SETTE NON BASTANO – Dall’altra parte della rete rispetto a Andy Murray non c’è Jenson Brooksby bensì Dominik Koepfer, al quale hanno donato un biglietto last minute per il Centrale del Rolex Paris Masters. Beffato da Musetti nell’urna dei lucky loser per sostituire Berrettini ma poi ripescato (terza volta quest’anno), Koepfer la vince, la perde e la vince davvero contro un Murray brutto, forse stanco, certo poco lucido per un set e mezzo, ma che poi è entrato in partita e ha seriamente rischiato di farla sua. Un rischio corso sette volte, tanti sono stati i match point non sfruttati da Andy che alla fine si è arreso: 6-4 5-7 7-6(9) il punteggio a favore del tedesco.
Nel primo set, poche, pochissime prime di servizio per l’ex n. 1 del mondo gli fanno subire l’aggressività del n. 58 ATP che colpisce una palla su quattro con i piedi dentro al campo; lo scozzese è invece al’8%. Andy recupera in extremis uno dei due break subiti, ma non evita il 6-4 Germania. Sembra che fatichi anche a leggere le direzioni del mancino di Furtwangen, Andy, che si ritrova presto sotto 0-2. Murray entra timidamente in partita, mentre Dominik annulla molto bene un paio di occasioni del rientro al sesto gioco ricomponendosi dopo aver smecciato fuori con il manico della racchetta. Ma non è finita perché, al momento di chiudere con la battuta, Koepfer incassa subito un vincente al termine di uno scambio alla Murray. La pressione sale e contribuisce in modo decisivo ai due errori grossolani con cui il tedesco cede a zero. Inerzia completamente girata e Murray si prende il set 7-5 con un parziale di 14 punti a 4 sull’ennesimo colpo comodo fallito dall’altro.
Nel terzo, Koepfer ritrova serenità (nel senso di solida cattiveria agonistica) e il punteggio segue l’ordine di battuta, con Murray che ricaccia indietro i titoli di coda risalendo da 0-40 nel settimo gioco. Sul 4 pari, l’uomo di Dunblane mette a segno il punto della sfida e sarebbe un peccato a quel… punto, non accaparrarsi anche la sfida stessa. Già, “sarebbe”…
Ci va vicino con il 15-40 che significa doppio match point, ma Koepfer è freddo a chiudere palle obiettivamente troppo comode offertegli da sir Andy. Altri due match point consecutivi se ne vanno al tie-break, sul quinto Dominik fa un numero bimane in recupero sulla smorzata, sesto, settimo, niente da fare. Come nella più crudele delle sceneggiature, il primo match point per Koepfer è quello buono. È finita.
Peccato per Murray che ha saputo ritrovarsi in una serata partita stortissima; tuttavia, anche in caso di vittoria in epica rimonta, non avremmo potuto non sottolineare come non si possa soffrire tanto a ogni match, soprattutto con un lucky loser, se l’intenzione è di ricominciare ad andare in fondo ai tornei.
SEBI SU ASLAN – In un match che per andamento del punteggio e durata assomiglia molto alla sfida fognini-Fucsovics, Sebastian Korda prevale su Aslan Karatsev per 6-2 6-7(9) 7-6(5) confermando l’esito delle due precedenti sfide. La prima, all’ultimo turno di qualificazioni per il Roland Garros ottobrino, ci aveva inizialmente sorpreso: com’è possibile che “il feroce predatore” della terra estiva si sia arreso a un cognome? Invece, proprio in quel torneo, il figlio di Petr sarebbe definitivamente diventato Sebastian. Senza storia in quel di Miami con Aslan che pareva non reggersi in piedi (condizione davvero preoccupante visti i solidi polpacci). Grande battaglia invece nel lunedì parigino dopo un primo set piuttosto agevole per lo statunitense. Lo scambio di break nella fase centrale del secondo porta i due al gioco decisivo caratterizzato da un crescendo di emozioni, con due match point annullati da Karatsvev che poi fa suo il parziale dopo aver interpretato uno scambio non proprio alla sua maniera, rinunciando alla spinta a ogni costo, accettando lo scambio anche difensivo, alzando la traiettoria quando in difficoltà. Aslan è quello che rischia di più al servizio nella partita finale, ma anch’egli evita di farselo strappare. Nonostante un dritto made in Bradenton appena appena largo a chiudere quello che sarebbe stato lo scambio della giornata, il tie-break questa volta sorride a Korda che bagna con una vittoria la sua prima apparizione all’Accor Arena.
NON SOLO BATTAGLIE – Grande lotta anche tra Daniel Evans e Alexander Bublik, terminata con la vittoria di quest’ultimo per 2-6 7-5 7-5. Evans intoccabile al servizio fino all’undicesimo gioco del secondo parziale quando in pratica si auto-brekka permettendo all’avversario di chiudere il set con la battuta. Di nuovo in difficoltà nel finale di partita, Evo manda il kazako a servire per il secondo turno. Bublik si supera restituendo il break con sei doppi falli (compreso quello sul match point, ça va sans dire), ma si riprende subito il vantaggio e questa volta non fallisce chiudendo con l’ace numero 24. Lo aspetta Casper Ruud, che lo ha battuto nelle due precedenti occasioni.
Dusan Lajovic supera Mackenzie McDonald, vendicando la sconfitta di fine aprile sulla terra bavarese, e si prepara per una non facilissima sfida contro Sascha Zverev. Nessuna sorpresa per le vittorie in due set di Cameron Norrie su Federico Delbonis e di Ilya Ivashka che si fa bastare una palla break e un tie-break contro Albert Ramos-Viñolas
Quando l’uomo leggerino incontra l’uomo con il badile e lo batte, vuol dire che Nikoloz Basilashvili ci ha messo del suo per perdere contro Adrian Mannarino – al netto degli indubbi meriti del trentatreenne di Soisy-sous-Montmorency. 6 vincenti di cui 4 con il servizio sono pochini per il georgiano che ha commesso 32 unforced, tra i quali alcuni palle appoggiate, e pure malissimo, su punti determinanti del secondo set. Le stats ci svelano anche che è ormai guerrapiattismo a distanza tra Adrian e Norrie, con il rovescio francese che ha eguagliato quello britannico della finale di Indian Wells a 1080 giri al minuto. Palpitante l’ultimo game con Mannarino al servizio che da sinistra salva tre palle del 5 pari, la prima con un ace alla T (comportamento chiaramente scorretto per un mancino), la seconda optando invece per il taglio a uscire che sarebbe classico se non avesse precedentemente confuso l’incolpevole avversario, il quale sulla terza – essendo una seconda – risponde pure bene, ma ormai non sa più cosa deve fare, complice il pubblico che tifa come se in campo ci fosse un francese. Mannarino trasforma il match point numero due e tutti contenti che adesso tocca a Murray.