“Ho continuato a lottare e sono arrivato qui. Ora devo cercare di raggiungere un altro obiettivo, un altro traguardo ma sì, questa è una buona soddisfazione“. Non avremmo potuto trovare parole migliori, di quelle usate da lui stesso, per descrivere il carattere combattivo e mai appagato di Andy Murray. Grazie alla vittoria in rimonta su Taro Daniel al Masters 1000 di Indian Wells, il trentaquattrenne scozzese ha raggiunto una pietra miliare della propria carriera: 700 vittorie nel circuito maggiore.
Un numero che testimonia la sua incredibile voglia di lottare, di raggiungere i propri obiettivi e migliorarsi costantemente. Un traguardo che sembrava impensabile fino a qualche anno fa, tra molte difficoltà, due operazioni all’anca tra il 2018 e il 2019, il timore concreto di dover mettere fine alla propria carriera e infine lo stop per la pandemia da Covid-19. Andy Murray, anzi Sir Andy, ha dovuto affrontare tutto questo, ma alla fine ne è uscito più forte di prima e con i risultati dalla sua parte. “Non è stato facile arrivarci, Greg [Rusedski] mi stava dicendo che sono arrivato a 600 a Cincinnati nel 2016″ – ha raccontato lo scozzese in conferenza stampa – “Cinque anni e mezzo per vincere le ultime cento, quindi ci è voluto un po’. Ovviamente, con tutte le difficoltà degli ultimi anni e tutto il resto, ero sulla buona strada per arrivarci già parecchi anni fa. È stata dura“.
Una rincorsa iniziata nel 2005 con l’ingresso tra i professionisti, che l’ha portato, oltre a diventare il n. 1 del mondo nel 2016 e a vincere tre titoli Slam, ad entrare adesso nel “club dei 700”. Tra i giocatori ancora in attività, solo in tre (dei 18 di sempre) sono riusciti a raggiungere questo traguardo: Roger Federer (1251), Rafael Nadal (1043) e Novak Djokovic (991). I ‘Fab Four‘ uniti anche da questi numeri.
“Prima lo facevo di meno ma ora guardo queste cose. Mi dà qualche motivazione e incoraggiamento per cercare di arrivare più in alto e vincere più partite” – ha spiegato orgoglioso Murray in conferenza stampa – “Quando si guarda ai giocatori che ci sono riusciti, la maggior parte di loro sono certamente i migliori degli ultimi 30 o 40 anni. Credo che quando guardi un numero come quello e ti vedi paragonato ad alcuni di quei ragazzi, sì, ti fa sentire fiero dei tuoi successi e delle partite che hai vinto nella tua carriera in un’era incredibilmente difficile. La mia partita preferita di queste 700? Probabilmente la finale delle Olimpiadi a Londra 2012“.
Ma lo scozzese non si vuole accontentare, e pensa già al futuro: “Questo era un obiettivo che mi sono posto alla fine dello scorso anno” – ha detto Murray – “Sono un sacco di vittorie. Ovviamente sono molto felice di averlo fatto qui, e ora andiamo per le 800“. L’attuale n. 88 ATP inizierà la sua rincorsa verso il prossimo traguardo provando a fare 701 nella sfida di secondo turno di Indian Wells contro Aleksandr Bublik. Vada come vada sul cemento californiano, Sir Andy preparerà il resto della stagione nuovamente insieme a Ivan Lendl: “Non vedo l’ora di lavorare sui prossimi obiettivi con Ivan dopo il torneo di Miami, mi allenerò ad Orlando con lui” ha confermato Murray.