dal nostro inviato a Vienna
[2] A. Zverev b. C. Alcaraz 6-3 6-3
È Alexander Zverev il primo finalista dell’Erste Bank Open 2021. Il tedesco supera la stellina spagnola Alcaraz in due comodi set al termine di una partita un po’ sottotono rispetto alle grandi attese, con Sasha che fa valere i galloni della classifica e dell’esperienza e manda al tappeto un Carlos che a differenza di quanto fatto con Berrettini non regge il livello del tedesco.
Partita che vede la grande sorpresa del torneo, Alcaraz, opposto a Zverev che ieri ha festeggiato le 300 vittorie durante la sessione di allenamento con tanti di palloncini e torta Sacher: al confronto dello spagnolo sembra un vecchio bucaniere, anche se solo ventiquattrenne. Il murciano, appena diciottenne, è il terzo più giovane a raggiugere le semifinali qua a Vienna, preceduto in termini di precocità solo da due mostri sacri come Edberg e Federer. Se arrivasse in finale invece sarebbe il più giovane a raggiungere questo stage del torneo di Vienna e potrebbe raggiungere il suo best ranking, alla posizione numero 32, in coabitazione con De Minaur. In ogni caso questa semifinale in un torneo di livello ATP 500 rappresenta già il miglior risultato della carriera del diciottenne spagnolo… risultato che però, siamo disposti a scommettere, verrà ben presto migliorato.
Il contesto è quello delle grandi occasioni: una Stadthalle Arena piena almeno all’80% della capienza, in un contesto che profuma di ritrovata normalità, con gli spettatori senza mascherina. Le regole di accesso per gli spettatori prevedono infatti di indossare solo ove possibile (moglich è la parola magica) il dove possibile è interpretato a Vienna come “praticamente mai”. E anche l’altra misura del metro di distanza è completamente sorvolata. L’unica misura presa sul serio è quella del green pass o della PCR.
Ma passiamo alla partita: il primo game con problemi al servizio è il settimo gioco, con Alcaraz che va sotto 15-40. Prima palla break salvata dallo spagnolo che in uscita dal servizio è bravo a gestire una risposta profonda e carico di effetto di Sasha, che poi non tiene il palleggio dal lato del rovescio. Sulla seconda però è fatale allo spagnolo aver mancato la prima di servizio: sulla seconda infatti Zverev si appoggia bene e manda subito in difficoltà lo spagnolo che va fuori giri col dritto.
Un set che va avanti con Zverev inattaccabile al servizio e che in risposta riesce soprattutto col dritto a dare fastidio in risposta. Emblematico nell’ottavo gioco il punto con cui Sasha brekka nuovamente lo spagnolo: gran risposta su servizio slice a uscire che Alcaraz può solo rimettere in un qualche modo e Zverev che si avventa sulla palla e chiude in avanzamento con il rovescio incrociato, facendo sua la frazione in mezz’ora precisa.
In generale si vede uno Zverev impeccabile che sembra essere sceso in campo con lo stesso livello di attenzione e concentrazione mostrato ieri contro Auger Aliassime nell’interminabile sesto gioco del terzo set che ha deciso di fatto la partita. Sasha sembra cosciente dell’importanza di non lasciare spazio allo spagnolo, che se riesce a impostare il proprio gioco d’attacco ha ampiamente dimostrato di essere un brutto cliente. Per Alcaraz invece grossi problemi in risposta, dove Zverev concede appena tre punti in tutto il primo parziale e in generale fatica tantissimo a far partire lo scambio, e anche nei game di servizio, dove il piano di cercare il diritto di Zverev non sembra funzionare, e anzi il tedesco oggi da quel lato mena che è un piacere.
Si parte così per un secondo set in cui lo spagnolo ha bisogno di resettare rapidamente e di ripartire dai game di servizio per alleggerire un po’ la pressione a cui uno Zverev in versione lusso lo sta sottoponendo.
Nel quarto game Zverev torna alla carica, e Alcaraz è bravo a mantenere nervi saldi, portando a casa il game con una deliziosa palla corta e costringendo Zverev all’errore. I problemi però continuano anche nel sesto game, con Alcaraz che continua a non trovare la prima di servizio, e sbaglia qualcosa di troppo concedendo il break, in un game da 3 errori non forzati e con una sola prima in campo su sei tentativi. Dall’altra parte Zverev invece sembra andare con il pilota automatico e va a servire per il match.
