A. Cornet b. [14] S. Halep 6-4 3-6 6-4
Al sessantatreesimo torneo dello Slam – sessantesimo consecutivo – finalmente si esaudisce il sogno di Alize Cornet di raggiungere i quarti di finale per la prima volta in carriera. La francese ha battuto Simona Halep 6-4 3-6 6-4 in due ore e 35 minuti di battaglia; le due tenniste hanno sia lottato fra loro per vincere, ma hanno lottato anche (se non soprattutto) contro la calura australiana che a più riprese cercava di metterle k.o. Vittoria di coraggio, soffertissima e premio meritato alla carriera per la trentaduenne francese, standing ovation della Rod Laver Arena con Sinner in attesa che scalpita da più di un’ora. Cornet celebra con le lacrime questo traguardo per rendere l’atmosfera ancora più emotiva: il suo ultimo ottavo a Melbourne risaliva addirittura al 2009.
Dopo Muguruza, Cornet elimina un’altra campionessa del Roland Garros. Al ventunesimo quarto turno della carriera in uno Slam, per Halep è arrivata la sesta sconfitta a questo livello nel tabellone, e a niente sono servite le fiduciose prestazioni delle settimane precedenti (14 partite nei suoi ultimi quattro tornei, incluso il titolo WTA 250 di Adelaide). Un po’ a sorpresa Cornet aumenta il vantaggio negli scontri diretti con la rumena fino al 4-1, anche se non si incontravano da Madrid 2015.
“Scusate, sono molto emozionata“, ha detto Cornet a fine partita al microfono di Jelena Dokic, la quale ha richiamato un aneddoto sull’ultimo quarto turno giocato dalla transalpina a Melbourne: “Era il 2009, tu stavi giocando contro Safina e la vincitrice sarebbe stata la mia avversaria ai quarti, e ricordo che tu non sfruttasti un match point; per questo voglio abbracciarti!” Cornet ha risposto: “Mi piaceva tantissimo il tuo gioco, e ricordo che avrei voluto affrontarti davvero tanto, fu un grande dolore. 13 anni dopo sono ancora qui!”
Nel bello scambio finale ha aggiunto: “Oggi dopo mezz’ora eravamo praticamente in fin di vita ma siamo riuscite a lottare per due ore e mezza, Simona è una grande lottatrice. Il mio sogno si è avverato, non è mai troppo tardi per provarci ancora. Dopo mezz’ora mi tremavano le mani, non ci vedevo bene e non ero lucida, ma il mio box mi ha aiutata tanto“. Chiosa finale sul suo compleanno, avvenuto due giorni fa: “Mi hanno dato un grande bouquet, e il torneo mi ha regalato una cheesecake, ne ho mangiata così tanta che ora ho riserve di energie che dureranno per settimane!“
IL MATCH
Cornet lotta ad alta intensità nonostante alcune incertezze col servizio, Halep invece alterna grandi colpi vincenti da fondo a errori brutti e inaspettati nel bel mezzo dello scambio. A rendere bello e frizzante il primo set ci pensa la grande varietà messa in mostra dalla francese, che grazie a qualche stop volley, back di rovescio e diritti profondi e liftati ha messo in serie difficoltà l’ex numero 1 del mondo tanto da breakkarla nell’ottavo game e andare a servire sul 5-3. Qui avrebbe potuto chiudere la pratica ma qualche incertezza sul 30-30 (vedi doppio fallo) hanno rimandato di qualche minuto la fine del parziale. Tornata alla battuta, Halep ha infatti continuato nella sua serie di errori (incluso un goffo smash), compromettendo il set andato meritatamente dal lato di Cornet.
Uno dei principali punti di forza di Halep è la resistenza fisica, e la sfacciata Cornet ha deciso di affrontarla proprio sotto questo aspetto. Il caldo dell’ora di punta di Melbourne ha piegato letteralmente in due la rumena, che ancor prima dello scoccare dell’ora di gioco è ferma chinata in mezzo al campo con le mani sulle ginocchia, raramente vista in così grave difficoltà la battagliera Simona. Questa scena si ripete praticamente dopo ogni punto e il suo stile di gioco, che poco si confà agli scambi brevi, rende ancora più difficile la sua sopravvivenza in campo. La N.61 del mondo ovviamente non fa nulla per rendere più agevole l’esperienza in campo dell’avversaria, e col passare dei game finiscono per avere entrambe difficoltà a recuperare dopo gli scambi lottatissimi.
