Riccardo Piatti e Jannik Sinner, storia di un rapporto di lavoro che è ormai virtualmente concluso. Ma anche la storia di un padre e di un figlio. Il giovane, ormai cresciuto, credere di poter avere di più, che il grande maestro non sia più capace di dargli tutte le attenzioni di cui necessita. Crede di meritare qualcos’altro. “Non si tratta di capricci, ma di complicità“, commenta Emanuela Audisio nell’edizione odierna de La Repubblica.
E così, la storia tra il ventenne di Sesto Pusteria e lo storico allenatore di tennis è giunta al termine, perché Sinner è alla ricerca di qualcosa di nuovo oltre che di un altro tipo di riguardi. Il loro rapporto è iniziato nel 2014 quando l’allora tredicenne Jannik si trasferì a Bordighera per giocare nel più antico Club d’Italia, il Bordighera Lawn Tennis Club. Qui l’incontro con Piatti, con cui il ragazzo arriverà fino al best-ranking in nona posizione, vincendo cinque titoli ATP e passando per il trionfo alle Next-Gen Finals del 2019. Dal momento del suo ingresso nell’Academy, Piatti è diventato per Sinner un coach, un maestro e forse qualcosa di più. “Un padre“, come suggerisce anche Audisio, un tutore che adesso sembra essere stato abbandonato dal proprio “figlio”. Perché, cita la giornalista, anche Pasolini diceva che i maestri vanno mangiati in salsa piccante.
Ma il divorzio tra Sinner e Piatti non è il primo (e certamente neanche l’ultimo) caso di uno sportivo che decide di separarsi dal proprio allenatore. Gli esempi nella storia del tennis sono diversi e alcuni ce li ricorda la stessa giornalista di Repubblica. A partire dal n.1 al mondo Novak Djokovic, che fu cresciuto dal coach Marian Vajda, esonerato nel 2017 in favore di Andre Agassi e Radek Stepanek, salvo poi averlo richiamato solo un anno più tardi. Sempre nel 2017 è arrivato anche un’altra separazione illustre, quella di Rafael Nadal da suo zio Toni, che voleva dedicarsi a tempo pieno alla “Rafael Nadal Academy“, e che oggi è il coach di Auger-Aliassime.
Diversi sono i casi di sodalizi in famiglia, quella vera, come quello di Serena Williams con papà Richard (oggi interpretato da Will Smith, per questo candidato agli Oscar) a cui la 23 volte campionessa Slam deve tutto, ma che ha abbandonato come allenatore da tempo. Restando al femminile, famoso è il caso di Maria Sharapova che licenziò suo padre Jurij con una mail e Jimmy Connors perché si limitava a farle fare il salto della corda. Un campanello d’allarme per il ventenne altoatesino potrebbe essere l’episodio della tribolata rottura tra Alexander Zverev e il suo ex-manager Patricio Apey, arrivati addirittura ad avere una disputa legale.
Non è ancora chiaro cosa farà Sinner dopo il divorzio da Piatti. Una comunicazione ufficiale non è ancora arrivata, ma già si fanno diverse ipotesi su chi sarà il prossimo allenatore del giovane prodigio: Simone Vagnozzi è l’idea più concreta (con lui si sta temporaneamente allenando per prepararsi al 500 di Dubai), Boris Becker come super-coach quella più intrigante. Nelle ultime ore ha preso sempre più corpo anche la candidatura di Magnus Norman, ex finalista al Roland Garros nel 2000 e attuale allenatore di Stan Wawrinka. Una cosa è certa, il n. 10 ATP ha preso una decisione non semplice, oltre che improvvisa nonostante le prime crepe avvisate durante l’Australian Open. Ma, come sottolinea il Direttore Scanagatta nel suo editoriale, “i divorzi lasciano quasi sempre strascichi spiacevoli“. Vedremo in futuro se il figlio Jannik riuscirà a dimenticare (sportivamente parlando, è ovvio) il padre Riccardo.