Daniil Medvedev inizia nel migliore dei modi la difesa del titolo alle Nitto ATP Finals rimontando l’esordiente Hubert Hurkacz con il punteggio di 6-7(5) 6-3 6-4 in due ore di gioco. Neanche una palla break concessa dal russo, che vince l’83% con la prima e il 63% con la seconda e commette solo 8 errori non forzati a fronte di 32 vincenti. Qualche rimostranza tuttavia da parte sua all’indirizzo degli organizzatori, accusati di aver organizzato male i ball boys e le ball girls, a suo dire troppo lenti a portare le palline durante il tie-break del set d’apertura.
“Il campo è velocissimo, credo che il pubblico si sarebbe divertito di più con condizioni più lente”, ha detto il vincitore. “Giocare qui è piuttosto difficile, appena colpisci un buon colpo il punto è tuo, non c’è molta tattica, ho solo cercato di fare tutto un po’ meglio. L’unico momento in cui sono riuscito ad interagire con il pubblico è stato quando ho colpito quel passante di rovescio in corsa nel terzo set. Per fortuna sono veloce a muovermi lateralmente, perché sui 100 metri ci sono tanti tennisti molto più bravi di me!”
I PRECEDENTI
Le due partite giocate quest’anno erano state davvero combattuti: a Wimbledon Medvedev si era portato avanti per due set a uno prima della sospensione, e il giorno successivo si era presentato in versione inspiegabilmente fiacca, cedendo subito il servizio (nei primi tre set non era mai successo) e lasciando andare anche il quinto senza colpo ferire, venendo eliminato pur vincendo cinque punti in più rispetto all’avversario; a posteriori, senza quell’interruzione Hurkacz non sarebbe andato a Torino. A Toronto, invece, è stato Hubi a farsi rimontare, perdendo 2-6 7-6(6) 7-6(5) pur vincendo dieci punti in più rispetto all’avversario e senza mai perdere la battuta.
Era dunque lecito attendersi una partita decisa su pochi punti fra avversari che hanno diverse cose in comune, a partire da una eccellente mobilità in relazione alla statura e colpi piatti e profondi che con il rimbalzo basso dell’indoor possono mandare fuori giri chiunque. Entrambi sono inoltre reduci da una ottima prestazione al Rolex Paris Masters, dove sono caduti solo al cospetto di Djokovic, e solo in tre set dopo aver vinto il primo (Hurkacz in semi, Medvedev in finale).
PRIMO SET
Hurkacz ha iniziato con otto prime in campo e sette punti di fila al servizio, mentre il russo è sembrato un filino circospetto nello scambio, lasciando al rivale la pressoché totale padronanza dei lungolinea e quindi dell’iniziativa, ma ha a sua volta sfruttato i suoi quasi due metri per rintuzzarne gli attacchi. Nel terzo game il vincitore di Miami si è inceppato per un attimo, sparando lungo uno schiaffo al volo di dritto per il 40-40, ma è stato nuovamente bravo a osare per primo sulla diagonale di sinistra, sebbene gli scambi fra i due a volte rammentino una telefonata di coppia in cui nessuno vuole riappendere per primo (soprattutto a inizio partita).
In generale, le condizioni sono sicuramente più rapide rispetto a quelle di Bercy, ed i due hanno così potuto sfruttare i rispettivi servizi per raggranellare punti rapidi: nei primi cinque giochi solo sei punti su 27 hanno superato i quattro colpi, anche complice una percentuale di prime in campo estremamente alta pure per Daniil (29/37 con l’83% di conversione, un dato decisamente sopra media per un giocatore abituato a mettere solo il 60,2% di prime in campo, l’ottantunesimo miglior dato del circuito per il sito dell’ATP). L’iniziativa ha continuato a rimanere in mano ad Hurkacz, sceso spesso a rete (13 volte con ben 11 punti) probabilmente sulle ali ispiratrici della tattica utilizzata da Djokovic nella finale di Bercy per esporre i limiti della posizione telonica di Daniil in risposta. Il polacco potrebbe tranquillamente essere il miglior volleatore del lotto, e qui ne ha dato un saggio:
Le occasioni sono state poche, e i break point nessuno: sul 3-3, Medvedev ha vinto uno scambio da 28 colpi in cui Hurkacz si è messo a giocare diversi chop di dritto (colpo che spesso lo rende un po’ passivo) prima di essere trafitto da un dritto in contropiede; Hubi ha però trovato altre due prime corpose per rimanere avanti. In vantaggio 5-4, Hurkacz ha continuato a rischiare un pochino di più, arrivando a due punti dal set con un paio di ottimi rovesci lungolinea. Medvedev è stato però coraggiosissimo, piazzando la seconda in kick sulla riga e controllando lo scambio per il 30-30 prima di chiudere il game.
