Articolo a cura di Marco Lorenzoni
Nella quinta puntata di “chi l’ha visto” parliamo di Lukas Rosol. Il tennista ceco è ricordato dai più per la sua clamorosa vittoria ottenuta al secondo turno di Wimbledon nel 2012 contro Rafael Nadal. Ma è bene sottolineare come Rosol nel 2014 sia riuscito a spingersi fino al numero 26 del mondo, una classifica di tutto rispetto che gli ha permesso di entrare di diritto in tutti i Masters 1000 e essere addirittura testa di serie nei tornei dello Slam. Dal 2017 a oggi però Lukas è finito nel dimenticatoio, in queste ultime cinque stagioni ha infatti giocato solo due Slam e una grande quantità di Challenger con risultati abbastanza deludenti. Nonostante abbia già 36 anni il ranking attuale che lo vede posizionato al numero 268 del mondo non rispecchia le sue qualità tecniche, è entrato nel limbo dei Challenger e come altri illustri colleghi non pare essere più in grado di tornare trai i primi 100.
I primi successi sulla terra
Rosol si affaccia al tennis che conta un anno prima della sua storica vittoria contro Rafa. Infatti al Roland Garros del 2011 sconfigge al secondo turno la testa di serie numero 8 Jurgen Melzer. L’austriaco l’anno precedente aveva raggiunto le semifinali a Parigi battendo Djokovic ai quarti dopo aver recuperato da due set a zero mentre solamente qualche mese prima era riuscito a sconfiggere pure Federer a Montecarlo. Vittoria di grande prestigio quindi per Rosol che, nonostante l’inesperienza ad alti livelli, si dimostra più lucido nei momenti decisivi di Melzer e si aggiudica il match 6-4 al quinto set. Al turno seguente perde contro Juan Ignacio Chela, uno specialista del mattone tritato, in quattro set ma Lukas dimostra che, se in giornata, può creare problemi anche ai migliori. Nonostante abbia nel servizio il suo colpo migliore Il ceco gioca bene anche da fondo campo, il rovescio a due mani è il suo colpo più naturale mentre il dritto è il termometro del suo gioco. Se incappa in una giornata negativa con questo fondamentale il suo gioco perde molto ma se il dritto funziona allora diventa una mina vagante. Riesce a dare continuità all’exploit parigino vincendo due Challenger, sempre su terra battuta, a Praga e a Braunschweig. Grazie a questi risultati Lukas irrompe per la prima volta nei top 100 e chiude la stagione al numero 70 del mondo. Questa classifica gli permette di giocare per la prima volta in Australia e nei primi due Masters 1000 negli USA senza dover passare dalle qualificazioni.
Cercando un po’ di continuità
La sua prima apparizione in Australia è però un disastro. Al primo turno viene spazzato via dal tedesco Philipp Petzschener che gli rifila ben due bagel mollando leggermente la presa solo nel terzo parziale dove Lukas riesce almeno a vincere due game. Le variazioni del tedesco, famoso per il suo slice e soprattutto il gioco di volo, tolgono completamente il ritmo a Rosol che probabilmente paga anche l’inesperienza dell’esordio “down under”. A Indian Wells perde al primo turno contro Thomaz Bellucci, sconfitta che ci sta dal momento che solo Federer a gli ottavi sarà in grado di fermare la corsa del brasiliano. A Miami però le cose vanno molto meglio per Rosol. Al primo turno batte Michael Llodra in due set, vittoria importante per lui dal momento che il francese aveva caratteristiche simili a Petzschener che lo aveva demolito qualche mese prima. Al secondo turno è la testa di serie numero 24 Marcel Granollers a cadere sotto i colpi del ceco. A quel tempo in tanti pensavano che il giovane spagnolo avrebbe avuto una grande carriera; tuttavia, arrivato al numero 19 del mondo forse un po’ troppo presto, Marcel ha dovuto virare sul doppio per avere la carriera che sperava di avere in singolo.
Il potente servizio e uno stile di gioco propenso alla ricerca del vincente fanno pensare a un Rosol in grado di esprimersi meglio sul cemento che sulla terra battuta. Ciò nonostante Lukas si è sempre riuscito a destreggiare molto bene anche sui campi in rosso. A Parigi, sempre nel 2012, sconfigge in quattro set Carlos Berlocq. L’argentino amava giocare sul mattone tritato e nonostante non avesse nessun colpo particolarmente efficace era famoso per la sua grinta che, abbinata a una condizione fisica ottimale, lo rendeva un avversario ostico da affrontare su campi lenti. Rosol però conferma di non essere solamente un “big server”, tiene lo scambio e vince la terza partita in due anni a Parigi. Juan Monaco, numero tredici del mondo si rivela un ostacolo troppo grande al secondo turno e Lukas si deve arrendere in tre set.
Prendendo confidenza con l’erba
Dopo una buona stagione su terra battuta Rosol ha un nuovo obbiettivo: migliorare il suo rendimento sull’erba, superficie sulla quale sorprendentemente non è ancora riuscito a esprimersi al meglio. Infatti per ben cinque anni consecutivi, dal 2007 al 2011 Lukas si è dovuto arrendere al primo turno delle qualificazioni dei Championships senza racimolare nemmeno una vittoria. Questa volta capisce che non può arrivare a Wimbledon senza alcun torneo di preparazione e così va a giocare il Queen’s. A West Kensington Lukas non solo batte al primo turno Victor Hanescu ma si toglie lo sfizio di eliminare al turno successivo pure Marcos Baghdatis che nel 2006 aveva giocato la semifinale a Wimbledon. Rosol comincia a guadagnarsi lo status di “mina vagante”, uno di quei giocatori che i migliori preferiscono evitare ai primi turni. Lukas comincia a trovarsi a suo agio sui manti erbosi e così decide di andare a giocare anche a Eastbourne. Vince due match di qualificazioni ma si deve arrendere al turno decisivo a Vasek Pospisil, tennista il cui gioco si adatta piuttosto bene ai prati.
