L’Italia di Coppa Davis doveva vincere a Bratislava e ha vinto, quindi tutto come previsto. Magari non la parte in cui gli azzurri si sono trovati sotto 1-2 dopo il doppio. E nemmeno lo svantaggio di un set nel quinto e decisivo rubber dell’esordiente (in singolare) Lorenzo Musetti rientrava nei calcoli di capitan Volandri, però tutto è bene quel che finisce con la qualificazione alle Finals, e di sicuro i nostri non ci hanno fatto sbadigliare passeggiando sui meno quotati avversari. È un punto di vista, ma sentiamo cosa racconta Filippo Volandri al direttore Ubaldo Scanacatta subito dopo la vittoria di Musetti in quest’intervista esclusiva.
Grandissima soddisfazione, grandissima sofferenza: quale più delle due cose?
“Forse più la seconda, però bello, perché c’è tanto dietro, tanto lavoro, una squadra che si compatta sempre di più. Ho una squadra alle mie spalle che mi dà una mano pazzesca. Per fare delle cose grandi si passa sempre da tappe difficili e questa è sicuramente una di quelle, quindi stiamo certamente costruendo qualcosa di grande.”
Di’ la verità, te lo saresti mai aspettato due giorni fa?
“Assolutamente no. Abbiamo dovuto cambiare in corsa, abbiamo dovuto fare mille ragionamenti ieri, ma alla fine ce l’abbiamo fatta, anche soffrendo. Soffrendo con un doppio che secondo me abbiamo dominato dall’inizio alla fine e l’abbiamo perso. Jannik ha dato un ennesimo esempio di professionismo e di professionalità giocando in singolare dopo due ore e mezza di doppio e Musetti ha esordito in maniera strepitosa, in Davis sul 2 pari. Ovviamente ne avevamo parlato tanto ieri, ma so cosa vuol dire esordire a quell’età ed è stato veramente strepitoso”.
Musetti ha compiuto vent’anni due giorni fa, Jannik ne fa ventuno ad agosto. Una squadra giovanissima, quindi ci sono anche aspettative per il futuro?
“Assolutamente sì, per questo parlo di progetto a lungo termine. La squadra è giovane e aspettiamo Matteo a braccia aperte. Purtroppo eravamo anche senza Fabio questa settimana, però dobbiamo guardare lontano. A prescindere che avessimo vinto o perso, avremmo costruito sicuramente qualcosa di importante per il futuro. Bisogna avere solo un po’ di pazienza”.
E a Bologna chi ci sarà?
“Non riusciamo a organizzarci da qui a tre settimane, figuriamoci arrivare a settembre! Spero di avere tutti a disposizione e che mi mettano ancora una volta in difficoltà nelle scelte. Questo vuol dire che abbiamo una squadra forte”.
L’assenza di Berrettini era un grosso rischio visto come sono andate le cose?
“Certo che sì. Era una scelta condivisa, al di là dell’infortunio. Gli auguriamo che recuperi il più presto possibile, so che sta molto meglio. Abbiamo perso Fabio a pochissimi giorni dall’incontro, però abbiamo una squadra forte, siamo completi”.
Direi che resta il problema del doppio, soprattutto in prospettiva, perché Bolelli ha 36 anni e anche Fognini ha la sua età. E poi forse anche il recupero di Sonego, perché queste due partite che ha perso, con Gojo e qua, per le prossime volte qualche cosa bisognerà fare, a livello forse psicologico.
“Sicuramente va preparata ancora meglio. Lorenzo dà sempre l’anima, ancora una volta ha dato l’anima, quindi non c’è niente da recriminare. Riguardo al doppio, nel terzo set Polasek è stato il migliore dei quattro; ha quarant’anni, quindi ho cinque anni di tempo per costruirne uno. Ovvio che, se si infortuna Fabio e non c’è Matteo, ogni volta dobbiamo lavorare per inventarci qualcosa, però siamo bravi anche in questo. Oggi credo di aver schierato la coppia migliore ed è andata via per un soffio. Però, con Matteo, che giocherà abbastanza doppi insieme a Jannik in futuro, è già un’opzione in più e, come vedete, ne dobbiamo sempre avere tante”.
Cosa ti aspetti quest’anno dal tennis italiano al di fuori della Coppa Davis?
“Che continui a crescere come movimento. Abbiamo costruito e stiamo costruendo qualcosa di importante, dai bambini che vanno alle Scuole Tennis fino alla Coppa Davis. Dobbiamo continuare su questa strada cercando di dare sempre più una mano ai progetti per poter crescere e cercare di potenziarli il più possibile”.
Un’ultima cosa: Filippo Volandri, quando hai giocato la Coppa Davis, in quale partita ti ricordi di avere sofferto più o meno quanto hai sofferto oggi?
“L’esordio. L’esordio con Ivanisevic è stata la partita in cui ho sofferto di più, però è quella che mi dà più soddisfazioni, quella che ricordo più volentieri. E credo che anche Lorenzo si ricorderà questa”.