Alle prime luci dell’alba italiana Rafael Nadal ha conquistato il suo 91esimo titolo in carriera, il terzo consecutivo in questa stagione in cui, per il momento, non conosce sconfitta. Anche Cameron Norrie deve arrendersi allo spagnolo, più bravo a “sfruttare i momenti decisivi“ per vincere la sua quindicesima partita in stagione su altrettanti match giocati.
Nelle consuete conferenze stampa post partita, i due giocatori hanno analizzato le fasi del match, entrambi concordi nel sottolineare il grande torneo disputato questa settimana.
LE PAROLE DI CAMERON NORRIE
D: Come definiresti la tua settimana in Messico dopo la sconfitta di questa sera?
R: “Da questa settimana porto via molti aspetti positivi, è stato un torneo con tanti grandi giocatori. Arrivare in finale è stato un grande risultato, ma sono comunque dispiaciuto per la sconfitta. Credo di aver giocato ad un ottimo livello durante tutta la settimana, ma oggi Nadal è stato molto più bravo nei punti importanti: io gli ho regalato qualche game qua e là, mentre lui non ha concesso nulla. Questa è stata la grande differenza, ma ho davvero molte cose positive da portare a casa. Ho servito molto bene, ho giocato scambi molto lunghi e dispendiosi. Amo giocare ad Acapulco e mi sono divertito molto”.
D: Ci puoi dire qualcosa in più sul lavoro mentale che hai svolto prima di questa partita? Cosa pensi di dover migliorare nelle prossime partite contro questi grandi giocatori come Rafa?
R: “È stata una grande partita, ho perso contro di lui tre volte l’anno scorso e avevo un’idea di come giocasse. Le condizioni erano buone per entrambi stasera, ma credo che abbia giocato meglio nei punti importanti e, alla fine, è questo ciò che fa la differenza. Come ho detto, gli ho regalato qualche punto mentre lui non ha concesso niente, è stato molto solido. A me forse è mancata un po’ la concentrazione in alcuni momenti del match, ma è stato bravo lui”.
D: Quanto è diventato importante il Messico nella tua carriera? Hai vinto il primo titolo a Los Cabos, hai fatto finale ad Acapulco: ti rivedremo qui nei prossimi tempi?
R: “Sicuramente. Amo il Messico e sento di star costruendo una sorta di fan base. È la terza volta che gioco qui, amo le condizioni e il torneo in generale, oltre alla gente che c’è. Senz’altro tornerò a giocare questo torneo e gli sarò molto fedele, le persone sono meravigliose così come tutti i volontari”.
D: Qual è la parte più difficile nell’affrontare giocatori come Rafael Nadal?
R: “Nadal fa un lavoro fantastico nel dettare il ritmo del match. Quando serve è sempre lui a gestire l’inerzia del gioco e quando servivo io ho dovuto aspettarlo un paio di volte, ma rientra tutto assolutamente nel regolamento. Fa un gran lavoro nel controllare i momenti del match e, certamente, posso solo imparare da lui sotto questo aspetto. È sempre concentrato, non ti regala punti gratis e ti dà la sensazione che non sbaglierà mai. Se gli regali due o tre punti sei sotto di un break, poi devi rimetterti a combattere: è esattamente quello che è successo oggi. Sul campo è spietato“.
D: Credi che con Medvedev in vetta al ranking possa aprirsi una nuova era nel tennis, anche se Rafa e Nole rimangono molto difficili da battere? Quanto è importante per te continuare a scalare posizioni in classifica e avvicinarti sempre di più ai migliori giocatori?
R: “Io voglio solo concentrarmi sul mio livello di gioco e sugli aspetti da migliorare, anche se sento di aver già fatto alcuni passi in avanti. Gioco contro i migliori tennisti al mondo e questo mi dà grande fiducia, ma è chiaro che quei due (Nadal e Djokovic, ndr) rimangono difficili da battere. Nadal ha fatto la sua miglior partenza di sempre, è impressionante vedere quello che stanno facendo. Tuttavia, ottenere una vittoria come quella di ieri contro Tsitsipas sarà quasi come aver battuto il prossimo Federer o Nadal, a livello di forza e immagine. È stata una grande vittoria, lui è qualche anno più giovane di me ed è stato bellissimo riuscire a vincere”.
