parabole che esplorano zone di campo meno frequenti, attraverso angoli stretti o verticalizzazioni. Esegue drop-shot sia di dritto che di rovescio, ma è anche capace di fintare il colpo corto per poi eseguire il back con la parabola più lunga.
E siccome non disdegna le discese a rete, è anche una buona volleatrice, e fra i suoi colpi di volo include i ganci e la veronica, la volèe alta dorsale. Vista la manualità superiore, è precisa anche nella esecuzione dei pallonetti. E, se capita l’occasione, è anche capace di eseguire i tweener (vedi QUI).
Dopo il ritiro di Agnieszka Radwanska, Ons Jabeur è diventata la più convincente erede quale “Regina degli Hot Shots”, e Youtube comincia a popolarsi di filmati dedicati alle sue prodezze. Questa è tratta da un recente match a Indian Wells:
https://www.youtube.com/watch?v=KRZK6o-ALgE
Forse se la si deve valutare sul piano tecnico, più che l’elenco dei colpi vale la pena individuare quelli che risultano meno consistenti quando cala la sua ispirazione e salgono gli errori non forzati. Nei colpi al rimbalzo tra dritto e rovescio direi che il rovescio è quello che può tradirla più spesso; mentre, al servizio, la seconda diventa più fallosa quando cala la tranquillità e cresce la pressione. Ma la fragilità della seconda nei momenti più tesi dei match lo si potrebbe definire un problema di ogni tennista, tanto da apparire connaturato al tennis stesso.
Personalmente sono convinto che possedere così tanti colpi nel proprio arsenale sia uno dei fattori che rende più lenta e complessa la maturazione di qualsiasi tennista. La ragione è semplice: quanto più sono limitate le opzioni tecniche a disposizione, tanto più ridotte e scarne saranno le strategie di gioco utilizzabili. E di conseguenza sarà più facile e rapido identificare le combinazioni più efficaci da mettere in campo.
Al contrario quante più numerosi sono i colpi a disposizione, tanto più articolate diventano le combinazioni possibili e le strategie potenzialmente efficaci da adottare. E di conseguenza ci vorrà più tempo per imparare a scegliere quale risulta la migliore contro le differenti avversarie.
In sintesi: pochi colpi producono una maturazione tattica rapida, tanti colpi una maturazione lenta. E anche questa è una parte della risposta alla domanda avanzata all’inizio, a proposito delle cause che l’hanno vista affermarsi ad alti livelli in tempi molto più lunghi rispetto alle coetanee. Lo ha riconosciuto lei stessa: “Posso giocare così tanti colpi che a volte per me è difficile scegliere quello giusto. Mettere in ordine [il mio gioco] mi ha aiutato a crescere”.
Ma per spiegare la sua maturazione tardiva, conquistata a 26-27 anni, aggiungerei anche le difficoltà avute nel costruirsi un fisico adeguato alla competitività del tennis attuale, che è diventato uno sport nel quale non basta più un braccio di qualità superiore per sfondare ai massimi livelli. Avere come fitness coach il marito, che la segue ormai da diversi anni, probabilmente ha contribuito a trovare la stabilità nella preparazione fisica necessaria a non andare incontro a troppi infortuni, anche se comunque ho la sensazione che un certo grado di fragilità sia destinato ad accompagnarla per tutta la carriera.
E oggi? Malgrado l’ingresso in Top 10, penso che Jabeur abbia ancora margini di miglioramento. In particolare nella solidità agonistica. In diverse occasioni, specie nelle finali, ha faticato a mantenere il suo miglior livello, finendo per perdere match che sembrava avere in pugno. Ho già raccontato il vantaggio dilapidato nella sua prima finale importante contro Kasatkina, persa pur essendosi trovata avanti per 6-2, 4-1 (Mosca 2018). Ma quest’anno le è capitato qualcosa di molto simile anche nella finale di Chicago contro Muguruza: persa per 6-3, 3-6, 6-0 con un parziale finale di 8 game a zero dopo essersi trovata avanti per 6-3, 3-2 e servizio.
In vista delle Finals di Guadalajara, si era iscritta al torneo di Courmayeur alla caccia degli ultimi punti necessari a consolidare la posizione nella Race, che al momento le vale l’ultimo posto utile per essere ammessa fra le magnifiche otto. Ma un problema al gomito patito durante il torneo di Mosca (che l’ha costretta al ritiro durante il match contro Alexandrova) non le permetterà di giocare in Val d’Aosta.
Di conseguenza dovrà rimanere alla finestra in attesa dei risultati di Anett Kontaveit, per scoprire se sarà lei o se sarà Anett a conquistare l’ultimo posto disponibile per il Masters. Per Jabeur la partecipazione alla Finals sarebbe la ciliegina sulla torta del suo 2021, ma anche se dovesse sfuggirle la possibilità di scendere in campo in Messico, la sua stagione rimarrà comunque degna di essere ricordata.