Marian Vajda non è più l’allenatore di Novak Djokovic: la notizia, ufficializzata pochi giorni fa dallo stesso giocatore serbo, ha fatto il giro del mondo. Perché il coach slovacco è stato al fianco di Nole per quindici lunghi anni (salvo un’interruzione tra il 2017 e il 2018) che lo hanno portato a sollevare trofei in tutto il mondo, con Marian sempre nel suo box. La rottura, tuttavia, era maturata già qualche mese fa, come racconta lo stesso Vajda agli slovacchi di Sport Aktuality: “Abbiamo deciso che fosse il momento di separarci dopo la sconfitta in finale allo US Open. All’inizio ci saremmo dovuti vedere a Bratislava, poi mi ha invitato alle Finals di Torino e lì abbiamo definito la separazione. Non l’abbiamo annunciato prima perché abbiamo deciso che dovesse farlo il suo team. Poi la stampa serba l’ha saputo comunque”.
PROGRAMMAZIONE – Le prime divergenze tra Vajda e Djokovic, spiega il coach, risalgono alle settimane estive del 2021 prima dei Giochi di Tokyo, dove Novak ha perso da Zverev vedendo così sfumare il sogno del Golden Slam. “Novak dopo i primi tre Slam vinti aveva già sprecato molte energie, e il tempo per prepararsi era troppo poco, ma lui ci teneva tantissimo a vincere una medaglia per la Serbia. Il fallimento a cinque cerchi lo ha letteralmente prosciugato di energie fisiche e mentali e alla fine gli è mancato l’ultimo passo per chiudere il Grande Slam a New York”. Ma anche il tema della mancata vaccinazione ha inciso, così come la presenza ingombrante di Goran Ivanisevic: “Avendo un numero limitato di tornei da poter giocare non aveva molto senso continuare visto che con lui c’era già Goran. Così abbiamo messo fine alla nostra collaborazione professionale”.
OBIETTIVI FUTURI – Vajda, che in questi giorni è a Bratislava dove seguirà Slovacchia-Italia di Coppa Davis, ha risposto così a una domanda sui suoi progetti: “Ora mi godrò un po’ di tempo libero. Ma so già che non mi fermerò a lungo perché mi piacerebbe vivere nuove esperienze. Magari una nuova sfida con un altro giocatore mi piacerebbe, ma non è facile trovare quello giusto. Basta vedere cosa è successo tra Lendl e Zverev e Agassi e Djokovic””.