[4] R.Nadal b. [17] R.Opelka 7-6(3) 7-6(5)
Finì 6-4 6-4, e più non dimandare, a Roma, sulla terra battuta d’Italia, tanto cara e tanto devota al cannibale del rosso Rafa Nadal. Finisce sempre con lo stesso esito, ma con copione diverso, nel deserto della California, terra (apparentemente) cara a tie-break man Reilly Opelka, mai veramente sostenuto così apertamente dal pubblico, che appariva semplicemente entusiasta dello spettacolo offerto dai due campioni. L’americano, per l’ennesima volta, ha ribadito che oltre al servizio (e che servizio!) sa giocare anche da fondo, incisivo e devastante col dritto, un po’ più insicuro sul rovescio, che eppure oggi ha funzionato; se migliorasse un po’ nel gioco a rete ci sarebbe davvero qualcosa da raccontare. Dall’altra parte della rete, un uomo che ormai ha esaurito qualsiasi descrizione possibile, che anche quando sta già precipitando nel baratro riesce ad aggrapparsi da qualche parte per risalire, e anche oggi è stato così: in una giornata in cui il servizio, arma mai abbastanza celebrata, gli ha dato tanti frutti maturi, c’è stata qualche sbavatura qua e là, ma ha sopperito a modo suo, da leggenda, sempre e comunque, stroncando le rivolte di Opelka e demolendo qualsiasi possibilità di terzo set.
Affronterà, in un quarto da leccarsi i baffi, Nick Kyrgios, che ha approfittato del ritiro di Jannik Sinner e sarà più riposato del maiorchino (comunque due ore di tennis puro, e duro); i precedenti sono di 5-3 per Rafa su tutte le superfici, 2-2 sul cemento. E dire che per poco erano due gli australiani ai quarti di finale in questo Indian Wells, non fosse che Alex De Minaur, il soldatino infaticabile, è incappato nelle sfuriate californiane di Taylor Fritz, che in una partita dai mille volti e dalle mille incertezze è riuscito a rimontare un set, un break nel terzo, a sconfiggere le sue voci interiori, e approdare ai quarti di finale del torneo di casa. Una partita degna dei migliori film, con scambi da capogiro e folla in visibilio. “La migliore del mio torneo” secondo lo stesso Rafa. Tennis di pura qualità dunque sul centrale di Indian Wells, che certo finora non sta sfigurando sotto la definizione di “Quinto Slam” per la qualità vista oggi. Vediamo i match nel dettaglio.
IL MATCH – I primi 3 game vanno via agevolmente, rispettando ciò che tutti si aspettavano, con Nadal che lo tiene a 0 in tranquillità, e anche Opelka in scioltezza in fin dei conti. Nadal deve cercare di entrare più possibile nello scambio, dove è chiaramente in vantaggio. Ma prosegue la serie di game anonimi, ancora senza problemi entrambi, Nadal a 0, Opelka a 15, che però dimostra confidenza anche con i colpi in uscita, per la sua altezza, data la profondità delle risposte di Rafa, che lo chiama spesso a rete per poi tentare di passarlo. Nadal tiene agilmente a 15, impedendo ad Opelka di avere anche la minima velleità, per poi costringerlo ad annullare la prima palla break del match, in un game (il settimo) in cui commette anche due doppi falli regalando l’occasione, ovviamente avvalendosi sempre del suo servizio micidiale e del dritto per annullarla. Nel game successivo finalmente batte un colpo anche Reilly, che per la prima volta arriva a 30 in risposta, ma senza creare reali problemi; tiene poi a 15 tie break man, devastante col servizio anche di seconda, che segue mettendo pressione e forza tanto, aumentando quindi il conteggio dei non forzati. Seguono altri due game senza colpo ferire, su entrambi i lati. Dunque, come è giusto aspettarsi nei match di Opelka, si giunge al tie break: fino al settimo punto si regge sull’equilibrio come tutto il set con Opelka che ha osato quando poteva, ma attacca e viene passato da un grande dritto; poi tre errori di fila abbastanza grossolani ed evitabili anche per cercare un punto veloce concedono il set a Rafa, che ha sbagliato di meno e messo pressione all’americano, mantenendosi però devastante nei turni di battuta.
