Alexander Dolgopolov, ex numero 13 del mondo e tennista dall’indubbio talento, ha deciso di imbracciare le armi e combattere in Ucraina, terra dove è nato e cresciuto, contro l’invasore russo. Il tennista ucraino aveva annunciato qualche giorno fa la sua decisione su Instagram, e interpellato dai microfoni di Eurosport per un’intervista esclusiva ha spiegato la sua decisione, partendo innanzitutto dalla sua situazione attuale. “Sono nel centro di Kiev dove vivo normalmente, ma ora sono a casa di un amico. […] C’erano gruppi di russi che provavano ad entrare in città. Non potevo muovermi in città, quindi ho chiesto ad un amico di prendermi. […] Non c’erano troppi danni per ora in centro, i russi stanno puntando più gli appartamenti residenziali alla periferia di Kiev.”
Dolgopolov, come il suo connazionale Stakhovsky, ha maturato la sua decisione dopo qualche giorno dall’inizio del conflitto, decidendo di tornare in Ucraina per poter dare una mano al suo paese. L’ex tennista ucraino racconta anche di come lui, che non ha mai ricevuto educazione militare, ha imparato a sparare. “Dopo qualche giorno ho capito le dinamiche del conflitto e ho pensato di tornare indietro. Non sapevo come procurare le armi ma ho trovato un poligono di tiro dove sono stato fortunato ci fosse un ex militare che mi ha insegnato a sparare. […] In Polonia ho passato il confine, ho incontrato papà e sono tornato a Kiev“. La decisione di Dolgopolov com’è normale che sia ha causato molta tristezza nella sua famiglia, rifugiata ai confini con la Polonia, complice l’ovvia possibilità che il tennista ucraino possa cadere vittima dei bombardamenti che stanno devastando le città ucraine. Dolgo però pensa sia la cosa giusta da fare in questa situazione difficile per tutti. “Nessuno mi voleva qui, papà era molto triste. Nessuno di noi vuole stare qui ma stiamo tutti lottando per la nostra casa. Se molliamo tutti e andiamo via nessun soldato avrà la motivazione per continuare a combattere. Penso che essere qui mandi un messaggio. Ho visto un sacco di persone famose che sono rimaste per aiutarci“.
“In generale vorremmo che le persone degli altri paese spingessero i propri governi a darci una mano perché stanno facendo troppo poco. Abbiamo bisogno di molte cose; ci stanno bombardando dal celo e no abbiamo un sistema di sicurezza contro i jet. Questa non è una guerra dove stanno morendo centinaia di persone; ne stanno morendo a migliaia e forse si arriverà al milione.”
L’intervista si chiude con una riflessione di Dolgopolov sulla Russia e soprattutto sui cittadini russi, che secondo l’ex numero 13 ATP non stanno facendo abbastanza per evitare questa guerra. “Questa è una guerra in cui moriranno migliaia di persone. […] Non c’è più politica in questa situazione, ogni russo deve pagare. E’ il loro governo, sta lì da 20 anni e non hanno fatto niente. Sono andati in guerra in Siria e tutto il resto del mondo. Siamo al livello in cui tutti i russi sono responsabili. Non è abbastanza dire “niente guerra”, lo potrebbe dire Miss Universo. Sono belle parole ma non servono a niente. L’unico modo per fermare questo è rovesciare il governo, ma sono spaventati. Se vedi i tennisti sono molto attenti nelle dichiarazioni, per me non è abbastanza. Per me il tennis è stato abbastanza “soft” e troppo neutrale. Il calcio ha squalificato tutte le squadre, lo so che per i tennisti non è colpa loro, ma con tutti questi morti è anche colpa loro, finché non fermano il loro presidente“.