Nessun timore reverenziale
“Mi ero sempre presentato a Wimbledon solamente il giorno prima dell’inizio del torneo” racconta Rosol “per questo non avevo mai ottenuto alcun risultato. Quest anno invece ho giocato Queen’s e Eastbourne e sono arrivato preparato” aggiunge raggiante davanti alle telecamere. Nadal nonostante cerchi di vedere il bicchiere mezzo pieno fa fatica a nascondere la delusione “ho giocato un grande quarto set e la pausa sicuramente non mi ha aiutato ma quando hai davanti a te un avversario che spinge ogni singolo colpo il destino della partita non è nelle tue mani” afferma in maiorchino.
Pochi in quel momento possono immaginare che la sconfitta contro Rosol sarà anche l’ultima partita del 2012 per Nadal che dovrà stare fermo per ben otto mesi per la tendinite alle ginocchia tornando a competere solo a Febbraio del 2013 a Vina Del Mar. Dal canto suo Rosol al turno successivo viene battuto nettamente da Kolschreiber confermando di essere un giocatore da “partita secca”. Il resto della stagione continua senza nessun risultato particolare e chiude l’anno al numero 73 del mondo.
L’exploit non si ripete
Il 2013 e il 2014 sono sicuramente le sue due migliori stagioni a livello di continuità. Nel 2013 infatti vince il suo primo titolo a Bucharest dove riesce a battere ben tre teste di serie per aggiudicarsi il trofeo mentre nella stagione successiva gioca addirittura 3 finali a livello Atp. A Bucharest e a Stoccarda si deve arrendere rispettivamente a Dimitrov e Bautista Agut mentre a Winston Salem riesce ad aggiudicarsi il prestigioso trofeo. A Wimbledon la rivalità contro Nadal si arricchisce di un nuovo capitolo. Il Nadal del 2014 a livello di gioco è piuttosto simile a quello affrontato da Rosol due anni prima. Ha appena vinto il suo nono titolo a Parigi ma in generale è meno in forma rispetto al 2013, una delle sue migliori annate della carriera. Inoltre, se nel 2012 Rafa arrivava da cinque finali a Wimbledon negli ultimi sei anni, nel 2014 arriva a Church Road reduce da due eliminazioni premature nelle precedenti due stagioni. Ci sono sempre dubbi sulle condizioni delle sue ginocchia, quindi il suo match di secondo turno contro Rosol è visto come un test importante. Il ceco conferma che la vittoria di due anni prima contro Nadal non era stata un caso. Il maiorchino soffre il suo gioco potente ma questa volta, dopo essere stato vicino ad andare sotto due set a zero, riesce a vendicarsi della sconfitta di due anni prima chiudendo la contesa in quattro set. I due tra l’altro non si sono mai amati particolarmente.
Nel 2012 Nadal aveva accusato Rosol di emettere strani versi per distrarlo mentre questa volta il ceco a un cambio campo tocca leggermente con la racchetta una delle due bottigliette di Rafa facendola cadere. Anche in conferenza stampa il ceco ha le idee molto chiare sui rituali di Nadal “ogni giocatore dovrebbe avere lo stesso tempo tra un punto e l’altro. Sappiamo che purtroppo per i migliori non è così e nessuno si azzarda a dirgli niente”. Per quanto Rosol possa avere ragione è anche vero sottolineare come giocatori come Nadal o Djokovic che mediamente giocano scambi molto lunghi necessitano di un tempo di recupero maggiore rispetto a Rosol o Isner che spesso chiudono il punto con un servizio vincente.
Rosol termina la sua stagione al numero 31 del mondo. Negli Slam conclude l’anno con solamente una vittoria ma tre finali Atp nella stagione sono un ottimo risultato.
Fallire la prova del nove
Nonostante il ranking dica che il 2014 è stato il suo anno migliore, a livello di risultati nei tornei più importanti è il 2015 a far vedere il miglior Rosol. In Australia il tabellone lo mette davanti a un ipotetico terzo turno ancora contro Nadal ma si fa sorprendere al secondo turno da Dudi Sela. D’altronde si sa che Lukas fa fatica contro giocatori che gli offrono molte variazioni. A Indian Wells si spinge fino a gli ottavi di finale battendo Klizan e Haase. Perde da Berdych in tre set tirati. A Miami estromette al secondo turno Alexander Zverev che, però, a quel tempo aveva solamente 18 anni. Questo sunshine double è uno dei pochi momenti della sua carriera in cui riesce a mostrare continuità battendo giocatori che hanno una posizione peggiore nel ranking della sua venendo battuto solo da Berdych e Ferrer che a quel momento erano stabili top 10. A Monaco di Baviera Per poco non batte Murray ai quarti di finale in un match che passa alla storia più per la rabbia dello scozzese nei confronti del ceco, reo di avergli dato una spallata al cambio campo “tutti ti odiano nel circuito” gli dice Murray. È bene ricordare che lo scozzese nel 2015 vinse i suoi primi due titoli su terra battuta, a Monaco di Baviera e a Madrid. Quindi Rosol si conferma un osso duro per i migliori. Al Roland Garros mette in mostra i suoi vizi e le sue virtù. Travolge al secondo turno Bautista Agut lasciandogli la miseria di otto giochi ma al turno successivo quando ha una grande occasione per raggiungere i suoi primi ottavi Slam viene battuto nettamente da Gabashvili. Probabilmente questo torneo è uno dei rimpianti più grandi della sua carriera. A Wimbledon si fa incartare dalla regolarità di Andujar che lo batte in cinque set. A Montreal realizza un altro exploit sconfiggendo al primo turno Kevin Anderson che poche settimane più tardi avrebbe battuto Andy Murray allo US Open. Ma ancora una volta fallisce la
Prova del nove contro Ernests Gulbis che, a quel tempo, aveva già iniziato la sua discesa. Si consola vincendo la prima partita della sua carriera allo US Open contro Jared Donaldson. Nonostante sia l’unico anno della carriera che chiude con un saldo positivo negli Slam e con un ottavo in un 1000 come Indian Wells, a causa delle tre finali dell’anno precedente che non riesce a confermare, scende al numero 55 del ranking.