La partita della vita
Per la prima volta in carriera arriva a Wimbledon con ben sei match disputati sull’erba e con l’intenzione di provare a vincere almeno una partita. Il sorteggio non è particolarmente clemente con il ceco. Primo turno contro Ivan Dodig con vista su Nadal al secondo. Il croato è un giocatore ostico. Pur non essendo dotato di un servizio particolarmente potente è molto preciso e, da buon doppista, si fa apprezzare per la sua capacità di bloccare la risposta con il rovescio bimane. Il suo stile di gioco ricorda un pochino Radek Stepanek. Rosol però sta attraversando un buon momento di forma e riesce a chiudere il match in 4 set prenotando la sfida al secondo turno sul “center court” contro il numero 2 del mondo Nadal.
Il Maiorchino ha vinto qualche settimana prima il suo settimo Roland Garros ma i suoi risultati fenomenali non si limitano alla terra battuta. Ha vinto due volte i Championships (2008 e 2010) e dal 2006 ogni volta che si presenta a Wimbledon raggiunge almeno la finale. Rosol dal canto suo ha appena iniziato a prendere confidenza con l’erba ed è ancora sconosciuto ai più. Rafa viene da un esordio titubante contro Bellucci dove ha dovuto recuperare uno svantaggio di 4-0 nel primo set ma ciò nonostante nessuno si aspetta un risultato diverso da una comoda vittoria del maiorchino. Nadal ottiene un break all’inizio del primo parziale ma Rosol riesce a togliere immediatamente il servizio al suo avversario. Da quel momento cominciano a fioccare i vincenti e gli aces per il ceco che riesce a trascinare il primo set al tie break. Qui, dopo aver mancato alcuni set point, Rosol deve concedere il primo set allo spagnolo.
Sembra davvero essere la classica partita in cui l’avversario di Nadal si procura tante chances, gioca meglio ma alla fine a vincere è sempre il maiorchino grazie al suo cinismo e alla sua classe. Ma questa volta è diverso: Rafa non è a suo agio in campo, detesta giocare su due colpi ed è proprio sull’uno-due che Rosol sta riponendo le sue speranze. Il ceco strappa immediatamente il servizio a Nadal nel secondo set e a suon di aces e dritto vincenti si porta a casa il parziale per 6-4. Nel terzo set ci si aspetta una reazione veemente da parte del maiorchino che, peró tarda ad arrivare. Anzi è ancora il ceco a ottenere immediatamente un break di vantaggio nel terzo set. Rosol non si guarda più indietro e conquista anche il terzo parziale per 6-4. Il grande campione è ferito nell’orgoglio, viene da 11 quarti di finale consecutivi negli Slam e nonostante abbia appena trionfato a Parigi non ha alcuna intenzione di dire addio così presto a Wimbledon. Nel sesto gioco del quarto set il mancino di Manacor si inventa un pallonetto di rovescio che atterra sulla riga e così si procura due palle break. Il ceco non ottiene nessun punto diretto con il servizio e così Rafa piazza il break per la gioia del pubblico londinese. Nadal si aggiudica il quarto set 6-2.
Questa partita ricorda da molto vicino quella che lo stesso Nadal aveva giocato appena un anno prima a Parigi al primo turno contro John Isner. L’americano si era trovato avanti due set a uno per poi cedere di schianto il quarto set e non essere più in grado di essere pericoloso in risposta nel quinto. E proprio quando Nadal pare avere l’inerzia della partita dalla sua parte viene buio. Bisogna chiudere il tetto per far sì che le luci funzionino correttamente. Così i giocatori devono lasciare il campo e il match riprende 30 minuti più tardi. È una partita nella partita. Rosol ha avuto modo di ricaricare le pile e ora deve vincere un set secco contro Nadal per realizzare il sogno di una vita. Per di più si gioca pure indoor in questo quinto set, condizioni che non piacciono per niente a Rafa dal momento che il suo top spin non riesce a prendere il giusto effetto al coperto. Inoltre indoor i colpi piatti del ceco schizzano ancora di più rendendo la vita dura alle ginocchia del maiorchino. Lukas ottiene il break nel primo game grazie a una sciagurata discesa a rete di Nadal. E da quel momento la sua cavalcata diventa inarrestabile. Non concede più nulla al servizio e con l’ennesimo ace vince la partita più importante della sua carriera.
I due si scambiano una fredda stretta di mano, d’altronde non si sono mai amati. Il mondo del tennis è sotto shock. Perfino i più appassionati e gli addetti al lavoro non sapevano esattamente chi fosse Lukas Rosol. Immediatamente si fanno i paragoni con il passato. La sconfitta di Nadal fa tornare alla mente le sconfitte di Boris Becker e Lleyton Hewitt. Il tedesco perse al secondo turno nel 1987 contro il modesto Peter Doohan che fino a quell’edizione di Wimbledon non aveva mai vinto un match di tabellone principale sui prati inglesi. Becker aveva vinto anche le precedenti due edizioni dei Championships quindi quella sconfitta fu una delle più inaspettate della storia di Wimbledon. Hewitt invece, nel 2003, da campione in carica, si fece sorprendere al primo turno da un giovanissimo Ivo Karlovic che in quel momento era addirittura numero 203 del mondo. Esattamente come Rosol anche Karlovic fu particolarmente abile a togliere ritmo a Hewitt.