Abbastanza inutile fare il conteggio dei break e contro-break nel secondo set (ben sei), dove il calore è stato dominante; alla fine Cornet è riuscita a spuntarla al terzo grazie ad una maggior tenuta fisica e più fame di vittoria (aveva raccontato in conferenza stampa nei giorni scorsi di come avesse ancora tanto rammarico per il match di due anni fa agli US Open contro Pironkova in qui perse al terzo set agli ottavi di finale). Salvata una palla break sul 2-3, la transalpina breakka nel game successivo, e al terzo match point, il primo con la sua battuta, si pone fine alla partita in suo favore.
[27] D. Collins b. [19] E. Mertens 4-6 6-4 6-4
Sia Danielle Collins che Elise Mertens hanno legato le loro fortune passate a livello Slam proprio all’Australian Open avendo come massimo risultato la semifinale, raggiunta nel 2019 dall’americana e nel 2018 dalla belga. Oggi in palio c’era un posto nei quarti di finale, e la maggior perseveranza, abbinata ad un tennis più focoso ed aggressivo, hanno permesso a Collins di avere la meglio e far suo meritatamente un match che all’inizio si era complicato per il sopraggiungere di problemi fisici. La N.30 del mondo ha vinto 4-6 6-4 6-4 e questo è il secondo match consecutivo che conquista in rimonta, a riprova del suo elevato desiderio di vittoria. “Ci sono stati alti e bassi durante tutto l’incontro oggi, ho dovuto mettere grande pressione alla mia avversaria e mi toccava sempre fare un tiro in più”, queste le parole a caldo di Danielle, visibilmente frettolosa e con l’intenzione di tagliar corto per andare a recuperare in vista del match di doppio.
IL MATCH
Nel primo set è stata Collins la prima a passare in vantaggio di un break, ma sul 3-0 ha iniziato ad accusare dei problemi alla schiena – che ne limitavano i movimenti al servizio – con conseguente intervento dei fisioterapista. Nel mentre, Mertens non ha fatto nulla per alleviare le sofferenze dell’avversaria; anzi, ha reso più ardua la sua permanenza in campo allungando gli scambi e mantenendo una buona solidità difensiva che le ha permesso di risalire nel punteggio e con due break consecutivi conquistare il primo set 6-4 in 54 minuti di alta intensità.
Gli effetti dell’antidolorifico hanno però iniziato ad avere conseguenze benefiche sul corpo di Collins la quale è tornata a servire con disinvoltura. La N.26 del mondo al contrario è tornata a subire le più frequenti accelerazioni dell’avversaria, che col rovescio spesso è riuscita a trovare angoli fastidiosi, e il divario emerso nel primo set si è ripresentato nuovamente nel secondo parziale terminato con lo stesso punteggio e con la stessa durata (circa), ma vinto dalla statunitense. Causa qualche errore, Collins si è trovata lei per la prima volta sotto di un break ad inizio terzo set, ma ancora una volta la sua determinazione le ha permesso di rimediare all’istante. Le due tenniste sono poi andate a braccetto fino al decimo game, quando la belga alla battuta è tornata a concedere chance e al terzo match point si è arresa dopo due ore e 53 minuti.
Questo risultato dunque è una vittoria di grande caparbietà da parte di una tennista che a parte il dolore alla schiena nel primo set non sembra aver avuto grandi ostacoli oggi a livello fisico; tennisticamente invece Collins è stata superiore all’avversaria per potenza e precisione. Mertens si è difesa alla grande ma nei momenti di maggior tensione ha pagato forse una minor spensieratezza che a livello mentale ha contribuito a metterle pressione. In definitiva è stata Collins a crearsi maggior opportunità e ha fatto più gioco, è stata lei a tenere in mano l’andamento del match salvo appunto il primo set in cui Mertens si è trovata sotto e con la freschezza iniziale aveva ribaltato le cose.
“Due giorni fa ho avuto una giornata faticosa e ancora oggi ne ho pagato le conseguenze con dolori alla schiena che ha reso più complicato il movimento del servizio”, ha spiegato la tennista parlando al termine del match. Come detto l’aiuto dell’antidolorifico è stato decisivo, giocare un incontro di doppio nella stessa giornata (lei e Krawczyk sono state battute da Krejcikova/Siniakova, la miglior coppia al mondo) però può non essere la scelta più lungimirante.