Torna l’appuntamento con “Numeri”, la rubrica di Ferruccio Roberti: a seguito della vittoria di Taylor Fritz a Indian Wells, ottenuta in finale contro Rafael Nadal, ecco un approfondimento che ricostruisce il percorso dell’attuale numero uno del tennis americano.
0 – Le volte in cui Taylor Fritz, al di fuori di Indian Wells, ha superato i quarti di finale in 53 partecipazioni complessive ai tabelloni principali di Masters 1000 e Grande Slam. Un dato ancora più particolare se si aggiunge che lo statunitense – oltre ai risultati ottenuti nelle ultime due partecipazioni in California – solo un’altra volta ha raggiunto i quarti in un Masters 1000 (lo scorso novembre a Bercy) e appena in una circostanza è arrivato alla seconda settimana di un Major, due mesi fa a Melbourne. A bilanciare le indicazioni di questi numeri modesti, va però anche sottolineato che siano soprattutto il sintomo della crescita lenta ma costante compiuta da Fritz, poi esploso in tutto il suo potenziale solo negli ultimi sei mesi: tutti e quattro i citati piazzamenti sono arrivati nelle ultime quattro partecipazioni alle due tipologie di torneo più importanti del calendario tennistico e non è un caso che lo statunitense abbia vinto cinque degli ultimi otto confronti giocati contro top 10, mentre ne aveva portati positivamente a casa solo cinque le prime 23 volte che li aveva affrontati.
Eppure Taylor, dopo una brillante carriera da junior, si è fatto conoscere da giovanissimo nel grande tennis: nel giugno del 2015 a nemmeno 18 anni vince la prima prima partita nel circuito maggiore sull’erba di Nottingham e ad ottobre-portando a casa due tornei Challenger giocate in due settimane consecutive – diviene il primo tennista a centrare questa doppietta prima di aver compiuto la maggiore età. Nel febbraio del 2016 da diciottenne onora la wild card concessagli all’ATP 250 di Memphis arrivando sino in finale (persa contro Nishikori) e con quel piazzamento diventa il più giovane tennista statunitense ad arrivare in finale in un torneo del circuito maggiore dalla nascita dell’ATP Tour nel 1990. Nel luglio di sei anni fa, nemmeno diciannovenne, Taylor nella vita privata compie una scelta piuttosto precoce: si sposa con Raquel Pedraza, giovane collega che si avviava alla vita professionistica e nel gennaio successivo diventa padre di Jordan (il matrimonio dura però tre anni, ora Taylor ha divorziato ed è legato sentimentalmente all’influencer Morgan Riddle).
Tornando al tennis, in ogni stagione il californiano aggiunge qualche tassello alla sua crescita professionale: nel 2017, non ancora ventenne, batte il primo top ten, Marin Cilic (“ovviamente” a Indian Wells) e approda ai primi quarti nel circuito maggiore; nel 2018 arriva per la prima volta nella top 50 ATP, nel 2019 vince il primo torneo della carriera, sull’erba di Eastbourne (superando nell’ultimo atto del torneo Querrey) e raggiunge altre due finali, giungendo tra i primi 25 al mondo. Dopo questi risultati, Fritz dal 2020 sino alla parte finale della scorsa stagione non compie ulteriori progressi nei suoi risultati, pur mantenendosi ben saldo nella top 50: è solo da Indian Wells dello scorso anno, giocato da 39 ATP, che ingrana le marce del suo rendimento, tanto da arrivare a vincere 26 delle ultime 34 partite giocate. Il freschissimo vincitore del BNP Paribas Open è tra l’altro riuscito nei giorni scorsi a realizzare una bella storia sportiva: imporsi nel torneo al quale per più edizioni da ragazzino è andato come spettatore assieme al papà Guy. Quest’ultimo, un ex tennista professionista (è arrivato a essere 301 ATP), accompagnava Taylor nel viaggio di due ore in auto necessario per arrivare da Rancho Santa Fe, dove vivevano, allo stupendo impianto costruito nel deserto californiano. Guy, scherzando ma non troppo, prediceva a Taylor che un giorno, una volta divenuto adulto, sarebbe tornato a Indian Wells da giocatore e avrebbe vinto proprio il torneo a cui stavano assistendo. Quel giorno è effettivamente arrivato: Taylor ha centrato un exploit che lo ha lanciato in classifica (questa settimana è numero 13, una posizione che lo ha fatto tornare ad essere il primo tennista USA) e all’attenzione generale del grande tennis.
Era dal 2001 (quando vi riuscì Agassi) che uno statunitense non vinceva ad Indian Wells, così come era dal 2011 (quando alzò il trofeo Djokovic) che non si aveva un vincitore più giovane del torneo. Per riuscirci Fritz – che già nell’edizione dello scorso anno, eccezionalmente giocata ad ottobre, era arrivato in semifinale sconfiggendo nel suo percorso Sinner, Berrettini e, dopo aver annullato due match point, Sascha Zverev – ha raggiunto quelli che sinora nella sua giovane carriera (ha compiuto 24 anni lo scorso 28 ottobre) sono i picchi del proprio rendimento. Il suo trionfo nel torneo di casa ha avuto un percorso accidentato: dopo aver sconfitto nettamente Majchrzak al primo turno, Taylor ha avuto la meglio al tie-break del terzo (una situazione di punteggio nella quale lo statunitense ha nel circuito maggiore un ottimo score di 11 vittorie e 3 sconfitte) sia su Munar che su De Minaur (contro il quale era sotto anche di un break nel set decisivo). Nei quarti è arrivata un’altra vittoria lottata al terzo set contro Kecmanovic, alla quale ha fatto seguito una semi con due parziali molti tirati vinti contro Rublev: complessivamente circa dieci ore in campo di forte stress psico-fisico che sino a pochi momenti dall’inizio hanno messo a rischio la disputa della finale da parte dello statunitense.
Ma Taylor, a dispetto anche del volere del suo staff, ha deciso di provare a disputarla e bene ha fatto: contro un Nadal a sua volta menomato, ha chiuso in due set, dimostrandosi prima bravo a non disunirsi quando il campione spagnolo gli ha annullato un match point nel decimo gioco del secondo parziale e poi freddo nel chiudere al tie-break. Sicuramente Taylor trova nel torneo di casa le condizioni per rendere al meglio: ha vinto in California 15 dei 32 match portati a casa positivamente a livello Masters 1000 (il 47%) e grazie ai piazzamenti ottenuti nelle ultime due edizioni del BNP Paribas Open ha guadagnato1360 dei 2920 (il 46%) che costituiscono la sua classifica. Dopo la vittoria ad Indian Wells l’ex numero 1 juniores nel 2015 (anno in cui tra i giovani vinse US Open e raggiunse la finale al Roland Garros) ha dichiarato che il suo obiettivo per il 2022 è chiudere la stagione nella top ten. Un traguardo ora distante circa 600 punti ma che con la sua attuale classifica – capace di garantirgli una buona testa di serie negli Slam e nei Masters 1000 – potrebbe essere più che a portata di mano, anche prima di quel che si pensi: da aprile a settembre Fritz difende “solo” 875 punti.