Articolo a cura di Marco Lorenzoni
Nella terza puntata della rubrica “chi l’ha visto?” parliamo di Jared Donaldson. Il tennista originario di Providence, Rhode Island, non gioca una partita dalla sconfitta patita contro Andrey Rublev nelle qualificazioni del Miami Open nel 2019. A differenza di altri colleghi che sono spariti dal tennis che conta gareggiando ogni settimana, Jared è stato costretto a prendere una lunga pausa dai campi a causa di una tendinosi cronica al ginocchio destro. L’inizio del calvario è iniziato a Wimbledon 2018 quando durante un allenamento prima del suo match di primo turno contro Malek Jaziri ha cominciato ad avvertire un dolore al ginocchio destro. Il dolore lo ha accompagnato durante tutto il torneo di Wimbledon e costretto a rinunciare qualche mese più tardi allo US Open. Donaldson inizialmente ha optato per un trattamento conservativo per evitare i rischi di un’operazione, ma dopo esser tornato in campo a febbraio 2019 a Delray Beach ha capito che non poteva continuare a giocare a livelli così alti con quel dolore. In questo modo l’operazione si è rivelata necessaria. Il suo obbiettivo era quello di tornare in campo verso l’inizio del 2020 ma ogni volta che aumentava i carichi di lavoro il dolore tornava a farsi sentire. Nemmeno un nuovo intervento chirurgico è riuscito a risolvere i problemi del giovane tennista americano che, conscio del fatto che probabilmente non sarà mai in grado di competere ai massimi livelli senza sentire dolore, si è iscritto all’università di Berkeley, California. Una scelta sicuramente difficile da fare per l’ex numero 48 del mondo che, nonostante non usi ufficialmente la parola ‘ritiro’, sta cercando di accettare il fatto che un ritorno ai massimi livelli ad oggi pare una chimera.
STILE DI GIOCO ATIPICO
La storia tennistica di Donaldson è piuttosto particolare e se ne può capire il motivo anche solo osservando il suo stile di gioco. Fin da quando Donaldson comincia ad affacciarsi nel tennis che conta, attorno al 2016, viene subito considerato una delle promesse del tennis americano assieme a altri colleghi come i coetanei Taylor Fritz e Frances Tiafoe. Jared è un tennista atipico, soprattutto per la generazione di nuovi tennisti a stelle e strisce che stanno emergendo dal momento che ha nel servizio il suo colpo debole e nella risposta il suo colpo migliore. Proprio a causa di un gioco all’apparenza poco scintillante e nessun prestigioso titolo vinto da junior, il nativo del Rhode Island non riceve l’attenzione mediatica di altri esponenti della Next Gen. il pubblico rimane più impresso dalle accelerazioni fulminanti di Tiafoe, dal potente servizio di Fritz o dalla velocità di braccio di Shapovalov. Tutti considerati predestinati e pronti, un giorno, a rompere l’egemonia dI Nadal, Djokovic, Federer.
Il gioco di Jared è piu “ragionato”, non gli piace chiudere i punti in due colpi ma cerca sempre di costruirsi il punto. Per essere un giocatore parte di una generazione che tende a “pensare” poco sul campo e a cercare il vincente a ripetizione si può dire che è abbastanza “vintage”. Riguardo a questo è molto interessante ciò che Toni Nadal ha sottolineato recentemente durante il podcast “tres iguales”. “Ormai il tennis è diventato uno sport di velocità più che uno sport di strategia. Nei primi anni di carriera Rafa si trovava ad affrontare giocatori che lottavano su ogni palla e ti permettevano di giocare lunghi scambi” ha affermato lo zio di Rafa “ora la strada è cercare di colpire il più forte possibile” ha aggiunto Toni con un pizzico di malinconia.