Il secondo parziale inizia come il primo: Nadal tiene a 15, il punto di Opelka è un suo errore; due ace e una prima vincente, una partita mostruosa al servizio, quasi rubasse l’essenza di Reilly, che tiene a 30 in seguito. Rafa nel terzo game non perde punti, anche con una mano dell’avversario. Opelka salva poi una palla break col sapore di ineluttabilità, che aveva regalato con un clamoroso errore di dritto, e poi con il servizio e la forza bruta ne esce fuori; ma nel game successivo avviene l’impensabile: Rafa rallenta, due doppi falli, Reilly trova coraggio per tirare e per affondare, e di forza e di prepotenza strappa un miracoloso break. Fronteggia e annulla con un ace pazzesco (a giro) un’altra palla break, regalata ancora da un drittaccio in rete; poi attacca la rete, per poco con un passante da Nadal Rafa non gli fa rimettere le penne, poi chiude. Sembra crollare del tutto subito dopo lo spagnolo: brutti errori, grossolani, e due palle break, una prima vincente e una risposta bloccata cercata da Reilly(qualche rimpianto); ne arriva anche una terza, ma ancora Rafa non consente di giocare. Appare in crescita Opelka, solidissimo, più sul dritto come sempre, ma anche sul lato sinistro bene oggi. Dopo le 3 occasioni sciupate però, gli dei del tennis presentano il conto ad Opelka, che stavolta è costretto a pagarlo, e molto amaramente: ha una palla per il game, la affossa in rete banalmente e poi arriva un’altra palla break, annullata con servizio e un rovescio da capogiro quasi sulla riga, che sembra avviarlo al 5-3…ma per la prima volta arrivano due palle break nello stesso game, e Nadal con pazienza aspetta l’errore che arriva, e 4-4. Nel nono game si gioca solo il primo punto, con una brutta volee(come spesso gli capita) di Opelka e poi il servizio di Rafa, tornato in cattedra. Rimane nel match Opelka, che lascia solo un punto a Nadal, e oltre al servizio anche un drittone vincente lungolinea sull’ultimo punto incantevole. C’è una mini chance in risposta per il n.1 d’America nell’undicesimo game, 15-30, conquistato in spinta e anche con un po’ di errori avversari, ma Rafa risale, col quinto punto da cineteca: dritto mancino quasi definitivo, folle recupero di Opelka sempre di dritto quasi fuori dal corridoio, che poi arriva anche sulla palla dal lato opposto e la aggancia per ributtarla nel campo del maiorchino, che poi chiaramente chiude a campo aperto. 5-6. Più volte ai vantaggi, merito a Opelka che in un modo o nell’altro raggiunge Nadal al tie break, tra servizi fuori dal mondo e manate terrificanti. Chiude 7 punti a 5 così com’è stata gran parte del match: pazzesca, facendo muovere Opelka per tutto il campo, il quale ricorrendo a tutto il cuore e al (poco) fiato rimasto arpiona la palla e la rigioca, giusto sulla racchetta del Diablo di Manacor, che appoggia nel campo senza più padrone. Un tie break in cui è bastato il minibreak nel terzo punto, quando un dritto è rimasto un po’ sulla racchetta di Reilly e ha permesso al rapace di chiudere, per orientare l’ordalia, e che ordalia! Resta, eccome se resta, una gran dose di rimpianti per l’americano, che ha avuto due palle per issarsi 5-2 e servizio nel secondo set, e che alla fine ha dovuto cedere proprio nel suo regno: i tie break. Questo Nadal appare irrefrenabile, non è bastata la classe e la gioventù di Korda, né i tagli maligni di Evans, né la forza bruta e il cuore oltre l’ostacolo di Reilly Opelka. Parola domani al signor Nick Kyrgios, certo non il miglior amico di Nadal, ma forse l’unico rimasto in tabellone che può portare a casa questo scalpo (vedere la partita tra i due ad Acapulco 2019, puro thriller, per capire), e chiudere la serie mostruosa di 18-0.
