[2] D. Medvedev b. [4] A. Zverev 6-2 6-2
Daniil Medvedev gioca una partita pressoché perfetta e vola per la seconda volta consecutiva in finale al Rolex Paris Masters, dove cercherà di bissare il titolo ottenuto nel 2020. Allora l’ultimo avversario sconfitto sulla strada verso il trofeo fu lo stesso Alexander Zverev costretto anche oggi a cedere il passo sotto i tetti di Parigi. Il tedesco ha provato a giocare in maniera molto aggressiva, tenendo i piedi inchiodati alla linea di fondo e spingendo a tutta con dritto, rovescio e servizio. Teoricamente è la strategia di gioco che molti auspicano per Sascha, spesso accusato di essere troppo attendista per le proprie potenzialità, ma oggi nell’eterna sfida tra la lancia perfetta e lo scudo perfetto ha vinto quest’ultimo.
Medvedev ha commesso meno di dieci errori non forzati in tutto l’incontro contro gli oltre trenta di Zverev, mantenendo dall’inizio alla fine un ritmo e una profondità veramente impressionanti. Il russo ha strappato due volte il servizio all’avversario, nonostante questo viaggiasse vicino all’80% di prime in campo, il che ha certamente avuto l’effetto di incrinare le certezze del tedesco fino al definitivo crollo da metà del secondo set in poi. Per Medvedev sarà la ventunesima finale in carriera (13-7 il bilancio), la sesta in un Masters 1000. A questo livello il russo ha vinto quattro volte a fronte di una sola sconfitta, nella prima finale “1000” a Montreal 2019 contro Rafael Nadal. Da allora Daniil, che è in striscia positiva da quattro finali, ha perso solo altre due volte su undici finali disputate e non due a caso: ancora contro Nadal allo US Open e contro Novak Djokovic all’Australian Open.
Proprio il serbo sarà il suo avversario in finale a Bercy. Saranno dunque i primi due giocatori del mondo a giocarsi l’ultimo 1000 della stagione, una gradita novità per il torneo di Bercy spesso martoriato da forfait illustri. Quello di domenica sarà il terzo incrocio stagionale tra i due, nonché una sorta di “bella” dopo le finali Slam di Melbourne (vinta da Nole) e di New York (vinta dal russo). In generale il tabellino degli scontri diretti riporta un bilancio di 5-4 in favore del serbo.
IL MATCH – Nonostante un game di sole prime e due ace, Zverev ha bisogno dei vantaggi per tenere il primo turno di servizio dell’incontro. Sul 2-1 però è lui il primo ad ottenere palla break, ben due consecutive, grazie ad una buona pressione da fondo. Medvedev però gioca in maniera ordinata, si salva e nel game successivo si procura a sua volta una chance, sulla quale accoglie benevolmente il maldestro tentativo di serve&volley di Sascha. Il tedesco prova a rifarsi subito sotto con un gran passante di rovescio e un drittone vincente che gli valgono una palla dell’immediato controbreak, ma inesorabile arriva l’ace di Medvedev a cancellarla.
Ad ogni modo Zverev si mantiene vicino alla linea di fondo molto più di quanto non sia abituato a fare di solito: l’intento è evidentemente quello di spingere per tentare di far breccia nel muro dell’avversario. Medvedev dal canto suo però ha impostato la solita velocità di crociera molto alta e difficilmente aggredibile, il che porta Sascha a prendersi molti rischi e – di conseguenza – a sbagliare di più. Il livello degli scambi è molto alto, ma Medvedev sembra trovarsi del tutto a proprio agio. Nonostante il 78% di prime in campo, Zverev si ritrova invischiato nella rete del russo e subisce un altro break, che apre la strada verso il 6-2 in favore del russo.
Nel secondo set lo spartito non cambia: Zverev spinge e sta vicino alla riga di fondo, ma Medvedev dà la desolante (per l’avversario) sensazione di poter davvero rimanere a palleggiare a qualunque ritmo fino a domani. Oltre a ribattere colpo su colpo con grande profondità, occasionalmente il russo pesca un paio di vincenti davvero mortificanti. Il break arriva già nel terzo game sull’ennesima incertezza a rete di Sascha, il quale sfoga tutta la sua frustrazione sfasciando la racchetta sul cemento del centrale. Il colpo stavolta fa sentire e gli errori del tedesco si moltiplicano: ora non arrivano solo per il tentativo di cercare il vincente, ma anche su colpi di ordinaria amministrazione. Dall’altra parte della rete invece di sbagliare non se ne parla neanche e allora arriva anche un secondo break, ancora sigillato da una pessima volée di Zverev. Il colpo psicologico stavolta è definitivo per il tedesco: finisce 6-2 6-2 in un’ora e venti di gioco.