IMPARANDO L’ARTE DEL TOP SPIN
La ragione per cui Donaldson ama costruire il punto viene dal fatto che quando aveva quindici anni ha vissuto per ben due anni e mezzo in Argentina per imparare a giocare sulla terra battuta. L’idea di andare in Sud America è venuta a suo padre Courtney, un proprietario di un’azienda edile nel Rhode Island. Nonostante Courtney Donaldson non fosse un esperto di tennis quando si è reso conto che suo figlio aveva talento ha cominciato ad analizzare da vicino il gioco di Jared rendendosi conto che i suoi fendenti piatti avevano molto successo sui campi indoor in cui Jared giocava la maggior parte dell’anno. Però i grandi giocatori che Courtney ammirava in televisione colpivano con top spin e eccellevano nel gioco di gambe. Così riuscivano ad avere successo sui campi in terra battuta lontano dagli Stati Uniti, condizione necessaria per avere una grande carriera. Così il padre di Jared decise che suo figlio avrebbe imparato a giocare sul mattone tritato. La scelta era se andare in Spagna o in Argentina. Alla fine decisero di far giocare Jared in Argentina, sia per il clima più mite, sia perché un suo amico lo mise in contatto con Pablo Bianchi, ex giocatore e in quel momento allenatore in Argentina di giovani promesse. All’inizio Donaldson sarebbe dovuto stare per soli tre mesi ma alla fine è rimasto per quasi tre anni motivato sia dai miglioramenti che stava facendo, sia dai giocatori attorno a lui. “La cosa migliore era che allenandomi con giocatori che erano già professionisti come Schwartzman, Pella, Zeballos, potevo vedere con i miei occhi cosa dovevo fare per arrivare un giorno a quel livello” ha detto Jared in un’intervista al sito dell’Atp nel 2018. La famiglia di Jared durante la permanenza a Buenos Aires affittò un piccolo appartamento nel quartiere ‘Nunez” di Buenos Aires mentre il giovane si allenava due volte al giorno e finiva il liceo online. Tornava negli Stati Uniti per brevi periodi in primavera e in estate per poi tornare in Argentina per continuare a perfezionare il suo stile di gioco.
PECCATI DI GIOVENTÙ
Verso la fine della sua esperienza in argentina Donaldson pensava, dopo anni di fatica e sacrifici, di avere il livello necessario per spiccare il volo e vincere tornei a livello giovanile. Dopo alcuni ottimi risultati a livello futures che gli valsero i primi punti Atp il giovane del Rhode Island andò a giocare uno dei più importanti tornei ITF Under 18, l’Eddie Herr. Nonostante le grandi aspettative Donaldson perse al secondo turno e all’Orange Bowl del 2012 la sua corsa fu fermata immediatamente al primo turno da uno dei giocatori più talentuosi a livello junior, Christian Garin. Quel torneo fu curiosamente vinto da Laslo Djere che aveva eliminato durante la sua corsa verso il prestigioso trofeo la testa di serie numero 1 Gianluigi Quinzi. Curioso come un giovane Alexander Zverev durante quel torneo venne eliminato al secondo turno da Frederico Ferreira Silva, tennista portoghese che ha raggiunto come massimo la posizione numero 168 del ranking ATP. Queste due sconfitte portarono il giovane sedicenne a considerare seriamente l’idea del ritiro dal tennis. Ma dopo due mesi gli mancava l’adrenalina della competizione e così tornò a giocare e a ottenere nuovamente risultati importanti.
Una volta tornato dall’Argentina si trasferì in California con l’intenzione di migliorare il suo colpo debole, il servizio. Niente di meglio che andare da Taylor Dent, ex numero 21 del mondo e famoso per il suo potente servizio, e suo padre Phil. Non appena Phil vide Jared effettuare un servizio scosse la testa “dobbiamo cambiare il movimento completamente “disse a Courtney e Jared Donaldson. Così il giovane del Rhode Island si trasferì a Irvine, California e lentamente migliorò la sua battuta.
Nonostante i tanti tentativi però, durante la sua breve carriera non è mai riuscito a rendere il servizio un colpo veramente incisivo. La pausa forzata di otto mesi tra l’estate 2018 e febbraio 2019 per i problemi al ginocchio destro parevano avergli dato tempo per sistemare questo colpo. “La cosa positiva è che almeno ho avuto tempo di sistemare il mio servizio senza avere la pressione di vincere o perdere una partita” ha detto durante un’intervista con il sito dell’ATP prima del ritorno alle competizioni nel torneo di Delray Beach nel 2019. Purtroppo però non ha potuto mostrare i miglioramenti fatti dal momento che qualche settimana seguente, a Miami avrebbe giocato quella che, a oggi, è la sua ultima partita ufficiale nel tour.
A pagina 2, la scalata verso la Top 50 e l’infortunio