D: In alcuni momenti della partita ti ho visto un po’ frustrato con la tua racchetta. Stai pensando ad un modo per lavorare sulla tua mentalità in questi momenti?
R: “In quella circostanza ero arrabbiato e mi sono fatto sopraffare. Credo di aver giocato i due migliori game del match dopo quello sfogo, sono riuscito a strappargli il servizio subito e a tenere il mio poco dopo. Ho avuto altre opportunità nel gioco successivo e mi sono arrabbiato. Poi, ovviamente, è sbagliato rompere una racchetta, ma sentivo di doverlo fare anche perché, lungo la mia carriera, non mi era mai capitato nonostante avessi voluto farlo molte volte. Ho usato questa situazione in modo positivo, senza lasciarmi trasportare eccessivamente e riuscendo a recuperare il break, giocando poi un gran tennis.
LE PAROLE DI RAFAEL NADAL
D: Giusto ieri si diceva dei 17 anni che sono passati tra il tuo primo titolo qui e quello di stasera. A parte i titoli e tutta la tua grande carriera, che è stata costellata di successi, mi piacerebbe sapere da dove Rafael Nadal trova le forze per tornare sempre così competitivo. C’era un momento in cui era a terra per i problemi fisici: da dove arriva questa spinta, non solo a livello sportivo, ma anche personale?. Sei un tennista intoccabile, non sei mai stato coinvolto in polemiche e sei sempre di buona presenza, non hai mai insultato nessuno né rotto una racchetta. Da dove tiri fuori questa personalità per essere un tennista semplicemente esemplare?.
R: “Credo che nessuno possa dirsi esemplare in tutti i sensi, tutti commettiamo errori ma l’importante è che non siano troppo gravi e, soprattutto, che non si ripetano. A me piace quello che faccio, lo dico sempre. Bisogna sempre dare valore alla fortuna che abbiamo noi tennisti professionisti, ma in particolare io mi considero una persona estremamente fortunata, che è riuscita a realizzare il sogno che avevo da bambino. Un parte molto importante della mia vita è il mio lavoro, ma non lo considererò mai come tale. Ho avuto molto successo e sarei molto irriconoscente se mi comportassi male o spaccassi una racchetta. C’è molta gente nel mondo che davvero non sta bene e guarda a coloro i quali la vita ha sorriso, quindi dobbiamo avvalorare la fortuna che abbiamo. Credo di aver ricevuto questo tipo di educazione in casa quando ero bambino, certi valori importanti che rimangono con te per tutto il resto della tua vita. Io ho sempre creduto in questi valori e, tanto durante la mia carriera quanto durante la mia vita, penso di essere una persona con un buon livello di autocontrollo, in tutti gli ambiti. Allo stesso tempo, penso di non essere stato uno che si sente molto speciale quanto le cose vanno bene né che si demoralizza quando vanno male: provo a mantenermi in uno stato emozionale più o meno tranquillo, cercando di vedere le cose in modo più rilassato. A partire da quello, ho sempre provato a sforzarmi ogni giorno di più per provare ad allungare quanto più possibile la mia carriera e, principalmente, per continuare a divertirmi al massimo.
D: Nella tua carriera sei stato e sei ancora leader nel palmares di diversi tornei nel mondo. Penso al Roland Garros, a Montecarlo, a Roma e ora anche ad Acapulco, dato che sei quello che ha vinto più titoli insieme a Thomas Muster e David Ferrer. Significa qualcosa di particolare per te?
R: “Io dico sempre la stessa cosa, cioè che questi tipi di record devono essere celebrati a fine carriera. Per me oggi la cosa più importante è essere riuscito a vincere un torneo molto prestigioso nel mondo del tennis, in cui erano al via cinque dei primi sei giocatori del mondo, quindi senza dubbio molto complicato. Aver vinto qui significa molto per me, soprattutto guardando indietro nel tempo di giusto qualche settimana: tutto questo mi sembrava impossibile, prima ero seduto su una sedia a rotelle e ora penso a quanto sia incredibile come le cose cambino in così poco tempo. Sono passato, di fatto, dal non potermi allenare a ritrovarmi dove sono ora. Ho sempre mantenuto una buon atteggiamento durante questo periodo, però non mi sarei mai immaginato di essere dove sono adesso. Ovviamente sono felicissimo e mi sto godendo ogni momento”.