[20] T.Fritz b. [29] A.De Minaur 3-6 6-4 7-6(5)
Si parte con tre game molto rapidi, senza niente da segnalare, ma si intravedono i copioni tattici: cerca lo scambio e la spinta De Minaur, anche propositivo in avanti, mentre Fritz prova a sfruttare più che può il servizio, ben funzionante in avvio. Equilibrio rotto già nel quinto gioco, che sembrava un altro tranquillo, si era 40-15: attacco e volée pessima di Fritz, poi tre gravi errori (già a 7) che praticamente consegnano il break senza sforzi a De Minaur, bravo a crederci. Riesce ad arrivare ai vantaggi nel game di risposta Fritz, con pazienza e spingendo bene da fondo, mantenendo lo scambio, per poi rovinare tutto nei due punti dei vantaggi; tiene poi il servizio in tranquillità a 15, mostrando anche un buon attacco e dritti abominevoli. Il rovescio non gira per niente all’americano, mentre l’Aussie perfetto da fondo e con la prima, vacilla solo sulla seconda. Chiude ancora peggio di di com’era andato il set Fritz: si sposta male, rigido sulle gambe e 3 errori di fila, propiziati anche da palle senza peso e che lo fanno muovere di De Minaur, molto intelligente; annulla tutto e va in vantaggio l’americano, riprendendo il servizio e fiducia, ma crolla di nuovo sotto la pazienza e la sostanza di De Minaur, per poi crollare sull’ultimo set point, quindi colpe sì, ma tanti meriti dell’avversario, che pare avviato allo striscione del traguardo.
Si apre come il primo il secondo set, nel segno di De Minaur, che concede 2 punti(doppio fallo e pessima volee) poi si spinge a 0-30 in risposta, con Fritz che riesce a ritrovare il servizio con 3 prime vincenti e un ace, ma crolla del tutto subito. 10 errori di rovescio in poco più di un set e a rete meno di 0, con un De Minaur in condizioni da sci-fi. Come nel primo, il quinto game segna la rottura dell’equilibrio…ma stavolta a favore del ragazzo di casa(dopo un game tenuto a 30 con coraggio, bravo), che prende le misure sulla seconda di Alex e riesce anche a rispondere alla prima, si tiene nello scambio ed è incisivo col suo dritto; break meritato, errore grave della tds n.29 solo lo slice in rete sul 15-30. Importante il break perché arriva totalmente dal nulla, sembrava tutto in mano a De Minaur. Conferma, seppur con qualche goccia di sudore, il break l’americano, costretto ai vantaggi, con punti sempre più belli e combattuti; dopo va 15-40, oltre ad avere un’altra palla break in seguito, ma in occasioni in cui sale sempre De Minaur, iniziando anche ad usare un po’ il drop shot, ma Fritz appare molto più sicuro e incisivo, specie sul dritto. Si complica un po’ la vita nell’ottavo game, da 30-0 a 30-30 per un po’ di superficialità e per la qualità dell’Aussie, risolve con un ace e un servizio vincente. Sembra tutto calmo nel game successivo, 40-0…fino a 4 punti di fila e set point di Fritz, anche con qualche mano di De Minaur, con la storia del primo set che sembra ripetersi uguale, ma l’australiano inizia a spingere e tessere, con molta calma, e forza errori da fondo dell’americano, in ritardo su alcune palle, e ne esce indenne. Si gioca in pratica solo sul primo punto nel decimo gioco, uno scambio lungo e un molto profondo De Minaur, che lo porta infatti a casa; Fritz poi ricorre al suo servizio, incisivo, sempre presente nei momenti importanti, con due ace di fila e due risposte lunghe anche causate da ciò. Meritato il set per Fritz, in una partita bella, e viva, in cui l’americano è salito molto di livello, più che calato De Minaur.