Quando ormai tutto sembra pronto per mandare il match in archivio e la cronaca in redazione però il nativo di Amburgo improvvisamente perde il karma che lo aveva accompagnato per tutto il match e scende dalla stratosfera tennistica dove aveva fin lì giocato: il game si apre con un doppio fallo e un banale errore in palleggio del tedesco. Finestra irripetibile che però Alcaraz non sfrutta sbagliando un rovescio slide in un punto che lo avrebbe potuto portare sullo 0-40. Da qui Zverev si ricompone, e annullando l’unica palla break di tutta la partita va a chiudere la pratica alla seconda palla match.
Partita straordinaria al servizio per Zverev, che quando riesce a trovare questa continuità con il fondamentale di apertura diventa praticamente ingiocabile (a fine partita oltre 80% di prime in campo, e non stiamo parlando della prima di Schwartzman… la percentuale di conversione sfiora il 90%) e tale ingiocabilità si traduce in una pressione davvero difficile da sostenere. Da un lato l’avversario è cosciente di dover affrontare la tempesta e cercare di portare la barca nel porto del tie break; dall’altro lato la convincente prestazione in risposta e al palleggio di Zverev mette ansia ad Alcaraz, che a differenza di quanto avvenuto ieri trova un avversario molto più mobile di Berrettini che gestisce alla grande le botte di dritto incrociato proposte dallo spagnolo. Nei commenti a caldo il tedesco si è detto soddisfatto della vittoria, arrivata a suo dire con la miglior partita del torneo.
Nei commenti a caldo il tedesco si è detto soddisfatto della vittoria, arrivata a suo dire con la miglior partita del torneo, impressione confermata anche nei commenti condivisi con la stampa, purtroppo sempre via zoom; per la sparuta rappresentanza dei media presenti a Vienna, il contatto con i giocatori è per certi versi precluso, come ad esempio nel caso delle conferenze stampa. Fortunatamente non ci è stato precluso l’accesso alle sessioni di allenamento, durante le quali abbiamo potuto ammirare da vicino il dritto di Alcaraz, cosa di cui avevamo grande curiosità.
Ma tornando ai commenti di Zverev, Sasha ha confermato che quest’oggi il suo livello da fondocampo è stato molto alto – per fortuna – altrimenti contro Carlos sarebbe potuto essere un problema. E si è detto comunque impressionato da Carlos, l’unico vero next gen propriamente detto. Ironicamente, si è chiamate fuori dalla categoria, creata ai tempi in cui lui era effettivamente un giovane ragazzo di belle speranze. Oggi a parere di Sasha anche Sinner potrebbe essere definito un next gen a metà, visto che fra i 18 e i 20 anni un anno di esperienza fa tanta differenza e che a 21 anni ormai uno cessa di essere considerato un next gen.
Stuzzicato sull’argomento Alexander ci ha fornito poi considerazioni per nulla banali. Infatti se da un lato considera Alcaraz il più grande talento tra i suoi coetanei, già in possesso di un dritto di tutto rispetto, ha invece messo su un altro piano Sinner, considerandolo ormai un giocatore consolidato nell’ambito dell’elite del tennis mondiale, già top ten e in piena corsa per le ATP Finals; insomma un giocatore su cui però ci sono già notevoli attese (magari un modo intelligente per mettere pressione all’italiano, probabile avversario di Sasha, che nel momento in cui scriviamo è avanti di un set su Tiafoe).
Inoltre interrogato dal direttore Scanagatta rispetto al suo livello di quando aveva 20 anni – per fare un po’ di paragoni con Sinner – il tedesco ha ricordato che nel 2018 lui già aveva vinto due titoli master 1000 e si avviava a conquistare le ATP Finals contro Djokovic, arrivando a numero 3 al mondo; un mondo indiretto per dire che lui intanto a quell’età quei risultati li aveva fatti. Poi però per non passare dalla parte dello sbruffone ha precisato che non intendeva affermare di essere migliore dell’italiano e che anzi il livello del tennis attuale è migliore rispetto a quello del 2017, quando oltre ai soliti mostri sacri c’era solo Thiem, mentre il resto della truppa dei top ten era di un gradino inferiore e stava lì un po’ più per caso. Oggi invece abbiamo una serie di giovani che sono in top ten per restarci oltre ad oltre come Zverev medesimo, Tsitsipas, Medvedev che ormai sono stabilmente lassù.