Il giudice Anthony Kelly, dopo quasi sette ore di procedimento, ha annullato la decisione di cancellare il visto a Novak Djokovic e ha disposto che il campione serbo sia liberato da ogni restrizione entro 30 minuti dalla decisione presa alle 17.16 ora di Melbourne, le 7.16 in Italia.
“Cosa poteva fare di più quest’uomo?”
La sessione è iniziata con quasi mezz’ora di ritardo rispetto all’orario previsto delle 10 (mezzanotte in Italia) a causa dell’incapacità di organizzare la trasmissione in streaming dell’udienza virtuale. Il Circuito Federale di Melbourne infatti non aveva predisposto soluzioni per il prevedibilissimo afflusso di migliaia di persone a tutto il mondo su uno stream che di solito è utilizzato da una dozzina di persone o poco più. I problemi sono durati per ore fino a che dopo le 14, durante la pausa pranzo, è stato organizzato un canale YouTube che potesse ritrasmettere le immagini della teleconferenza Microsoft Teams.
All’inizio è stata la volta del team legale di Novak Djokovic, assemblato dall’ufficio legale Hall&Wilcox. Il primo legale Nick Wood ha iniziato a spiegare la posizione del richiedente (Djokovic) leggendo il documento presentato alla Corte nei giorni scorsi, elencando tutte le norme rispettate da Djokovic, il quale è stato rappresentato come ottemperante a tutte le incombenze da svolgere per preparare il suo arrivo in Australia da visitatore non vaccinato con un’esenzione medica.
La prova della sua esenzione era stata caricata elettronicamente da Djokovic durante la preparazione dell’Australian Travel Declaration prima di partire da Dubai. Significativo l’intervento del giudice Anthony Kelly che ha detto: “C’era una esenzione medica che era stata prodotta da un professore e da un medico altamente qualificato [del primo panel di Tennis Australia n.d.r], poi l’esenzione è stata confermata da un secondo panel certificato dallo Stato di Victoria. Cos’altro avrebbe potuto fare quest’uomo?”
La risposta più ovvia sarebbe stata “vaccinarsi”, ma questo esula dal procedimento.
L’avvocato Wood ha poi argomentato come non sia stata data possibilità a Djokovic di produrre i documenti che gli venivano chiesti, in interrogazioni nel cuore della notte e che potevano essere affrettate.
Non c’è stata nessuna discussione sulla questione dell’esenzione e della validità del motivo per l’esenzione ottenuta da Djokovic. Secondo l’avvocato Wood, nel corso della compilazione del modulo ATD, tra i possibili motivi di esenzione, scegliendo “acute illness” (malessere acuto) si poteva trovare “tampone PCR positivo al COVID-19”, significando che la positività al tampone era un automatico attestato di malattia acuta.
Djokovic fatto uscire dall’hotel
Prima di dare la parola all’avvocato Chris Tran, rappresentante il Ministero degli Interni australiano, il giudice Kelly ha disposto che Djokovic venisse portato in un luogo nel quale potesse collegarsi allo streaming e vedere il procedimento. Il n. 1 del mondo ha quindi lasciato il Park Hotel dove è trattenuto dalle autorità australiane per andare in un altro luogo e guardare l’udienza. Non si sa se questo luogo sia la casa affittata da Djokovic per l’Australian Open, oppure l’ufficio dei suoi avvocati, che però curiosamente hanno una policy che permette solo a persone vaccinate (e con “controindicazioni mediche”) di entrare nell’edificio.
L’avvocato Tran ha parlato per mezz’ora, prima della sospensione per il pranzo, facendo riferimento a un documento sottoposto alla corte poche ore prima nel quale si presentavano precedenti casi (peraltro discussi e persi da Tran stesso) nei quali i presunti vizi procedurali contestati dal richiedente non avevano portato all’annullamento della decisione di deportazione.
A una pausa di quasi due ore per il pranzo ha fatto seguito la ripresa del procedimento verso le 15.50 quando è stato deciso di prorogare l’ingiunzione contro il procedimento di deportazione di Djokovic, che era in scadenza alle 16. Il giudice ha esteso l’ingiunzione fino alle 20, e poi ha aggiornato la seduta per dar tempo all’avvocato Tran di sottoporre altri documenti.
La decisione e i possibili (probabili) strascichi
Alla ripresa dei lavori, quando ci si aspettava un lungo dibattimento da parte della parte ricevente (il rappresentante del Ministero degli Interni) il giudice ha annunciato la lettura del verbale della sessione che ha disposto l’annullamento della decisione dell’ufficiale dell Australian Border Force che aveva ordinato la deportazione di Djokovic e il suo rilascio entro 30 minuti.
Inoltre il giudice ha ordinato al Ministero degli Interni di rimborsare i costi legali (probabilmente molto rilevanti vista la levatura dei legali ingaggiati) sostenuti da Djokovic per questo procedimento,
Tuttavia l’avvocato Tran ha preannunciato al giudice che il Ministro dell’Interno Karen Andrews e il Ministro dell’Immigrazione Alex Hawke hanno anticipato la loro intenzione di voler esercitare il proprio potere discrezionale, previsto dalla legislazione federale australiana, per rimuovere comunque Novak Djokovic dall’Australia, deportandolo e infliggendo un ordine di esclusione di tre anni.
Questa potrebbe essere la ragione che ha spinto l’avvocato Tan a rinunciare alla presentazione del suo caso e a lasciare via libera a una decisione favorevole a Djokovic.
Quindi Novak Djokovic ha sicuramente vinto la prima battaglia, ma potrebbe non aver vinto la guerra.