“Vite parallele” è un’opera di Plutarco. È costituita da ventidue coppie di biografie, ognuna delle quali narra la vita di un importante uomo romano e di un altrettanto importante uomo greco.
Se mai un giorno qualcuno decidesse di scrivere “Vite parallele di tennisti” potrebbe dedicare un capitolo alle vicende di una coppia di giocatori, un norvegese ed un italiano: Casper Ruud e Gianluigi Quinzi.
Che cosa accomuna l’attuale tennista numero 8 del mondo ed uno che l’1 luglio 2021 si è ritirato dall’attività professionistica perché “entrare in campo era diventato dolore”?
Per scoprirlo dobbiamo tornare a domenica 29 aprile 2018.
Nel pomeriggio di quella domenica Gianluigi Quinzi doveva disputare la finale del Challenger di Francavilla al Mare contro un ragazzo di due anni più giovane di lui: Casper Ruud. Per arrivare a quel confronto avevano percorso strade inizialmente simili; Quinzi – classe 1996 – aveva avuto una grande carriera a livello junior culminata con la vittoria dell’edizione 2013 di Wimbledon e la prima posizione mondiale di categoria. Ruud – classe 1998, figlio di Christian Ruud, all’epoca miglior tennista norvegese di sempre con un best ranking N.39 ATP – non aveva avuto un acuto altrettanto eclatante, ma nel 2016 aveva a sua volta occupato la prima posizione mondiale juniores.
Al debutto nel professionismo le loro fortune furono diverse; Quinzi faticò a mantenere le grandi aspettative che aveva suscitato, mentre Ruud era giunto alla posizione numero 133 nel febbraio del 2017 grazie alla semifinale disputata al Rio Open, torneo di categoria 500, e nel luglio dello stesso anno era salito alla 109.
Sembrava l’inizio di un’ascesa inarrestabile, e invece progressivamente il giovane norvegese si era sensibilmente allontanato dalla Top 100 e – alla vigilia della finale del Challenger di Francavilla – era sceso al numero 205 del mondo. Gianluigi Quinzi era 142 posti più lontano.
In quella finale abruzzese la differenza di classifica non si notò; sull’amata terra rossa Casper Ruud subì infatti una severa lezione dal tennista italiano: 6-4 6-1 il punteggio finale. Il giorno dopo Ruud e Quinzi si trovarono rispettivamente alla posizione numero 193 e 265.
Nei successivi dieci mesi le loro strade procedettero in parallelo, come si vede dalla seguente tabella:
DATA | GIANLUIGI QUINZI | CASPER RUUD |
30 aprile 2018 | 265 | 193 |
11 giugno | 200 | 137 |
10 settembre | 165 | 130 |
5 novembre | 149 | 111 |
31 dicembre | 155 | 112 |
25 febbraio 2019 | 150 | 108 |
Il 25 febbraio Ruud e Quinzi sono quindi divisi da 42 posizioni. Non saranno mai più così vicini.
A partire dalla settimana successiva gli scenari muteranno in un modo che si rivelerà irreversibile:
DATA | GIANLUIGI QUINZI | CASPER RUUD |
4 marzo 2019 | 147 | 94 |
30 dicembre 2019 | 366 | 54 |
16 marzo 2020 | 441 | 36 |
24 agosto 2020 (post blocco) | 441 | 36 |
28 dicembre 2020 | 408 | 27 |
Quando Gianluigi Quinzi comunica la propria decisione di ritirarsi occupa la posizione numero 474, mentre Ruud la numero 14. La distanza tra l’uno e l’altro in poco più di due anni è passata da 42 a 460 posti.
Nei mesi seguenti l’ascesa di Casper Ruud verso le vette del tennis prosegue; il 25 ottobre diventa il numero 8 del mondo della classifica assoluta e due settimane dopo anche della Race, riuscendo così ad accedere alle Nitto ATP Finals di Torino come ottava e ultima testa di serie.
La favola di Ruud non finisce qui, poiché il norvegese non si accontenta di partecipare ma – dopo avere perso contro Novak Djokovic al debutto – batte in rimonta prima Cameron Norrie e poi Andrey Rublev, conquistando il diritto a giocare (e perdere piuttosto nettamente) la semifinale contro Daniil Medvedev.
Chissà se Quinzi oggi andrà con la memoria al giorno in cui batté Ruud a Francavilla? Domanda (forse) suggestiva ma poco interessante sotto il profilo tecnico.
Chi scrive vorrebbe invece chiedere a Quinzi (e in subordine ai tanti coach che lo hanno seguito nel corso della carriera): “Gianluigi, perché le vostre strade per un certo periodo convergenti ad un certo punto si sono bruscamente separate?”
E non è detto che un giorno non glielo chieda davvero; che poi Quinzi gli risponda è tutto da vedere.