Una cosa è certa: al pubblico parigino è mancato il suo torneo indoor. Dopo che l’edizione 2020 si è disputata a porte chiuse, era ragionevole aspettarsi grande (e sonora) partecipazione, ed è proprio quello che è successo nel corso della giornata di ieri, quando nel bene e nel male il Centrale della Accor Arena si è trasformato in un fattore decisivo in almeno uno dei match ivi disputatisi, un trend già visto la scorsa settimana a Vienna. Ma procediamo con ordine.
[Q] H. Gaston b. C. Alcaraz 6-4 7-5
Partiamo all’ultimo match di giornata, conclusosi abbondantemente dopo la mezzanotte, fra il beniamino di casa Hugo Gaston, partito dalle qualificazioni e vincitore di un Carlos Alcaraz inebetito dalla partigianeria francamente inaccettabile degli astanti, che sono arrivati a cantare la Marsigliese durante i cambi di campo; l’iberico era avanti 5-0 nel secondo set ma ha perso 26 degli ultimi 29 punti dell’incontro (inclusi 16 di fila), subendo una rimonta che potrebbe segnarlo nelle prossime uscite. In ogni caso, Gaston è protagonista di un percorso non dissimile da quello dello scorso anno sempre nella Ville Lumière, anche se allora l’exploit arrivò al Roland Garros, dove batté Wawrinka prima di arrendersi in cinque set a Dominic Thiem negli ottavi.
Nel primo set Alcaraz è sembrato inizialmente padrone del campo, portandosi avanti 3-1 con un gran passante bimane in cross, ma Gaston (non certo dispiaciuto per l’ambiente da Coppa Davis, con gli “appassionati” che applaudivano le prime sbagliate dal teenager) si è riportato subito in partita grazie ad un errore, sempre di rovescio, del rivale. Nel game successivo è arrivato il terzo break consecutivo, sempre a favore dell’iberico, ma a quel punto è arrivato il primo blackout di giornata: in svantaggio 2-4, Gaston ha vinto otto dei successivi nove punti, e sul 4-4 ha vinto un game lunghissimo alla quinta palla break con un dritto inside-in che Alcaraz non è riuscito a gestire, girando completamente il parziale. La poca sicurezza dell’iberico si può riassumere in questa serie di smash non chiusi:
Per la verità, dopo questo bislacco interludio Alcaraz aveva dimostrato che il determinismo causale è una cosa complessa ed era sembrato scrollarsi di dosso tutte le problematiche del caso, trovando una splendida smorzata e iniziando a far valere prepotentemente la propria maggior cilindrata, portandosi rapidamente sul 5-0 30-30 sul servizio Gaston, a due punti dal terzo set.
E proprio in quel frangente si è verificato il patatrac: improvvisamente gli slice e le palle corte del transalpino hanno iniziato nuovamente ad incidere, mentre dagli spalti gli “Hugo! Hugo!” si facevano sempre più assordanti. Alcaraz ha completamente perso il filo del discorso, regalando uno dei due break con una seconda tirata a tutta potenza in rete, e si è sciolto del tutto chiudendo il set con appena quattro punti vinti a rete su quindici e sei soli vincenti, ammassando errori man mano che il rivale si faceva sempre più vicino. E più Gaston rimontava e più vocalmente scorretto il pubblico diventava, applaudendo sempre più veementemente le prime sbagliate dall’iberico che ha quindi concesso anche il secondo break, stavolta a zero, e poi il terzo, ancora senza vincere un punto, abbandonando la partita ed il torneo dopo aver affondato il volto nell’asciugamano, giustamente scioccato dalle bassezze dello sciovinismo.
Piuttosto probabile che la rivincita possa aver luogo già la prossima settimana, visto che Gaston è diventato ufficialmente l’ottavo e ultimo giocatore a qualificarsi per le Intesa Sanpaolo Next Gen Finals di Milano (dove Alcaraz sarà la prima testa di serie) grazie al forfait di Jannik Sinner.
[4] A. Zverev b. [16] G. Dimitrov 7-6(4) 6-7(3) 6-3
Partita di livello davvero alto quella fra Alexander Zverev e Grigor Dimitrov, incrocio limitato all’ottavo di un 1000 dalla neghittosità di quest’ultimo, capace di vincere un punto in più del rivale ma comunque sconfitto dopo due ore e tre quarti. Alla fine hanno prevalso la freschezza atletica e la maggior potenza di Zverev, che ha infilato 17 ace e 37 vincenti pur tradendo una certa mancanza di iniziativa per larghi tratti.
Nel primo set Zverev è apparso decisamente più in controllo, pur mancando una situazione di 0-40 nel terzo gioco. Il break era però questione di tempo (il teutonico stava concedendo le briciole nei suoi turni), ed è infatti arrivato sul 3-3, quando si è procurato altre due opportunità su un errore di dritto di Grisha, stavolta passando grazie ad un gran passante di dritto stretto condito dal “come on” belluino. Al momento di chiudere il set, però, Zverev non è riuscito a vincere punti diretti, e, con il pubblico tutto dalla parte del rivale, ha scelto traiettorie conservative che hanno demandato l’iniziativa nello scambio, finendo passato dal rovescio del bulgaro prima di perdere uno scambio lungo sulla diagonale sinistra. Al tie-break è però riuscito a ritrovare nerbo, vincendo quattro punti di fila per il 6-2 prima di chiudere al terzo set point, procedendo poi a provocare il pubblico dell’Accor Arena.
