La saga Djokovic continua, e continua a non riguardare imprese sul rettangolo di gioco. Come riporta The Age, al 20 volte campione Slam sarebbe infatti stato impedito di sbarcare dal volo con cui è atterrato all’aeroporto di Melbourne verso le 13:30 italiane perché il visto di cui dispone non prevede l’ingresso nel Paese con un’esenzione vaccinale – in sostanza, la documentazione di cui è in possesso è sbagliata. La situazione è in aggiornamento.
Secondo la ricostruzione del quotidiano, l’Australian Border Force avrebbe cercato il supporto del governo del Victoria per correggere l’errore, ma le autorità statali avrebbero rifiutato la richiesta.
Di seguito le parole della parlamentare locale e ministro dello sport Jaala Pulford:
“Il governo federale ci ha chiesto di supportare la richiesta di un visto per entrare in Australia da parte di Novak Djokovic“, ha scritto. “Noi non forniremo questo supporto per partecipare all’Australian Open 2022. Siamo sempre stati chiari su due punti: l’approvazione di un visto è una questione che riguarda il governo federale, mentre le esenzioni mediche sono una questione che riguarda i medici“.
Sembra tuttavia configurarsi un classico conflitto di competenze.
Sempre nella giornata di mercoledì, infatti, il ministro dell’interno Karen Andrews aveva affermato che “il governo statale del Victoria e Tennis Australia possono consentire ad un giocatore di partecipare al torneo senza vaccino, ma sarà il governo federale a controllare che i requisiti per l’ingresso nel Paese siano stati rispettati“.
Il primo ministro Scott Morrison, al contrario, aveva affermato che la decisione di concedere un’esenzione a Djokovic sia da ascrivere esclusivamente a Tennis Australia e alle autorità del Victoria, sostenendo che dall’inizio della pandemia l’attribuzione delle esenzioni per gli ingressi sull’isola siano sempre stati una prerogativa statale e non federale. “Gli hanno garantito un’esenzione, e quindi noi ci atterremo a quella decisione“, sono state le sue parole. Sempre Morrison aveva comunque fatto sapere che non ci sarebbero stati trattamenti di favore per il campione uscente dell’Happy Slam.
Di sicuro si tratta di una patata bollente dal punto di vista politico. Come ampiamente preventivabile, le modalità della partecipazione di Djokovic non sono state accolte dal favore della maggior parte dell’opinione pubblica, e quindi nessun rappresentante eletto vuole passare per colui o colei che favorirà lo sbarco del giocatore a Melbourne – le ricadute politiche in termini di approval rating sarebbero potenzialmente letali per molte carriere.
Intanto l’ipotesi più accreditata per l’esenzione concessa a Djokovic sembra essere quella relativa ad un contagio recente: qualora un individuo si fosse contagiato negli ultimi sei mesi sarebbe eleggibile per un’esenzione vaccinale all’ingresso nel Paese. Sempre The Age riporta che tre persone che sono state informate del processo decisionale riguardante Djokovic ritengono che questa sia la motivazione più probabile.
Nel frattempo, diversi esponenti della politica locale hanno chiesto pubblicamente che Djokovic spieghi pubblicamente le ragioni dell’esenzione ricevuta. Un’altra politica locale, Jacinta Allan, ha detto: “L’aspettativa del governo è che al suo arrivo spieghi le circostanze [dell’esenzione] alla comunità del Victoria e che spieghi le ragioni delle sue azioni, nonché le sue intenzioni riguardo alla sua presenza in Australia”. Ha inoltre definito una spiegazione pubblica da parte di Djokovic come “l’unica cosa accettabile da fare“.
Craig Tiley invece ha detto: “Alla fine spetta a lui parlare con il pubblico della sua condizione, qualora decida di farlo, e del motivo per il quale ha ricevuto un’esenzione“.