Ennesimo record per Novak Djokovic, che batte un eccellente Hubert Hurkacz per 3-6 6-0 7-6(5) nella semifinale del Rolex Paris Masters e si assicura il titolo di numero uno di fine anno per la settima volta in carriera, un record per il tennis maschile nell’Era Open: Pete Sampras si era fermato a sei volte, nel suo caso consecutive. Djokovic era già sicuro di finire il 2021 in cima al ranking in virtù delle modifiche apportate dall’ATP durante la pandemia, ma con di finire l’anno con più punti di tutti, risultato raggiunto con questo successo. Hurkacz ha giocato un grande terzo set, rimontando da 2-4 e salvando un match point sul 4-5, ma si è dovuto arrendere al fotofinish, subendo la terza sconfitta in altrettanti confronti diretti; non esce tuttavia ridimensionato da questo match, ben lungi: alle Nitto ATP Finals di Torino saranno in pochi a volerlo affrontare.
Per Djokovic è la finale N.123 in carriera, la N.54 in un Masters 1000 (36 titoli, top assoluto a pari merito con Nadal). Sarebbe inoltre la settima dell’anno (quattro titoli), la seconda in un 1000 dopo quella persa a Roma con Nadal. Per quanto riguarda il torneo di Bercy, si tratta della settima finale: ha vinto il titolo cinque volte (record del torneo), compresa l’ultima partecipazione nel 2019.
PRIMO SET
Seconda semifinale 1000 per Hurkacz dopo quella di Miami (dove vinse il titolo battendo Sinner in finale); ricordiamo che il polacco ha festeggiato ieri la qualificazione per le Nitto ATP Finals di Torino in virtù del successo riportato contro James Duckworth in un incontro in cui Hubi ha tradito tutta la comprensibile tensione del momento. C’era pertanto grande interesse sull’Hurkacz che si sarebbe visto in campo oggi: avrebbe avuto la meglio l’appagamento per il grande traguardo raggiunto o la libertà di colpire liberamente una volta svanite tutte le pressioni che avevano accompagnato queste ultime settimane?
Il polacco ha cercato di tenere grande profondità, mentre Djokovic ha variato il più possibile per non dargli ritmo, utilizzando lo slice e la palla corta fin da subito. Già nel terzo game, Hubi si è trovato in difficoltà con un doppio fallo ed un errore di rovescio ma è riuscito a reagire, solo per trovarsi nella medesima situazione nel turno successivo. Il polacco ha cercato di stare molto vicino al campo, e questo l’ha portato a soffrire la profondità delle risposte di Djokovic e ad osare tantissimo sia con la seconda che con il rovescio lungolinea – lasciare l’iniziativa all’avversario sarebbe stato fatale. La grafica conferma l’eye test:
Djokovic però non è stato precisissimo, almeno all’inizio: dopo un errore sul 2-2 15-30, il numero uno del mondo ha iniziato a mostrare un po’ di nervosismo, lamentandosi a gran voce in più di una circostanza. Sul 3-4, è stato quindi il suo turno di trovarsi ad inseguire, sul 15-30, a causa di due errori di dritto in cross. Nole ha reagito con un ace, ma ha poi commesso un doppio fallo che ha regalato ad Hubi la prima palla break dell’incontro. Il polacco l’ha sfruttata splendidamente, mettendo due dritti sulla riga e prendendo la rete. Djokovic, da passatore esperto, l’ha obbligato a giocare una non semplice demi-volée, ma al momento di avanzare ha optato per un bizzarro lob che gli è rimasto sulla racchetta, permettendo a Hurkacz di breakkare con una volée alta di rovescio in sicurezza.
In svantaggio, Djokovic ha trovato due grandissime risposte (una su una violenta botta ad uscire) e si è portato a palla break quando Hurkacz ha messo lungo un lob, ma è stato nuovamente tradito da un’insolita incertezza: al momento di mettere a segno il passante che l’avrebbe riportato in partita (dopo una pessima smorzata di Hubi) ha messo il fidato rovescio in rete, concedendo il set dopo 32 minuti.
Curiosamente, Hurkacz ha vinto solo quattro punti in più rispetto all’avversario, una sorpresa per un set finito 6-3. La differenza l’ha fatta la sua capacità di vincere qualche punto rapido in più: 18-14 negli scambi sotto i quattro colpi, con cinque ace, diversi servizi vincenti e 83% di punti vinti con la prima con una distribuzione molto equa fra servizi esterni e al centro.
SECONDO SET
Senza perdere tempo, Djokovic ha deciso puntare molto più di frequente il dritto di Hurkacz, il quale ha puntualmente iniziato a commettere qualche errore di troppo con il colpo che generalmente lo tradisce di più. Il settimo seed ha concesso il break nel secondo gioco mettendone uno in rete ed uno lungo contro un Djokovic determinato a tenere la sfera in gioco: 20 punti su 36 giocati nel set sono andati sopra i quattro colpi, con un parziale di 15-5 per Nole. E a proposito di quei punti rapidi vinti da Hurkacz al servizio: nel primo set 20 punti su 32 giocati sul servizio del polacco si erano chiusi rapidamente (Hubi ne aveva vinti 16), mentre nel secondo sono stati solo sette su diciannove.