D: Ci fai un’analisi della finale, in particolare del momento complicato nel secondo set?
R: “Penso che non sia stata la miglior partita del mio torneo: ho giocato meglio in altri giorni, però oggi affrontavo contro uno dei giocatori più in forma del circuito. Lui (Norrie, ndr) arrivava da una grande serie di vittorie, non ultimo il 6-4 6-4 contro Tsitsipas oppure la vittoria contro Isner. Nonostante questo, io sono riuscito a salire 6-4 5-2 e servizio contro un tennista in grande stato di forma e di grande valore. Trovo che sia incredibile perché questo certifica il fatto che sto giocando ad un livello molto alto. Credo che Norrie sia migliorato in molti aspetti, ha un tipo di tennis contro cui è difficile giocare. Ha una virtù importante perché fa sentire al suo rivale che non può giocare con troppa tranquillità. Ti fa prendere decisioni difficili e ti fa pensare molto mentre giochi e, per questo, è uno dei migliori giocatori del mondo. Ha fatto una scalata incredibile nell’ultimo anno e mezzo. Per me è una vittoria di gran prestigio, ancora di più perché ottenuta in una finale: do molto valore a questo successo, un ATP500 molto importante e un titolo in più nella mia carriera, sono molto soddisfatto. Anche questa sera il mio servizio, tolto lo scivolone del 5-2, ha funzionato molto bene. Non è stato il giorno in cui avevo le migliori sensazioni, ma non erano nemmeno così pessime. Le finali sono diverse dalle altre partite, devi trovare i momenti in cui operare il sorpasso decisivo per arrivare al titolo: sono partite da vincere e credo di aver sfruttato le mie opportunità”.
D: Dopo tante le battaglie in una settimana molto dura, come sta il tuo fisico? Com’è preparato per i Masters 1000 che verranno? Cosa pensi guardandoti indietro, sbirciando quel ragazzo entrato in tabellone con una wild card e che è finito con trofeo il sul taxi?
R: “Bisogna essere onesti, non ho perso un set in tutto il torneo e i due primi giorni ho giocato due partite rapide. A partire dal match contro Paul le partite sono state più lunghe e combattute, però fisicamente sto bene. Questo è un torneo molto esigente per il mio fisico perché l’umidità è molto forte. Io perdo molti liquidi e un giocatore come me soffre con questo tipo di condizioni, però il mio corpo ha risposto bene. In riferimento alla seconda domanda, sono passati molti anni dalla prima volta che sono venuto qua. Si dà più valore alle vittorie adesso rispetto a quando hai 18 anni“.
D: Hai vinto ad Acapulco nel 2005 nell’anno in cui la tua carriera è esplosa. Sei stato l’ultimo campione sulla terra battuta, hai vinto sul cemento sia nel vecchio che nel nuovo torneo. Hai fatto la storia del torneo di Acapulco, in qualche modo questo torneo ha lasciato un’impronta sulla tua carriera?
R: “Non devo essere ipocrita, nella mia carriera molti tornei hanno lasciato un’impronta importante. Il Messico, comunque, è un posto che porto sempre nel cuore per la sua gente molto ospitale e gentile. Sono stato qui diverse volte durante la mia carriera, penso di aver raggiunto ottimi risultati quasi tutte le volte che sono stato qui. Spero che sarà un posto dove la gente abbia un buon ricordo di me quando io non potrò tornare. Sicuramente, quando finirà il sogno che sto vivendo da così tanti anni, Acapulco sarà un luogo che avrà un luogo molto speciale nel mio cuore.
D: Cosa credi di aver fatto meglio oggi per arginare Norrie e riuscire a vincere?
R: “Non credo di aver fatto qualcosa di buono in particolare, la cosa migliore è stata riuscire a vincere. Ho approfittato i momenti in cui potevo andare avanti nel punteggio, ho sfruttato molto le opportunità di break e, in qualche modo, ho giocato bene nei momenti decisivi. Quando ti trovi di fronte a giocatori così forti questo fa la differenza. In generale, sono sceso bene a rete, sfruttando bene il dritto lungo linea e, come già detto, ho servito bene. Ora ho due settimane per stare un po’ più tranquillo, allenandomi bene per preparare Indian Wells”.