Che l’élite del tennis mondiale sia sempre più circoscritta ai confini europei lo hanno palesato le ultime ATP Finals, con tutti i dieci contendenti (riserve incluse) rappresentanti di Paesi europei, le Davis Cup Finals con una sola nazionale extra-europea ai quarti di finale (il Kazakistan guidato dai russi di nascita Bublik e Kukushkin), e ancora di più l’albo d’oro dei tornei del Grande Slam. Per trovare l’ultimo vincitore nato fuori dal Vecchio Continente bisogna tornare al lontano 2009 con Juan Martin Del Potro trionfatore a Flushing Meadows.
Soprattutto negli ultimi anni a causa dei ben noti problemi fisici di Palito, il peso della grande tradizione argentina è stato quasi tutto sulle spalle del “Peque” Schwartzman. Eppure questo 2021 sembra mostrare i primi segnali per una inversione di tendenza. Lontano dai grandi palcoscenici, due Next Gen argentini hanno scalato il ranking conquistando la ribalta con la qualificazione alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals: stiamo parlando di Sebastián Báez e Juan Manuel Cerúndolo. Stagione di livello per i due talenti argentini confermata anche dalla candidatura al premio “Newcomer of The Year” da parte dell’ATP (vinto poi da Jenson Brooksby, altro non europeo).
JUAN MANUEL CERUNDOLO
Juan Manuel Cerúndolo ha compiuto 20 anni lo scorso 11 novembre. Ex-Top 10 a livello junior, Juan Manuel non avrebbe immaginato neanche nelle sue più rosee previsioni un 2021 di questo livello. La stagione per Juan Manuel è iniziata al N.341 al mondo, lottando alla caccia di un po’ di consistenza nel circuito ITF. Ad Antalya, in una delle location regine del circuito minore, Juanma ha cominciato l’anno con una sconfitta al primo turno, per poi raggiungere l’atto finale nel secondo torneo organizzato la settimana seguente.
Tutto è cambiato lo scorso febbraio durante il primo appuntamento dello swing sudamericano, l’ATP 250 di Córdoba. L’allora numero 335 del ranking, partendo dalle qualificazioni, ha conquistato l’accesso al primo main draw di un torneo ATP. Era solo l’inizio: la settimana da sogno di Cerúndolo è proseguita fino al successo in finale contro lo spagnolo Ramos Viñolas. Il trionfo in quel di Córdoba, frutto di otto match vinti in nove giorni, ha dato lo slancio alla sua carriera permettendogli di arrampicarsi fino alla posizione 181.
Il successo nel torneo di casa ha chiarito quale potesse essere il potenziale di Cerúndolo, che fino a quel momento aveva giocato solo quattordici incontri del main draw del circuito Challenger (con un bilancio di sette vittorie e altrettante sconfitte). Attenzione e determinazione da veterano le chiavi che hanno permesso al mancino di Buenos Aires di scalare il ranking, oltra ad una capacità analitica dentro e fuori del campo che gli è valsa il soprannome di “La Compu” (Il Computer). Cerúndolo ha chiuso la stagione con tre titoli a livello Challenger (Roma Garden, Como e Banja Luka) più altre due finali (Meerbusch e Lima), diventando il terzo argentino più giovane a raggiungere questo traguardo; meglio di lui solo due leggende del calibro di Del Potro e Guillermo Coria. Sono risultati che hanno permesso al tennista argentino di entrare in Top 100 e, ciliegina sulla torta, di conquistare un posto all’Allianz Cloud.
Peso rilevante nella crescita di Juan Manuel è la famiglia, dove lo sport è un denominatore comune a tutti i membri. Infatti, Juanma ha iniziato a giocare a tennis a tre anni nell’accademia dei suoi genitori con il padre Alejandro, che è stato un professionista negli anni ’80 arrivando vicino alle prime trecento posizioni del ranking. La sorella, Maria Constanza, è una giocatrice di hockey su prato, vincitrice della medaglia d’oro ai Giochi Olimpici Giovanili del 2018, mentre il fratello Francisco, di tre anni più grande, è stato finalista dell’ATP 250 di Buenos Aires la settimana dopo il suo successo a Córdoba, sfiorando una clamorosa doppietta (ora è N.127).
Cresciuto avendo come idolo un altro mancino come Rafa Nadal per il “modo in cui gioca e lotta su ogni palla”, non sorprende che da bravo sudamericano sia la terra rossa la superficie preferita di Cerúndolo. La conferma arriva dall’analisi dei tornei che compongono il suo best 18. Gli 803 punti che gli valgono la posizione 90 del ranking ATP sono stati conquistati tutti su tornei sul rosso, superficie che permette di esaltare il suo stile di gioco.
Modo di stare in campo che Juan Manuel descrive così: “Sono un ribattitore, dallo stile più difensivo. Mi piace sfruttare il ritmo dettato dall’avversario contro di lui, e quando posso attaccare utilizzo il dritto per chiudere il punto”. Servizio non molto potente e colpi spesso liftati e che viaggiano alti sopra la rete. Calmo e paziente sul campo, così come fuori dal campo per un atleta che a tratti si definisce solitario.
Per il ventenne argentino le sfide del 2022 saranno molteplici. L’esperienza alle Next Gen ATP Finals ha evidenziato i limiti momentanei di Cerúndolo quando si tratta di giocare sul duro. L’argentino, da specialista del rosso, rispondeva spesso ben lontano dalla riga di fondo, e i suoi colpi prevedevano aperture ampie che non si è soliti vedere sul veloce. Le tre sconfitte in quel di Milano sono state un segnale che la strada da fare è ancora molta. Per questo l’Australian Open, per i quali ha già ottenuto l’accesso al main draw, saranno già una prima cartina di tornasole. Ulteriore prova del nove sarà rappresentata dalla difesa dei punti ottenuti a Cordoba, che rappresentano oltre il 32% di quelli attuali. Stavolta non reciterà più il ruolo dell’outsider, e i punti in uscita che potrebbero avere un impatto sul suo ranking e sulla programmazione.