Quasi a secco con il servizio, Hurkacz ha rischiato di sbandare ulteriormente, trovandosi 0-3 15-40 al termine di un lungo scambio chiuso da un ulteriore errore di dritto; è inizialmente riuscito a salvarsi trovando anche il primo e unico ace del set, ma a quel punto Djokovic ha messo a segno un lob difensivo di precisione robotica nell’angolo sinistro dell’avversario, girando lo scambio e portandosi nuovamente a palla break:
Stavolta l’ha sfruttata sull’ennesimo unforced di dritto del rivale, progressivamente più in difficoltà negli spostamenti laterali. Hurkacz è sceso ulteriormente di livello, arrivando in doppia cifra con gli errori di dritto, e così per Djokovic è stato semplice infornare il bagel e portare la partita al terzo.
TERZO SET
Proprio quando il piano inclinato della partita sembrava pendere definitivamente dalla parte del cinque volte campione di Bercy, il nervosismo del primo set ha ricominciato ad affiorare: nel primo game, Djokovic si è trovato 0-30 con un doppio fallo; portatosi avanti 40-30, si è rivolto in maniera eufemisticamente accesa ad un raccattapalle a suo dire troppo lento nel porgergli le palline; si è quindi trovato a salvare palla break dopo due errori di dritto, ma si è infine ricomposto trovando botta esterna e schiaffo di dritto. Montagne russe del tutto inspiegabili e ingiustificate sia dall’inerzia dell’incontro che dal rendimento dell’avversario, ridotto quasi a spettatore dal miasma interiore di Nole.
E che Hurkacz non fosse al centro delle preoccupazioni del numero uno al mondo lo dimostrano le difficoltà patite subito dopo, quando Djokovic si è portato a palla break su un errore di rovescio del polacco, un po’ esitante ma infine efficace nel salvarsi a rete con una volée in contropiede di rovescio che ha causato una brutta caduta di Nole, molto pronto a gettare via la racchetta per non rischiare infortuni peggiori.
In quella circostanza Hubi è riuscito a rimanere a galla, applicando un cerottino per le vesciche ad un’emorragia interna di sette game, ma nel turno successivo si è trovato in svantaggio 15-30 con un doppio fallo. Djokovic è stato un po’ fortunato, trovando un nastro imparabile ed un pallonetto che ha scheggiato la riga di fondo, guadagnandosi due palle break per allungare. Sulla prima ha cercato un altro lob, stavolta lungo, mentre sulla seconda sembrava pronto ad avventarsi su un altro colpo deviato dal nastro solo per mandare largo lo slice.
Se n’è però procurata una terza con un classico punto vinto in manovra, alternando gli angoli mentre Hurkacz annaspava senza riuscire a fare null’altro che ributtare la pallina di là, ma il polacco ha giocato un punto molto coraggioso, anticipando il rovescio lungolinea prima di mettere a segno il vincente di dritto dal centro. Djokovic ha trovato allora un ottimo cambio di direzione in spaccata sull’attacco di rovescio in contropiede dell’avversario, e stavolta il break è arrivato, e con il punto esclamativo di uno scambio dai mille cambi d’inerzia – Djokovic ha giocato un cambio di dritto lungolinea apparentemente risolutivo, ma Hurkacz è riuscito a ribaltare lo scambio con il rovescio lungolinea solo per trovarsi costretto ad accorciare sul recupero rasonastro di dritto del serbo, il quale non ha avuto problemi a chiudere in avanzamento. Qui il punto:
A prescindere dall’esito finale dello scambio, però, era evidente che il livello di Hurkacz fosse risalito, come testimoniato dai 20 vincenti messi a segno contro i 3 del set precedente, e infatti le opportunità sono arrivate: avanti 4-2, Djokovic ha commesso un errore di dritto e un doppio fallo, offrendo due palle break, e Hubi, sospinto dal pubblico, ha trovato un bel recupero in chop che gli ha dato lo spazio e il tempo per infilare un poderoso dritto lungolinea, riaprendo la partita. Ringalluzzito, Hubi ha ricominciato a trovare i punti gratuiti che gli hanno permesso di cavarsi da un game potenzialmente complicato, impattando sul 4-4.
Djokovic è stato però bravo ad affidarsi a sua volta alla battuta, tenendo rapidamente e obbligando l’avversario a servire per rimanere nel match: avanti 30-15, Hurkacz ha sbagliato scelta optando per la palla corta su cui Djokovic si è avventato portandosi a due punti dalla vittoria, arrivando a match point al termine di un altro scambio agonico da 25 colpi in cui Hubi ha preso tutto ma si è dovuto arrendere alle accelerazioni controllate del rivale. Il polacco è stato però molto coraggioso a cercare tanti lungolinea per obbligare Djokovic ad un passante difficile e sbagliato, ed è stato anche un pochino fortunato quando Nole ha sbagliato una risposta sulla sua seconda, raggiungendolo sul 5-5.
La partita è quindi arrivata al tie-break decisivo senza troppi scossoni. Djokovic sembrava pronto a prendersi il mini-break, ma dopo un altro gambetto fantastico ha messo lungo un approccio, allargando le braccia sconsolato, e Hurkacz si è così portato in vantaggio 2-1 con un ace. Il polacco ha colpito per primo, giocando un bell’attacco in controtempo sulla diagonale di sinistra, smashando per il 3-2 e servizio; sfortunatamente per lui, ha immediatamente steccato un dritto in uscita dal servizio, restituendo il mini-break. Arrivati al 5-5, è stato Hurkacz il primo a sbagliare, mettendo in rete un dritto che ha offerto a Djokovic il secondo match point.