Per quanto nessuno si aspetti la Top 10 da Rosol nel 2016 ci si chiede se almeno può tornare a essere testa di serie negli Slam. In Australia gioca un gran torneo battendo Jack Sock in tre set al secondo turno arrendendosi solo a Stan “the man” Wawrinka in tre set. I risultati nei tornei successivi però sono piuttosto negativi, nonostante il ranking sia positivo è sempre più difficile per Lukas giocare i 1000 dal momento che il livello delle qualificazioni è altissimo. A Parigi gioca probabilmente l’ultima partita degna di nota della sua carriera fino a oggi. Al primo turno va avanti due set a uno contro il “defending champion” Wawrinka. Il campo quel giorno è pesante, i colpi di Rosol non danno alcun ritmo a Wawrinka e si sa che lo svizzero anche nei giorni migliori soffriva terribilmente i giocatori che giocavano su pochi colpi. Alla fine Stan la spunta in cinque set ma che spavento. ”Prima del quarto set mi sono sentito sempre sotto pressione. Ha giocato davvero un’ottima partita” dice Wawrinka dopo il match.
La palude dei Challenger
Da quel momento però per Rosol inizia un’inesorabile discesa. Per quanto sia vero che Lukas alla fine del 2016 abbia quasi 32 anni è altrettanto corretto dire che la sua caduta nel ranking è stata veramente molto rapida. Nel 2016 nonostante sia presente nel circuito ATP abbastanza regolarmente finisce l’anno al numero 113 del mondo. Perde al primo turno in tre Slam su quattro, il sorteggio non gli dà una mano dal momento che dopo aver affrontato Wawrinka a Parigi a New York si trova immediatamente davanti Murray. Non vince nemmeno una partita nei quattro 1000 che disputa. Così si trova a dover andare a fare punti nei 250 ma si sa che Lukas non è mai stato un maestro di continuità. Non riesce a ottenere alcun risultato significativo nei tornei minori e quando è costretto a dare forfait all’Australian Open 2017 per lui è notte fonda. I Masters 1000 spariscono dalla sua programmazione e deve passare attraverso le forche caudine delle qualificazioni negli Slam. Risultato: nelle ultime cinque stagioni è entrato nel tabellone principale di un Major solamente due volte. La partecipazione più significativa a un torneo dello Slam è stata nel 2017 a Wimbledon, il suo torneo. Ha superato le qualificazioni e al secondo turno ha perso 9-7 al quinto set contro Gilles Muller, che avrebbe poi battuto Nadal a gli ottavi di finale. Il problema per Lukáš non è giocare nei grandi palcoscenici ma come arrivarci. Il peggio però deve ancora arrivare, per un infortunio infatti si deve fermare per ben cinque mesi tra la fine del 2017 e il 2018. Salta tre Slam, è attorno alla duecentesima posizione ma pochi mesi dopo il rientro si aggiudica il Challenger di Praga. Finisce l’anno in risalita al numero 142.
Le ultime tre stagioni però sono state molto difficili per Lukáš. Ha conquistato il main draw al Roland Garros 2019 e la finale nel Challenger di Cherbourg a inizio 2021. A parte questi due risultati non è riuscito a ottenere grandi risultati nei Challenger.
È un altro esempio come Jaziri, Gulbis e Sock di quanto sia difficile anche per giocatori che erano stabili top 50 vincere nei tornei minori. Per quanto possa sembrare strano, il suo tipo di gioco paga molto più nel circuito ATP e negli Slam che nei challenger dove è richiesta una continuità che davvero in pochi sono in grado di offrire. Infatti pure in queste ultime deludenti tre stagioni è riuscito a fare partita pari con molti top 100 (Khachanov, Harris, Berrettini). L’età non gli sorride ma se dovesse tornare a giocare con continuità le qualificazioni negli Slam e magari vincerle sarebbe ancora un avversario da evitare anche per i migliori.