[1] N. Djokovic b. M. Fucsovics 6-2 4-6 6-3
In una giornata grigia per i colori azzurri, con le rimonte subite da Mager e Sonego, non resta che consolarsi con il ritorno in campo in singolare del numero 1 del mondo, assente dalle competizioni dalla finale dello US Open e da un torneo ATP da oltre cinque mesi. Nel torneo che lo ha visto campione cinque volte, l’ultima nel 2019, Novak Djokovic torna a calpestare il Centrale della Accor Arena dopo il vittorioso esordio di lunedì in doppio con Krajinovic in chiara prospettiva Davis e, togliendosi di dosso un evidente strato di ruggine, supera Marton Fucsovics lasciandogli però un set.
Lo scopo di Djokovic è di ritrovare la forma migliore per gli ultimi eventi della stagione – ATP Finals e Coppa Davis e una prestazione non memorabile non era né attesa né richiesta; se così è effettivamente stato, ha comunque fatto segnare un “più uno” nel saldo vincenti-non forzati. Il sorteggio è stato tutto sommato favorevole per Nole, non tanto per il 3-0 dei precedenti (l’ultimo ai quarti di Wimbledon), quanto perché Fucsovics non è certo il tipo dall’uno-due facile ma tiene vivo il palleggio, caratteristica in genere utile a chi rientra dopo un periodo di inattività per ritrovare il famoso ritmo partita. Come ha spiegato lo stesso Nole arrivato a Parigi, “la mancanza di match potrebbe essere pericolosa, quindi devo davvero assicurarmi di iniziare la prima partita con una buona intensità e costruire la mia forma man mano che la partita avanza”. È stato buon profeta in questo senso, anche se veri pericoli non ne ha corsi in virtù di un primo set in scioltezza grazie agli errori di Marton, con la vaga eccezione del terzo gioco della partita finale quando un avversario più “tranquillo” avrebbe potuto crearsi e sfruttare l’occasione per un sorpasso almeno momentaneo. Alla fine, due ore di gioco e ostacolo superato significano obiettivo pienamente raggiunto.
IL MATCH – Djokovic scegli di partire al servizio, si fa raggiungere sulla parità con tre gratuiti ma chiude senza problemi. Molto meglio in risposta, subito aggressivo ed è già break, confermato facilmente anche per la gentile collaborazione di Fucsovics, incapace sul 15-30 di organizzare un passante competitivo pur con tempo e spazio a disposizione. Marton muove il punteggio al quarto gioco, chiudendo con un elegante dritto in salto che ci si augura foriero di un innalzamento del livello, finora imbrigliato dalla tensione come sembrano suggerire i gratuiti precoci e la quasi impossibilità di tenere la palla in campo appena viene spostato. E, in effetti, entra timidamente in partita, arrivando ancora alla parità in risposta ma con meriti propri, dopo che il fenomeno di Belgrado ha depositato un imprendibile drop-shot. Fucsovics tiene un altro turno di battuta nel quale strappa applausi con l’inside-in vincente uno scambio da 25 colpi. Anche Nole lo applaude, poi inizia a fare sul serio: tiene il servizio a zero e, ringraziando altri errori ungheresi, brekka nuovamente per il 6-2 in 37 minuti.
La grafica ci mostra la precisione serba quasi impeccabile nel piazzamento della prima battuta, entrata il 77% delle volte. La risposta funziona bene, anche se il servizio di Marton non è il miglior test, dal momento che non è esattamente uno dei più temibili del circuito.
Non sfruttata l’opportunità del 2-0, Novak si ritrova sotto 0-30 e mostra un accenno di disappunto verso il pubblico che rumoreggia speranzoso di vedere una sfida più equilibrata e viene accontentato: slice velenoso del n. 40 ATP , unforced serbo ed è break, immediatamente consolidato da un Fucsovics che ha ormai preso coraggio. La resa in ribattuta di Nole cala vertiginosamente, Marton piazza pure un paio di ace e tiene la testa del parziale; sigilla ancora con un vincente uno scambio lunghissimo, con Dokovic un po’ troppo conservativo di fronte all’altro che muove sì bene la palla ma certo non la spacca. 5-4 e servizio, il momento della verità: Fucsovics non trema, mette subito tre prime, lui bravo, il venti volte campione Slam tutt’altro che perfetto, turno tenuto a zero e si va al terzo.
Adesso c’è partita, il ritmo è salito e Nole libera l’urlo quando tiene il terzo gioco da 0-30. Marton è in trance agonistica, ma di quella che ti fa correre e colpire tutto spiritato senza alcun senso logico; aggiunge un doppio fallo e il break è servito. Se ne rende conto in tempo per non far scappare via l’altro che sbaglia un rigore, sbaglia ancora e restituisce il vantaggio. Non riesce però l’aggancio al sesto gioco, in cui l’ungherese regala l’impossibile davanti a un Djokovic non nei suoi panni migliori sulle palle break. Non è particolarmente cinico neanche sul match point in risposta sul 5-2, ma poi si affida al servizio per chiudere agevolmente. Agli ottavi, giovedì, troverà il vincente tra Adrian Mannarino e Gael Monfils.