A 30 De Minaur tiene il game di apertura del terzo, con Fritz sempre più centrato, specie da fondo non concede quasi nulla, in luogo di un De Minaur meno brillante. Break e controbreak uno dietro l’altro nel secondo e terzo game: Fritz disastroso a rete, con errori in serie tra smash e volee, e De Minaur semplicemente, ribattendo e recuperando, porta a casa un break che rovina tutto ciò che Taylor aveva costruito, tanti errori. Ma subito la musica cambia: due errori di rovescio gravi dell’australiano, si arriva al 15-30 e c’è lo scambio del torneo, da 44 colpi: Fritz colpisce tutto come se non ci fosse un domani, un paio di recuperi folli di Alex, poi chiusura con il rovescio vincente, che suggellerà anche il break dopo un altro scambio non leggerissimo. Ha qualche problema al servizio l’americano, costretto ai vantaggi dalla pazienza di De Minaur e un po’ di sua fretta, ma se la cava. Poi completa la rimonta, trovandosi in vantaggio per la prima volta: break conquistato a 30, spingendo, trovando angoli e mostrando grande condizione, anche grazie al rovescio ormai quasi assente di Alex. Può essere lo strappo decisivo. Dura poco l’ebbrezza del vantaggio per Fritz, che sembra farsi schiacciare dalla responsabilità di dover gestire e non più inseguire e con qualche errore di troppo (tipo un doppio fallo sulla seconda parità) e pazienza e profondità dell’avversario, permette a De Minaur di recuperare subito, che poi conferma a 30 ma per due errori suoi, senza nessuna paura. Game tenuto senza storia da Fritz quello del 4-4, a 15, con scioltezza, a regime col servizio. Game fotocopia per De Minaur, che perde due punti col rovescio, ormai colpo che sta facendo perdere veramente tanto all’australiano, che però con solidità e tranquillità lascia tutta la pressione sulle spalle di Fritz, che tiene un facile game a 0, paziente e capace di mettere in difficoltà Alex. Si assicura il tie break con qualche scricchiolio l’australiano, propiziato da un paio di risposte profonde e da rivedere di Fritz, che poi per troppa ambizione sulle accelerazioni di dritto perde il controllo e va lungo; dovrà di nuovo servire per la sopravvivenza. Dopo un tie break che è la giusta conclusione di un match equilibrato dall’inizio alla fine, sempre incerto e con spunti di grande tennis, chiude il ragazzo di casa, Taylor Fritz, 7 punti a 5, con merito perché ha saputo rientrare e non si è mai abbattuto, senza mai perdere il controllo o la speranza, appellandosi tanto al servizio e al dritto, che gli hanno dato tanto. Resteranno molti invece i rimpianti per De Minaur, avanti di un set prima, di un break nel terzo poi, e incapace con il suo tennis operaio, a tratti oggi con qualche bollicina in più del solito, di contenere l’entusiasmo dell’americano, che dimostra ancora confidenza con questi campi (ma non tanto con la rete). Affronterà nel terzo quarto di finale 1000 consecutivo (memorabile vittoria con Zverev qui a ottobre, sconfitta con Djokovic a Bercy) Miomir Kecmanovic, il serbo ancora una volta giustiziere dei colori azzurri, carnefice oggi di Matteo Berrettini, che era la tds più alta rimasta nella parte bassa. Parte favorito Fritz perchè gioca in casa e ha dimostrato forza mentale oggi con De Minaur, ma questo Kecmanovic può far paura a tutti.