“Ancora tu, ma non dovevamo vederci più”, cantava con la sua voce malinconica Lucio Battisti. Una vena di malinconia che certamente percorre qualsiasi appassionato di tennis ogni volta che si ritrova a pensare a Nick Kyrgios e alla sua carriera, a cosa sarebbe potuto essere se (e qui ci sarebbero centinaia di “what if” da inserire)… almeno fino a questi ultimi giorni californiani. Era probabilmente dalla memorabile partita con Federer alla semifinale di Miami del 2017 che l’australiano non mostrava questi numeri e queste giocate, ma soprattutto questa calma, che gli hanno permesso di portare a scuola il numero 8 al mondo, Casper Ruud, mai veramente capace di reagire allo strapotere della classe cristallina di Nick, troppo spesso offuscata dai rimpianti. Rimpianti che, almeno per stanotte, affliggeranno fortemente anche Stefanos Tsitsipas, che dopo un inizio da urlo contro Jenson Brooksby, culminato con un 6-1 nel primo set, é stato costretto a soccombere sotto i colpi e il talento del californiano, il sogno del ragazzo di casa che sulle ali del pubblico si issa al quarto turno con lo scalpo addirittura di un dio greco. E per il giovanotto che tanto osa e nessuno teme ci sarà il cavaliere di Sua Maestà, Cameron Norrie, campione in carica nella strana kermesse di Indian Wells dello scorso ottobre, che ha regolato il fabbro georgiano, Nikoloz Basilashvili, in un remake della finale dell’ultima edizione. Di seguito, la cronaca dei match nel dettaglio.
J.Brooksby b. [5] S.Tsitsipas 1-6 6-3 6-2
Sembra iniziare bene Broosbky, che però subito subisce il break nel suo primo game al servizio, con un paio di errori un po’ superficiali, e da lì sale in cattedra immediatamente il professor Tsitsipas, che riesce anche a variare molto creando non poche difficoltà al suo avversario. Nel quinto gioco arriva il vero punto di svolta del primo parziale, sul 30-30 servizo Tsitsipas: punto comandato da Brooksby che cerca e trova una buona smorzata, per poi giocare un ottimo lob che appare definitivo… ma con una sorta di smash molto debole in recupero Stefanos sorprende l’avversario e lo caccia indietro, poi chiude.
Un punto che può dare fiducia, e scoraggia Jenson facendo vedere l’approccio super determinato della tds n.5. Da lì Brooksby sembra convincersi di dover forzare e compiere un miracolo per portare a casa un punto, e questo lo porta a diversi errori di rischio e di fretta, insieme a uno Tsitsipas che cambia ritmi in continuazione come un jazzista. Il greco porta a casa il doppio break, per poi chiudere 6-1 in 27 minuti, dominando del tutto, sia sui colpi che tatticamente, e con più dell’80% di punti con la prima, mostrando un servizio da corazziere.
Ma Brooksby apre il secondo set nel migliore dei modi, alzando la testa con coraggio: break nel secondo game, in cui è fantastico sulla risposta e molto profondo e preciso, apparendo più sciolto e libero col braccio, a 30, con una risposta sulla riga. Lo conferma poi a 0, anche con una piccola mano di Tsitsipas, che non riesce a variare più come prima, e subisce il rientro prepotente del giovane californiano, che percepisce l’atmosfera e non ha la pressione della vittoria. Rimane in scia il greco, ma è calato nello scambio e nell’incisività, in luogo di un Brooskby che non concede più nulla, giocando benissimo con la prima e col rovescio da fondo. Sesto e settimo game sono un po’ complicati, per la prima volta in questo set, con Tsitsipas che davvero prova a rientrare, si arriva ai vantaggi ma alla fine Brooksby se la cava, con qualità e spinta, in una partita che man mano si alza sensibilmente di livello, con un’inerzia sempre più a stelle e strisce. Alla fine il break in apertura di parziale si rivela quello decisivo, con un set molto bello da vedere, ma solidamente nelle mani dell’americano una volta scavato il solco, senza neanche concedere palle break. Grandi scambi e colpi nel nono game, tre set point annullati con una difesa da antologia da parte del greco, costretto poi ad arrendersi a ottimi servizi. Vince meritatamente il set Brooskby, rialzandosi da un brutto 6-1.
Era chiaro che Brooksby avesse ritrovato fiducia, ma l’inizio di terzo set è un vero e proprio scempio di Tsitsipas, con due break già ottenuti dall’americano in altrettanti game in risposta: il primo lo conquista dopo uno scambio pazzesco, difendendosi con coraggio come un Gallo dall’assalto dei Romani, idem sul punto dell’altro break. Ora è lui che varia, accelera, smorza, manda in bambola il greco, che appare scollegato e ha concesso di riprendere fiducia a Jenson. Dopo il 6-1 pochi avrebbero predetto tutto ciò. Nel quinto gioco arrivano delle palle break che sanno tanto di match point, in un game fiume da 22 punti in cui saranno addirittura 7, tutte annullate dal greco che su questi punti ritrova il gioco senza distrazioni (ha lasciato scorrere 3 palle che erano sulla riga di fondo, immedesimandosi giudice di linea per caso) ma senza apparire capace di rientrare. Onore però al fatto che nonostante il punteggio continui a lottare così duramente, pagando molto caro anche il non servire più con regolarità la prima, arma alla lunga comunque importante. Brooksby chiude seguendo il copione del match: scambi spinti, qualità da fondo, errori tattici e grande incertezza di Tsitsipas, crollato radicalmente, apparendo proprio come tutt’altro giocatore, non come l’arrembante dio greco a cui siamo abituati, arrendendosi al giovane gigante, che dalla delusione del primo parziale trae energia positiva per la più grande vittoria della sua carriera. Oltre le colpe di Stefanos, che ha deluso le aspettative di un torneo in cui era inserito anche tra i favoriti per la vittoria finale, vanno celebrati i meriti di Jenson Brooksby, che dà risalto al suo nome (datogli per onorare Jenson Button, campione di Formula 1) correndo più veloce possibile, e senza fermarsi, verso la linea del traguardo. Avanza il californiano, che dà seguito al suo ottimo periodo di forma, dopo la finale a Dallas il mese scorso e il best ranking di n.43 al mondo con cui si è presentato al torneo, ottenendo la prima vittoria della carriera contro un top 10.
