Emma Raducanu
Pur con tutte le specificità che ogni tennista vive durante la propria carriera, direi che la crescita di Bianca Andreescu nel corso del 2019 mostra alcune affinità con l’affermazione di Emma Raducanu nel 2021.
Due anni fa Andreescu era stata protagonista di un periodo eccezionale culminato nella vittoria allo US Open, che l’aveva proiettata nell’Olimpo delle migliori: da numero 152 a numero 4 del ranking. Nel corso del 2021 Raducanu ne ha in parte ripercorso le orme: anche lei da semisconosciuta (numero 333 della classifica WTA in gennaio) ha stupito il mondo vincendo lo US Open e proiettandosi ai vertici del tennis; oggi è numero 19. Un balzo di oltre trecento posti.
L’impresa di Raducanu allo US Open risale a un paio di mesi fa, ed è ancora viva nella memoria degli appassionati: partita dalle qualificazioni, ha superato lo scoglio della ammissione al tabellone principale di Flushing Meadows senza perdere set. E poi, sullo slancio, non si è più fermata. Anche nel main draw ha vinto sette partite su sette senza perdere set: tutte le avversarie che Emma ha incontrato lungo il percorso sono state eliminate in modo netto, sino al trionfo finale.
Il successo newyorchese è stato così straordinario che, più che i caratteri della vittoria sportiva, ha finito per assumere i contorni di una fiaba contemporanea. Fiaba perché in molti frangenti si è avuta la sensazione che tutto quanto stava accadendo non solo era senza precedenti, ma pareva quasi al limite del verosimile, come accade nelle storie di fantasia.
Ma visto che questo articolo è orientato all’approfondimento di tutto il 2021, in questa occasione è interessante analizzare gli altri impegni di Raducanu al di fuori dell’indimenticabile US Open. Il primo dato che emerge è l’esiguità dei tornei affrontati. Va però ricordato che un ruolo importante nella definizione della agenda di Emma l’ha determinato la pandemia.
Non dobbiamo dimenticare che, prima dell’exploit estivo, Raducanu era semplicemente una giovanissima atleta (è nata il 13 novembre 2002), che stava percorrendo i primi passi nel tennis professionistico. Questo significava cercare spazio nei tornei ITF, in contesti (nazioni, località, circoli) non sperimentati da junior. E di fronte alle incognite e ai rischi determinati dal Covid, non suona poi così strano che la famiglia abbia preferito un atteggiamento prudente, spingendola a rinunciare ai viaggi all’estero.
E così se consultiamo gli archivi con le partite ufficiali sostenute da Raducanu prima della estate 2021, troviamo un buco di oltre un anno, dal febbraio 2020 al giugno 2021. Un buco in parte riempito da competizioni locali, organizzate una tantum, per evitare che le giocatrici si fermassero del tutto in attesa del ritorno alla normalità.
Per esempio dall’universo di Internet affiorano tracce delle vittorie di Emma alle “UK Pro Series”. Ma quanto sono rilevanti impegni del genere? Quale era il livello delle partecipanti? Per quanto mi riguarda, non sono in grado di esprimere valutazioni tecniche nel merito.
Dunque i primi impegni ufficiali di Raducanu nel 2021 risalgono al mese di giugno. Si tratta di due tornei sull’erba a Nottingham (un WTA 250 e un ITF) ai quali Emma partecipa grazie a wild card. Nel torneo WTA perde al primo turno dalla connazionale Harriet Dart (numero 143 del ranking). Nel successivo ITF sconfigge Sanders e Babos (due giocatrici a ridosso delle prime 100), prima di fermarsi contro Tsvetana Pironkova, grande interprete dell’erba, che sui prati di Wimbledon vanta ottimi risultati (inclusa una semifinale).
Con questi precedenti era difficile immaginare che Raducanu sarebbe diventata la giocatrice di punta inglese proprio a Wimbledon 2021. E invece in occasione della grande avventura nello Slam, Emma si trasforma, fornendo prestazioni di sorprendente efficacia. Sconfigge Diatchenko, Vondrousova e Cirstea prima di ritirarsi durante il match contro Tomljanovic. Le partite ai Championships dimostrano che Raducanu ama i grandi palcoscenici, che la stimolano a esprimere il meglio delle sue possibilità.
Terminata l’esperienza di Wimbledon (resa possibile dalla wild card della federazione inglese), Raducanu si prepara a rientrare nei ranghi, affrontando il cemento nordamericano con il più modesto obiettivo di migliorare la classifica: San Josè, l’ITF di Landesville, il 125K di Chicago. Bilancio di 8 vittorie e 2 sconfitte (subite contro Zhang Shuai e Tauson) oltre a un ritiro nel primo set contro Parrizas Diaz. Sicuramente un ottimo rendimento per una giocatrice semi-esordiente a questi livelli, ma che certo non lasciava presagire l’exploit di qualche settimana dopo a Flushing Meadows.
Per chiudere rimane da ragionare sulle partite successive allo US Open. Emma disputa tre tornei con prestazioni ben lontane da quelle di New York: eliminata al primo turno da Sasnovich a Indian Wells, al terzo a Cluj (da Kostyuk) e ancora al primo turno a Linz (da Wang Xinyu). Due sole avversarie superate (Bogdan ed Hercog) entrambe fuori dalle prime 100 del ranking.
E oggi? Dopo le imprese del 2021 penso che in Australia 2022 non ci sarà un’altra teenager che scenderà in campo con una pressione superiore a quella che si troverà a vivere lei, con aspettative alle stelle da parte dei tifosi e media britannici.
Ho più volte citato la mia teoria della “sindrome del Sophomore”, vale a dire la difficoltà di confermarsi ad alti livelli dopo una stagione di esordio piena di soddisfazioni. Ma se penso alla vicenda di Raducanu e ai contorni da fiaba della sua impresa americana, mi sembra più appropriato parlare di “sindrome di Cenerentola”, con il rischio quasi fisiologico che l’anno prossimo scatti la mezzanotte, a trasformare il cocchio dorato in zucca. Come accaduto con il 2021 di Andreescu, scesa di 40 posizioni in classifica.
Ma non vorrei che dare l’idea di una bocciatura senza appello. Rimango convinto che scopriremo l’autentico valore di Emma (così come quello di Bianca) solo a lungo termine, con il passare delle stagioni. A breve-medio termine, alti e bassi saranno quasi inevitabili. Solo tra qualche anno potremo sapere senza dubbio se la vera Raducanu assomiglia di più a quella sconfitta a Linz dalla numero 106 Wang o a quella capace di sorprendere il mondo in una serie di magiche notti newyorkesi.