A costo di risultare ripetitivi, però, il servizio di Hurkacz è rimasto caldo come una stufa, soprattutto quello esterno, impedendo al più quotato avversario di creare alcunché in risposta. Il parziale si è dunque protratto fino al tie-break: Hurkacz si è portato sul 2-0 con il punto più bello della partita, contenendo le accelerazioni di Medvedev e recuperando su un’ottima palla corta, mostrando ancora una volta eccellenti riflessi a rete prima di chiudere in bello stile. Il russo è allora entrato in modalità coriacea, allungando lo scambio fino all’errore di dritto del polacco che gli è valso il 2-3, solo per perdere un altro punto in virtù del gioco di volo di Hubi, il quale ha trovato una risposta centrale e profonda per un’altra volée vincente che gli è valsa il 5-2 e servizio.
Costretto a dover annullare quattro set point, Medvedev ha salvato il primo con una risposta fra le stringhe del rivale, e ne ha cancellate altre due con dei servizi vincenti. Trovatosi di nuovo a servire per chiudere il set, Hurkacz ha messo la prima lunga di un millimetro, ma ha poi trovato un rovescio lungolinea sul cui passante di dritto di Medvedev è finito appena largo, dando il set a Hubi dopo 50 minuti.
SECONDO SET
Perso il primo, Medvedev è partito molto più agguerrito, anche perché irritato dal posizionamento dei raccattapalle, cosa che l’ha portato a rimarcare al giudice di sedia Bernardes che “siamo al Master, non ad un Challenger; questa è colpa degli organizzatori”. Daniil è però stato bravo a traslare quest’aggressività in campo, soprattutto in un game in cui il suo avversario non ha trovato tante prime. Rispondendo aggressivo (e più vicino al campo), ha portato Hurkacz a rimanere dietro (solo tre discese a rete nel parziale) e a commettere due errori da fondo per le prime palle break dell’incontro: Hubi ha salvato la prima con un ace al centro, ma sulla seconda Medvedev l’ha colto di sorpresa con il rovescio lungolinea, dando al russo il 2-0.
Hurkacz è riuscito a portarsi sul 40-40 in risposta nel quinto gioco (era la prima volta che si andava ai vantaggi), ma Medvedev ha infilato un gran vincente di dritto dal centro in uscita dal servizio e ha allungato sul 4-1. Quello è stato l’unico sussulto del parziale: il campione dello US Open ha perso appena sette punti alla battuta (solo uno sulla seconda) e ha tenuto gli ultimi due turni, allungando l’incontro. Non che Hurkacz non abbia provato a rendergli la vita difficile, aprendo l’ultimo game con due grandi risposte, ma sulla seconda il riflesso del russo in uscita dal servizio è stato ai limiti del felino, portando Hubi a tentare e fallire un’affrettata palla corta. Medvedev non ha sfruttato i primi due set point, commettendo un doppio fallo sul secondo, ma ha trovato un servizio vincente e un dritto dal centro per chiudere.
TERZO SET
Durante il parziale, Tennis TV ha mostrato una grafica poco promettente per il buon Hubi, mostrando la percentuale di deciding sets vinti in stagione dagli otto partecipanti:
In effetti gli scongiuri erano d’uopo, anche perché nei due confronti precedenti il vincitore del primo set non aveva mai portato a casa l’incontro. Medvedev ha continuato a non dare punti di riferimento all’avversario con la sua posizione in risposta, e così Hurkacz ha perso ulteriore tranquillità, trovandosi in svantaggio 0-30 nel game d’apertura con due errori di dritto. Un terzo errore in uscita dal servizio ha prodotto due palle break per Daniil: la prima è stata cancellata da un ace esterno, ma sulla seconda il N.2 ATP ha risposto bene con il dritto inside-in, verticalizzato con il rovescio e breakkato con il suo amorfo ma efficace smash (questa tutto sommato può essere una definizione del suo gioco in generale).
Con il passare dei minuti, il servizio vincente è passato da condizione sufficiente a condizione necessaria per Hurkacz, trovatosi ad inseguire sul 15-30 nel terzo game quando Medvedev l’ha infilato con un passante di rovescio lungolinea. Il polacco è riuscito a risollevarsi mettendo i piedi in campo dietro al servizio, ma all’inizio del game successivo è arrivato l’uppercut spezzagambe: autore di uno scambio eccellente da 29 colpi, Hubi ha verticalizzato splendidamente, mettendo a segno una demi-volée che contro quasi ogni altro giocatore si sarebbe rivelata risolutiva… e invece Medvedev ha piazzato un tracciante di rovescio in corsa devastante, dando sempre più l’impressione di aver preso le misure al rivale e allungando sul 3-1.
Hurkacz non si è perso d’animo, reggendo nei propri turni di servizio e rimanendo attaccato alla partita (ulteriore dimostrazione del fatto che non sia capitato qui per caso), ma Medvedev ha vinto 12 punti di fila al servizio con un set da 15/15 con la prima e 3 ace, mandandolo a servire per rimanere nel match sul 5-3. Hubi ha dato l’impressione di voler gettare la spugna, andando in svantaggio 0-30 con un brutto errore di dritto, ma ancora una volta ha trovato qualche residua speranza (leggasi prima di servizio) per darsi un’ultima chance in risposta. Nell’ultimo gioco ha in effetti aperto con una splendida risposta vincente di dritto, ma ha poi commesso un errore esiziale con il dritto e fallito una risposta non impossibile che ha dato due match point a Medvedev, il quale ha subito chiuso con una seconda vincente.