Il secondo parziale è stato decisamente più segnato dai servizi, risultando parco di chance. Dimitrov, in particolare, ha messo in campo addirittura 33 prime su 36, convertendone l’82%. Mancata una palla break sul 4-4, però, Grisha si è trovato con le spalle al muro, concedendo due match point sul 5-6. Esteta nel cuore, il campione delle Finals 2017 li ha salvati a rete (volée in allungo di dritto e schiaffo al volo dopo una buona botta esterna), allungando il parziale nuovamente al tie-break: stavolta è stato lui a prevalere, e molto nettamente, portandosi sul 5-0 in un attimo (con il pubblico che ha applaudito una prima fallita da Zverev) e chiudendo sul 7-3.
Nel terzo, però, il deficit di killer instinct di Dimitrov è riemerso in tutta la sua debilitante portata: nei primi sei game sembrava fluttuare sul campo, perdendo solo due punti al servizio e procurandosi ben sei palle break, senza però sfruttarne nessuna. Le prime tre sono arrivate sull’1-0, ma anche un po’ di sfortuna l’ha colpito, in particolare sulla terza: dopo aver giocato una bella smorzata, ha messo lungo di un niente il passante appoggiato di dritto, tenendo in partita l’avversario. Sul 3-2, si è addirittura portato avanti 0-40, ma Zverev si è salvato molto bene a rete e poi con il servizio. Perso il treno, Dimitrov ha perso gli ultimi tre game, senza più riuscire ad incidere al servizio contro uno Zverev più propositivo e freddo; al prossimo turno lo aspetta Casper Ruud.
[2] D. Medvedev b. S. Korda 4-6 6-1 6-3
Successo non semplice anche per il campione dello US Open Daniil Medvedev, che ha dovuto rimontare un set di svantaggio ad un eccellente Sebastian Korda, prevalendo in un’ora e 49 minuti. Per la verità il vantaggio del classe 2000 è stato circostanziale e dettato da un unico passaggio a vuoto di un Medvedev incapace di sfruttare le diverse chance avute a propria disposizione ad inizio partita, ma ciò non toglie che un giocatore dalla facilità propriocettiva di Korda sia destinato a fare grandi cose, anche perché la cattiveria agonistica messa in dubbio da molti, scettici in virtù di un atteggiamento alle volte un po’ placido, ha iniziato ad emergere durante questa settimana parigina.
Nel primo parziale Medvedev ha pagato una scarsa efficienza (solo quattro vincenti contro nove non forzati) e un po’ di passività, e questi aspetti sono emersi sulle palle break: portatosi 30-40 nel quarto gioco, non è riuscito a mettere in campo la risposta di dritto pur rispondendo da lontano (come da costume), e quando sul 3-2 in suo favore si è procurato tre chance consecutive ha sempre lasciato il pallino del gioco al giovane rivale, che sulle ali di alcuni buoni servizi (il passaggio dalla platform alla pinpoint stance sembra stare funzionando per Korda) non ha avuto problemi a mettere i piedi in campo e pareggiare.
Il corollario è stata la poca sicurezza di Medvedev nel gestire il primo momento di difficoltà, occorso sul 4-4: avanti 40-15, ha giocato una malaccorta palla corta e commesso un errore di dritto, trovandosi a dover annullare una palla break in seguito ad un doppio fallo. In quella circostanza ha trovato un bel servizio centrale, ma quando Korda si è procurato una seconda chance ha cercato un altrettanto nefasto serve-and-volley, finendo passato dal dritto in scivolata del suo avversario, che non ha avuto ambasce a chiudere il set.
La reazione del russo è stata tuttavia rabbiosa: nel secondo si è subito portato avanti 3-0, vincendo 16 punti su 20 con la prima e concedendo soli tre vincenti al rivale a fronte di 12 unforced – le cifre di un parziale dominato. La partita si è dunque decisa al terzo, in cui Medvedev si è portato sul 3-2 e servizio con il colpo più bello della partita, un passante di dritto in corsa (flessione dolcissima del polso che gli ha consentito di spingere la sfera quel tanto che basta oltre la rete) che ha suscitato un’esultanza decisamente fuori personaggio per lui in quella che è la sua seconda patria:
Preso l’abbrivio (e divertito dalla lunga ola del Centrale, applaudita da entrambi i giocatori), Medvedev ha conquistato anche il secondo break, ma come nel match contro Ivashka ha esitato al momento di chiudere, smarrendo parte del vantaggio. Non particolarmente turbato, ha di nuovo strappato il servizio al figlio d’arte (che di sua arte ne ha, e tanta), accedendo ai quarti. Se l’atmosfera durante questo match è stata decisamente euforica, quella dell’incontro con un altro classe 2000, Hugo Gaston, sarà probabilmente piuttosto diversa.