È finita la corsa anche fortunata di Francisco Cerundolo al Miami Open presented by Itau. Per lui, che prima di questo torneo non aveva mai vinto un solo incontro ATP sul duro (ne aveva giocati solo due, peraltro), è stata una settimana da favola; eppure, se dieci giorni fa avrebbe quasi certamente firmato (e timbrato, autenticato e tutto quanto) per la semifinale, rimane forse un po’ di amaro in bocca per la prestazione sottotono offerta contro Casper Ruud, anch’egli non certo autore di una performance stellare – tutt’altro –, in parte per la pressione della prima finale “1000” a portata di mano e in parte forse perché, dopotutto, si è limitato a gestire un duello in cui era superiore. Da qui, appunto, il… disappunto argentino.
“Ora un po’ arrabbiato” esordisce Cerundolo nell’intervista dopo la sconfitta, “ma devo valutare le due settimane nel loro complesso ed è stato straordinario, ho giocato il mio miglior tennis. Ho vinto il mio primo match in un Masters 1000, è stato il mio primo tabellone principale a questo livello e sono arrivato in semifinale. Credo di aver battuto i giocatori migliori di tutta la mia carriera finora. Penso che sarò più felice più tardi rispetto a ora, ma è stato fantastico e sono orgoglioso di quanto ho fatto”. Per quanto riguarda Ruud, riconosce che “ha giocato meglio di me oggi. Credo di non aver dato il meglio. Affrontavo il numero 8 del mondo e avrei dovuto giocare al meglio per provare a vincere e non ci sono riuscito”.
Dopo un primo set tirato e vinto dal favorito (la vittoria finale di Casper era pagata appena 1,15), l’incontro non si è messo subito in discesa come spesso accade, e anzi Ruud ha dovuto salvare quattro palle break nei primi due turni di battuta. Poi, quasi inevitabile, è arrivato il break a zero in suo favore a zero consolidato che ha messo la parola fine sull’incontro. “Sì, non ho sfruttato le palle break e credo che lui si sia rilassato, ha iniziato a giocare meglio, a colpire più forte”. Le statistiche sulla velocità del dritto norvegese confermano le parole di Francisco e l’impressione visiva. “Dopo avermi brekkato per il 3-1” prosegue, “ha servito molto bene, non ho potuto fare molto. Un errore di dritto sulla palla break e il -1 era troppo perché riuscissi a rientrare, quasi impossibile. C’ero, ma era difficile, perché ero un po’ giù mentalmente mentre lui era tranquillo”.
Nel suo box, con il coach, il fisio, il manager e uno dei suoi migliori amici, non c’era il fratello Juan Manuel che la prossima settimana sarà impegnato in Spagna nel Challenger 80 di Murcia, mentre Francisco si è prevedibilmente cancellato dall’ATP 250 di Houston. Ricomincerà quindi a giocare sulla terra rossa europea, ma non subito. “Sono davvero emozionato, ma penso che prima mi prenderò due settimane per riposare. Penso che salterò anche Monte Carlo e ricomincerò dopo quello. Sono emozionato perché sono cresciuto sulla terra, mi piace giocarci. Questo torneo mi ha dato grande fiducia perché ho incontrato grandi giocatori, così ora so cosa significa affrontarli e so cosa allenare per migliorare il mio gioco. E allora sulla terra battuta potrò fare altrettanto bene [sorride] se non meglio”.