È arrivata nelle prime ore del mattino di venerdì in Italia la decisione che può cambiare definitivamente il volto dell’Australian Open 2022: il governo australiano ha annullato per la seconda volta il visto di Novak Djokovic. Il comunicato ufficiale è a firma del Ministro per l’Immigrazione Alex Hawke, il quale afferma che la scelta è stata fatta “per motivi di salute e ordine pubblico, in quanto era nell’interesse della popolazione farlo”. Se Djokovic non impugnerà la decisione in tribunale, sarà immediatamente espulso dal Paese.
Il ricorso dovrebbe essere tentato dai legali del campione serbo, ma l’Australian Open inizia tra meno di 72 ore. Secondo quanto afferma Paul Sakkal, giornalista australiano di The Age, gli avvocati di Djokovic starebbero considerando le opzioni legali a disposizione: in caso di ricorso, chiederebbero un processo abbreviato in grado di concludersi entro domenica:
Il comunicato del ministro Hawke recita: “Oggi ho esercitato il mio potere ai sensi dell’articolo 133C(3) della legge sulla migrazione di annullare il visto di Novak Djokovic per motivi di salute e buon ordine, sulla base del fatto che ciò fosse nell’interesse pubblico. Questa decisione arriva dopo le ordinanze del Circuito federale e del tribunale della famiglia del 10 gennaio 2022 che ha annullato una precedente decisione per motivi di equità procedurale. Nel prendere questa decisione, ho considerato attentamente le informazioni fornitemi dal Dipartimento degli affari interni, dall’Australian Border Force e dal signor Djokovic. Il governo Morrison è fermamente impegnato a proteggere i confini dell’Australia, in particolare in relazione alla pandemia di Covid”.
Come riporta The Age, non è chiaro se Djokovic verrà riportato in detenzione al Park Hotel (o ad un’altra struttura, perché non è certo che venga portato di nuovo nella prima) o se verrà costretto a lasciare il Paese immediatamente; il dubbio scaturisce dal fatto che i suoi avvocati stanno ancora vagliando le opzioni a propria disposizione per un appello; sempre The Age sottolinea che un giudice federale sarebbe in stand-by da giorni per presiedere un nuovo appello, stavolta presso la corte federale (il caso verrebbe ri-assegnato ad Anthony Kelly, che però potrebbe decidere di spostarlo dalla Federal Circuit and Family Court, preposta a questioni di immigrazione, alla Federal Court).
Come riporta da Melbourne Marco Patavino de “Il Globo“, tuttavia, Djokovic dovrebbe essere interrogato domani dal Dipartimento dell’Immigrazione, e questo fa pensare che non verrà mandato via in tempi brevissimi; anche qui, però, dipende tutto dalla decisione dei suoi legali.
LA SCAPPATOIA PER EVITARE DI ESSERE BANDITO PER TRE ANNI
La decisione di Hawke si basa sulla sezione 133C(3) del Migration Act, quella che come detto inizialmente gli dà il potere di cancellare un visto “per motivi di salute e ordine pubblico” e sulla base degli interessi della popolazione. All’interno della stessa si legge come una tale decisione comporterebbe l’impossibilità per il soggetto interessato (Djokovic, in questo caso) di richiedere un visto per i prossimi tre anni – in sostanza, la sua carriera all’Australian Open sarebbe virtualmente conclusa.
C’è però qualche speranza per il N.1 ATP che questa punizione si esaurisca qui, o che non si estenda per tutta la sua supposta durata. Esistono infatti circostanze particolari che gli consentirebbero di richiedere un visto già per l’anno prossimo o comunque prima della scadenza dei tre anni.
Ma quali sono queste circostanze particolari? Essenzialmente due. Ci sono le “compelling circumstances” (circostanze convincenti e/o grandemente rilevanti) che rientrano nella sfera d’interesse dei cittadini australiani o le “compassionate or compelling circumstances” (circostanze che possono essere legati a ragioni di compassione/comprensione per quanto successo in precedenza) che rientrino nella sfera dei cittadini australiani e neozelandesi o dei cittadini con una residenza permanente in Australia. In parole povere significa che un caso come quello di Djokovic potrebbe essere rivalutato alla luce dei benefici che la sua presenza porta al torneo, e di conseguenza al Paese sotto il profilo economico.