Se siete appassionati di gialli, questa storia fa per voi; se oltre queste storie amate il tennis e gli orologi, allora vi preannunciamo che si potrebbero toccare vette altissime. Questa infatti è la storia di un tennista russo, del suo orologio da 140.000 €, di un furto durato qualche ora e di un lieto fine, forse non per tutti ma per l’orologio sì.
Andiamo per ordine. Contestualizzando e scendendo nel dettaglio della nostra storia, potremmo partire dicendo che ci troviamo a Torino, più precisamente al Pala Alpitour dove è in corso la finale delle Nitto ATP Finals 2021, la prima delle previste cinque edizioni ospitate nella città sabauda. A contendersi il titolo sono il tedesco Alexander Zverev e il russo Daniil Medvedev. Ed è proprio quest’ultimo il coprotagonista della nostra storia. Secondo quanto ricostruito da La Stampa, subito dopo la finale (poi persa a favore di Zverer) il russo recatosi nel proprio spogliatoio, dopo la premiazione, per rigenerarsi riordinare le idee e prepararsi a ricaricare le batterie in vista della coppa Davis, si sarebbe accorto della mancanza del proprio orologio, un Bovet Tourbillon Ottantasei (di cui vi abbiamo parlato in questo articolo). Un fatto molto grave, uno per l’oggettivo valore del bene sparito, due per il conseguente danno di immagine per Torino e la sua organizzazione intorno all’evento. Se neanche lo spogliatoio è più luogo inviolabile da parte di soggetti terzi, allora ci viene a mancare una delle certezze che pensavamo incrollabili. Un po’ come se una partita in tre set tra Zverev e Medvedev (due a caso) finisse in poco più di un’ora…Ah, è successo? Beh, andiamo oltre.
È stato cercato ovunque da centinaia di persone che si sono subito mobilitate in tutto il palazzetto e non solo. Nulla, dell’orologio nessuna traccia. Sparito sotto gli occhi di tanti, forse troppi, lavoratori e addetti vari. Perse le speranze il russo ha sporto regolare denuncia alla Polizia che ha iniziato subito le ricerche per evitare all’italica specie una figuraccia internazionale.
Il colpo di scena è avvenuto il giorno successivo. L’orologio è riapparso sul polso di un fantomatico dirigente dell’ATP che si stava imbarcando per Montecarlo, dove risiede il russo Daniil, incaricato di riportare l’orologio al legittimo proprietario. Teniamo a precisare: nessuna responsabilità sembra essere attribuibile al dirigente che realmente stava riportando l’oggetto del contendere presso la residenza monegasca di Medvedev. Cosa sia successo nel frattempo è un coacervo di ipotesi e di scenari al vaglio degli inquirenti (sognavo da una vita di scriverlo, non occupandomi propriamente nella quotidianità di cronaca nera ndc) ma la più accreditata sembra essere la più semplice. Qualcuno, forse accorgendosi che la cosa stesse diventando piuttosto ingombrante da gestire, deve aver detto: “l’orologio ce l’ho io, l’ho preso per evitare che si perdesse”, e, a seguito di un barlume residuo di lucidità, convenisse far fare percorso inverso, al prestigioso segnatempo, fino al ritorno presso il proprio naturale luogo di provenienza: il polso di Medvedev.
Insomma come detto, una storia non chiara, ingarbugliata in cui alcuni passaggi si perdono nella lunga catena del passamano. Toccherà adesso alla Polizia indagare e capire se realmente esista una responsabilità da parte di qualcuno ed in che misura questa possa essere misurata. Sta di fatto che in questa storia c’è comunque un lieto fine, di sicuro per l’orologio. Per chi l’ha tenuto in custodia, forse un po’ meno.