J. Thompson b. [WC] J.W. Tsonga 6-7(1) 6-4 6-4 (dal nostro inviato a Miami)
Gli applausi del Grandstand a fine partita sono tutti per Jo Wilfried Tsonga che, dopo quasi tre ore di partita, si deve arrendere a Jordan Thompson. Jo non giocava un Masters 1000 da più di due anni quando nel 2019, a Parigi Bercy, raggiunse i quarti di finale sconfiggendo tra gli altri Rublev e Berrettini. Da quel momento, tra pandemia e infortuni, non è più riuscito a calcare i palcoscenici più importanti. Anche nel 2022, per ora, ha raccolto solamente tre vittorie di cui una a livello Challenger a fronte di sei sconfitte. Un invito da parte degli organizzatori gli ha permesso di tornare a giocare qui a Miami dove in carriera ha raggiunto per ben tre volte i quarti di finale. Da quando il torneo si è trasferito all’Hard Rock Stadium ha partecipato solamente nel 2019 quando non riuscì a qualificarsi nel tabellone principale perdendo al secondo turno di qualificazioni.
Come detto la partita si gioca sul Grandstand, il pubblico incita sin dai primi scambi Tsonga che nel primo game ottiene subito il break. Thompson è un giocatore solido, per quanto cerchi di prendere in mano il gioco con il dritto non ha nessun colpo particolarmente incisivo ma commette pochi gratuiti. Nel suo primo game alla battuta Tsonga si dimostra piuttosto lento in uscita dal servizio e così deve restituire immediatamente il break. Il francese è lontano dagli anni migliori, con il servizio mantiene ottime velocità sempre attorno ai 200 km orari ma gli altri colpi funzionano a corrente alternata. Il rovescio non è mai stato il suo punto forte ma oggi, soprattutto in risposta, fa veramente fatica a trovare ritmo. Nessuno dei due corre particolari rischi nel primo set che arriva al tie break. Qui Tsonga prende in mano il controllo con il dritto mentre Thompson se la prende con la “sfortuna”. “ Non è possibile che ogni colpo che gioco esce di nulla” urla verso il suo angolo. Il tie-break è un monologo del francese che così si aggiudica il primo set per la gioia del pubblico.
Nel secondo set Tsonga cerca sempre più insistentemente di spostarsi dalla parte del dritto per giocare il suo classico inside-out ma, essendo fisicamente lontano dalla condizione migliore, arriva spesso in ritardo commettendo diversi errori. Allora prova a giocare lo slice ma anche in questo caso i risultati sono poco positivi. Sul 3 pari nel secondo parziale tre gratuiti di Jo portano Thompson ad avere tre palle break consecutive. Dopo aver annullato le prime due con la combinazione servizio dritto Tsonga s’inventa per annullare la terza una demi voléè di rovescio che manda in visibilio il pubblico e che Jo celebra danzando. Alla fine Jo cede la battuta e di conseguenza il set per 6-4.
Nel terzo parziale è ancora Tsonga ad offrire le prime palle break sul 2 a 2. Due servizi vincenti e un dritto lungolinea lo salvano ma queste fiammate sono troppo estemporanee. Sul 3 pari 30-30, Jo lascia abbassare troppo la palla dalla parte del rovescio commettendo l’ennesimo errore che accoglie urlando verso il suo angolo dove siede Sebastien Grosjean. Nel game successivo è Thompson a ottenere il decisivo break e dopo due ore e quaranta di lotta chiude 6-4 il terzo set.
Jo, nonostante la sconfitta non perde il sorriso. Soddisfatto probabilmente di essere tornato a calcare uno dei campi più importanti al mondo dopo così tanti anni costellati di problemi fisici. Per Jordan Thompson un secondo turno contro De Minaur mentre Jo tornerà in Francia per preparare la stagione sulla terra battuta e il torneo di Montecarlo. Oggi il colpo che ha funzionato maggiormente è stato il servizio, conoscendo la superficie del principato non c’è da aspettarsi un grande risultato da parte di Tsonga. Ma qualora riuscisse a giocare parecchie partite in primavera sulla terra battuta costruendo così una buona base fisica allora sull’erba potrebbe togliersi delle soddisfazioni. D’altronde il livello del tennis maschile odierno è basso e Jo, con il suo tennis esplosivo e la sua capacità di coinvolgere il pubblico, vale sempre il prezzo del biglietto.