Come anticipato in apertura, l’avversario di Brooksby sarà la tds n.12, nonché campione in carica, Cameron Norrie. L’inglese ha avuto la meglio di Basilashvili, tds n.18, in una curiosa riedizione al terzo turno dell’ultima finale del torneo (il che la dice lunga, con rispetto per entrambi, della qualità dell’ultimo Indian Wells svoltosi in ottobre). Come allora, anche oggi il mancino classe ’95 ha dovuto rimontare da un set di svantaggio, e ha dovuto anche attraversare un secondo set complicato, ricco di break e controbreak che lo hanno reso incerto dall’inizio alla fine. Scrollatisi di dosso gli ultimi rimasugli di incertezza, il numero 1 inglese ha poi abbattuto 6-1 il georgiano nel terzo, chiudendo il match 3-6 6-3 6-1 in un’ora e quarantaquattro minuti di tennis non certo eccelso. Da segnalare l’ottimo 78% di punti vinti con la prima per Norrie, che si presenta in fiducia, dopo un ottimo inizio di stagione (titolo a Delray Beach e finale ad Acapulco), all’interessante sfida con Brooksby di quarto turno (non ci sono precedenti) , in uno spicchio di tabellone che vede come altri due protagonisti Gael Monfils e Carlos Alcaraz. Una grande occasione per tutti di raggiungere una semifinale 1000. E Cameron Norrie, specie tra i venti del deserto, è uno che di occasioni se ne intende.
[WC] N. Kyrgios b. [8] C. Ruud 6-4 6-4
Il match si apre con due game da incubo per Ruud, pieni di errori (inusuali per lui) e insicurezze, a fronte di un Kyrgios che si dimostra paziente e accelera quando può, senza esagerare. Seguono poi game senza storia, che mostrano però l’onnipotenza di Kyrgios al servizio, e del suo dritto o rovescio che sia anche in risposta (se ne ha voglia), e la costanza di Ruud, bravo a costruire con pazienza, che però paga l’inizio pessimo, con il break sul servizio dell’australiano che appare in queste condizioni davvero difficile da gestire. Prosegue il grande equilibrio ai servizi, un paio di volte Kyrgios si lascia andare e inizia a giocare sul 40-0 regalando accelerazioni semplicemente irrazionali, aiutato dal suo modo di colpire la palla piatta, che quasi la fa affondare nel terreno sul lato di Ruud, il quale da parte sua soffre un po’ quando non entra la seconda ma sta sempre bene nello scambio, specie sul suo amato dritto. L’australiano chiude il parziale in 37 minuti mettendo a referto il quinto ace, uno dei tanti segnali che sul suo servizio la porta è stata sempre chiusa, e i pochi punti concessi sono i soliti svogliati errori di sufficienza, ma d’altronde si sa che con Kyrgios è una continua roulette russa: prendere o lasciare. Un set comunque equilibrato, dove ha brillato di più l’australiano, che ha sfruttato l’unica palla break del match tra entrambi; Ruud rimane col rimpianto di non aver subito preso le misure al match, ma quanto soffre le risposte anticipate e di incontro di Nick.
Anche nel secondo set c’è subito il break: accade nel terzo gioco, nonostante sembrava che Ruud avesse iniziato con un passo migliore e più spigliato, ma ciò non basta a tenere a bada questo Kyrgios. Va detto che questo break è soprattutto frutto della pressione e delle giocate che sta mettendo dentro l’australiano, veramente in una forma anormale. Resta schiacciante al servizio, dove non fa neanche respirare Ruud. Così il risultato appare scritto. Arriva qualche scricchiolio per Nick nel sesto gioco, che tiene a 30 ma con qualche brivido, senza però mai far concretizzare e tenendo a debita distanza un buon Ruud in fin dei conti, che comunque fino alla fine gioca a testa alta. Poteva chiudere 6-3 in scioltezza Nick, ma arriva ovviamente la solita tensione; va a servire per il match sul 5-4, con il dritto che è una folgore nell’afoso deserto della California. Chiude meritatamente con il doppio 6-4 una partita che dall’inizio alla fine è stata sua, grazie alla capacità di snaturare il gioco di Ruud (accelerando e spingendo, senza dargli tempo di preparare il colpo e costruire i punti) e lasciandoselo ampiamente alle spalle, senza mai mettere in dubbio il risultato. La semplice verità è che questo Kyrgios, ritrovato al meglio del suo talento, è ingiocabile per un ottimo giocatore, che pure fa della costanza e della calma (due parolacce per l’australiano) le sue armi letali, come Casper Ruud. E dunque dopo la rovinosa caduta di Medvedev e la delusione di Tsitsipas, esce un’altra delle prime otto teste di serie, in un torneo sempre più aperto. Il prossimo avversario di Nick Kyrgios sarà il nostro Jannik Sinner, simile a Ruud come gioco e anche non al top fisicamente; contro questa versione di Nick l’azzurro potrebbe davvero faticare tanto, in quello che sarà il primo incontro in assoluto tra i due.