Su segnalazione di Pato Remondegui, Direttore di Tennis Accademy Ravenna
LE CONTROINDICAZIONI DELLA GRATIFICAZIONE IMMEDIATA
Se mi piace, se lo voglio, perché non dovrei averlo? Non va bene? La gratificazione immediata è eccellente. Se voglio la cioccolata, una doccia calda, una torta, una vacanza, una vittoria, quando la voglio? Quando sento di voler avere questi piaceri? Ora, ora, ora… grazie mille per non avermi fatto aspettare! La gratificazione immediata è il motivo per cui sono sempre sul telefono. Lo smartphone mi dà più piacere di quanto lo facessero tutti gli altri cellulari precedenti. La vita moderna è progettata per darmi piacere istantaneo. Ma mi chiedo: ‘sono soddisfatto di questo? La gratificazione immediata può soddisfarmi?’ No, non lo fa. Mi fa ancora desiderare di più! Ciò che ieri era soddisfacente, oggi mi scontenta, e domani mi frustra. E se dovessi aspettare per avere quello che voglio? L’attesa mi mette tensione, mi innervosisce, mi agita e ho fretta.
Portato al tennis, spesso perdo perché non so avere pazienza, non riesco a controllarmi, non so costruire. Come nella vita, voglio tutto e subito, e questo non paga nello sport. La gratificazione immediata mi fa venire la sete di successo subito, che porta alla fame di vittorie, alla frustrazione, all’insoddisfazione e alla fine mi sento vuoto e ingannato. Ho tutto quello che ho sempre voluto eppure sono infelice. La gratificazione immediata è una sofferenza mascherata di piacere. Le cose di valore richiedono tempo, ci vuole pazienza, allenamento, autocontrollo: disciplina. Quando esaudisco questi desideri, dopo aver lavorato duro per quello, mi sento soddisfatto, sento di aver realizzato qualcosa, sento che ne è valsa la pena. Perché? Perché questo processo riguarda molto di più il mio divenire, la mia formazione, che quello che ottengo immediatamente e senza nessun “sacrificio”.
Ioan Popoviciu, psicologo sportivo
I PROBLEMI DELLA GENERAZIONE NETFLIX
Stando a contatto tutti i giorni con ragazzi dai 12 ai 22 anni, mi rendo conto di quanto certe abitudini nella vita di tutti i giorni si riflettano, purtroppo spesso in modo negativo, sull’apprendimento, nello specifico faccio riferimento ovviamente al tennis. Abbiamo a che fare con generazioni che possono avere quasi tutto a portata di mano, a portata di clic: voglio vedere un film? Vado su Netflix (o altre piattaforme). Voglio rivedere una partita? La cerco su YouTube. Senza “perdere” tempo. Mi piace quella felpa ma non ho voglia di uscire a comprarla? La compro on-line e mi potrebbe arrivare il giorno dopo. E se dovessero imparare un colpo, uno schema sul campo? E se dovessero imparare ad avere pazienza prima di ottenere dei risultati? Ah, allora sono ca**i. Perché non puoi cliccare per vincere una partita, non puoi portare avanti il timer per andare al punto in cui vincerai delle partite in più. E quindi? Quindi impazziscono, frignano, smettono, spaccano racchette. Poi l’indomani magari, la racchetta rotta la ricomprano subito nuova e anche più bella? E se non ci sono la famiglia e/o i maestri ad insegnargli la pazienza, la fine è segnata. Ma il problema è che nemmeno nella vita di tutti i giorni puoi spingere ‘okay’ per avere ciò che vorresti.
Igor Gaudi, ex tennista italiano, n. 169
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Pat Remondegui, direttore Tennis Academy di Ravenna, ci inoltra “pillole di saggezza tennistica” diffuse da grandi coach, giocatori ed ex tennisti, a uso e consumo dei giovani che sognano di diventare professionisti. Ma anche dei loro coach e genitori.