SEBASTIÁN BÁEZ
Prestazione di altro tenore in quel di Milano per l’altro giovane talento del tennis argentino, anche lui all’esordio sul duro a livello ATP. Infatti, Sebastián Báez, 21 anni il prossimo 28 dicembre, ha sconfitto Musetti e Gaston nel girone eliminatorio prima di arrendersi in semifinale al futuro campione Carlos Alcaraz.
Diversamente da Cerúndolo, che con l’exploit di Córdoba ha iniziato la scalata verso la Top 100, la campagna verso l’élite del tennis di Báez si è svolta quasi interamente nel circuito Challenger. Sebastián ha iniziato il 2021 alla posizione numero 309 per chiudere l’anno alla posizione 99, che assicurerà al nativo di Buenos Aires un posto nel tabellone principale australiano.
Che Báez avesse talento lo si era intuito dalla sua carriera da junior. Infatti, il giovane argentino era riuscito a issarsi fino alla cima del ranking dedicato agli junior, aveva raggiunto la finale al Roland Garros e conquistato nella sua Buenos Aires la medaglia d’oro in doppio ai Giochi Olimpici Giovanili in coppia con Diaz Acosta.
Nel novembre 2018, Báez era stato invitato dall’ATP come sparring partner dei “maestri” alle ATP Finals londinesi. Un’esperienza dalle mille sfumature, come ha raccontato a La Nacion il suo coach Sebastian Gutiérrez, considerato da Báez come una figura paterna. “Il primo giorno eravamo nel panico. Si allenò con Zverev che si presentò in campo con sette persone, incluso Ivan Lendl [allora allenatore del tedesco, ndr]. Il primo allenamento andò bene, sbaglio poco e ci chiesero di allenarci insieme anche gli altri giorni”. E proprio a Lendl è associato uno dei migliori ricordi della trasferta londinese per Sebastián. Una sessione di palleggi chiusa con il seguente augurio: ”Se Schwartzman ci è riuscito, puoi farlo anche tu”.
170 centimetri per 70 chili, per altezza e stile di gioco Báez ha più di qualcosa in comune con il Peque, che lo stesso Baez descrive come un punto di riferimento. Báez è un grande lavoratore e ammette che la chiave della crescita sia la squadra e il lavoro duro. Si tratta di un tennista esplosivo che compensa il limite dell’altezza con l’agilità, l’energia e la personalità degna di un giocatore ben più anziano.
Oltre a Schwartzman, un ruolo chiave nella crescita di Báez lo ha avuto lo stretto legame che lo lega a Juan Martin del Potro, una specie di padrino per il “Pollito”, soprannome affibbiatogli dalla Torre di Tandil.
Del Potro e Gutiérrez si conoscono dai tempi della Coppa Davis (Gutiérrez faceva parte dello staff tecnico di Daniel Orsanic), e Delpo è stata una persona presente nella crescita di Báez, con messaggi, sessioni di allenamento e la disponibilità ad offrire sempre il suo aiuto. Il primo allenamento tra i due risale all’aprile 2019 e Sebastián ne conserva la foto. Lo stesso Báez ammette che “allenarsi con lui ti porta a un livello di concentrazione più alto“. Il suo percorso di crescita si è delineato senza nessuna wild card nei tornei che contano, al contrario di alcuni altri suoi coetanei, situazione che ha reso più forte l’argentino dato che ogni risultato raggiunto è stato frutto del lavoro fatto.
Nel 2021 Báez ha conquistato sei titoli Challenger, tutti su terra battuta (Concepción, due volte a Santiago del Cile, Zagabria, Buenos Aires e Campinas). Il bottino raccolto nell’anno lo ha posto in seconda posizione nella classifica del maggior numero di titoli conquistati in una singola stagione a livello Challenger eguagliando Bonzi (2021), Bagnis (2016), Chela (2001) e El Aynaoui (1998), dietro all’inarrivabile Griekspoor di questa stagione (8). Con i sei titoli raggiunti, è diventato il più giovane giocatore della storia del circuito Challenger a raggiungere tale traguardo. Nel corso della stagione ha raggiunto altre tre finali sempre su terra (Bratislava, Kyiv e ancora Santiago) per un totale di 44 successi a fronte di sole 7 sconfitte a livello Challenger, la seconda maggior percentuale di successi nel circuito dietro solo a Brooskby (23-3).
Come dimostrato dai successi raggiunti, anche i best 18 di Báez sono composti quasi interamente da tornei giocati sulla terra battuta, 736 su 762 (il 96,6%). Le uniche eccezioni sul duro rappresentate dal trionfo al 15k di Monastir e la sconfitta al turno decisivo di qualificazione allo US Open.
La sfida del piccolo Báez per il 2022 sarà rappresentato dal salto di qualità dal circuito Challenger, dove ha dimostrato di essere ben sopra il livello medio della categoria, al circuito ATP. L’Australian Open sarà il primo main draw di un torneo del Grande Slam per l’argentino, e il gioco espresso a Milano ha mostrato come Sebastian sia in grado di giocare sul duro. Lo swing sudamericano che seguirà potrebbe sancire la consacrazione del “Pollito”, magari sfidando il suo padrino Del Potro, che proprio in Sudamerica punta al rientro nel circuito.