Recentemente operato per un’ernia, Daniil Medvedev sarà assente dal circuito per uno o due mesi. Nel frattempo, mentre diventa ufficiale la sua rinuncia al torneo di Montecarlo in partenza il 10 aprile, a circa milleduecento chilometri di distanza dal Country Club monegasco il nome del numero 2 del mondo riecheggia perché si ritorna a considerare la possibile esclusione dei tennisti russi e bielorussi. Ci riferiamo naturalmente all’AELTC, l’All England Lawn Tennis and Croquet Club, il circolo che sui propri campi erbosi organizza il torneo di Wimbledon.
Lo scorso marzo, il ministro britannico Nigel Huddleston, terzo nella gerarchia del dicastero dello Sport, era salito alla ribalta dichiarando insufficiente la sparizione delle bandiere di Russia e Bielorussia di fianco ai nomi degli atleti provenienti da quelli nazioni, ventilando la possibilità di chiedere a quei tennisti una sorta di dichiarazione in cui assicuravano di non essere sostenitori di Putin. Quella che poteva anche apparire come l’affermazione di un politico in cerca di visibilità, torna di attualità con la notizia riportata dal quotidiano britannico The Telegraph del 4 aprile. Secondo quanto scrive Simon Briggs, infatti, l’AELTC è stato informato che, in virtù del proprio status indipendente, in mancanza di quella dichiarazione potrebbe applicare il ban senza per questo dover affrontare ripercussioni legali. In pratica, lo Slam londinese sarebbe qualcosa di separato dai Tour ATP , WTA e ITF che, scrive sempre Briggs, “rimangono ampiamente neutrali per il timore di essere portati in tribunale”. Un timore che, nei giorni delle notizie sui crimini di guerra, si contrappone a quello suggerito di Huddleston prospettando una sorta di cavalcata politica da parte di Putin di un’eventuale vittoria russa in Church Road.
The Telegraph riporta le parole di una persona che ha lavorato a stretto contatto con l’AELTC: “I circoli privati hanno più libertà di decidere chi ammettere e chi no, così non sarebbero soggetti alle stesse leggi sulla discriminazione dei Tour”. Prosegue spiegando che una delle associazioni, diciamo l’ATP per essere chiari, può escludere dalle competizioni un giocatore solo in presenza di particolari fatti, come il doping o il match-fixing. Se invece l’ATP decidesse di bandire i propri tennisti di nazionalità russa perché si rifiutano di prendere le distanze dal regime di Putin, sarebbe probabilmente citata in giudizio perché impedirebbe a quei giocatori di lavorare e quindi di guadagnarsi da vivere senza avere fatto nulla di male. “Un problema che viceversa non riguarda Wimbledon” conclude.
Rimangono a ogni modo irrisolti i soliti “problemi”, vale a dire il richiedere la dichiarazione ai soli atleti russi e bielorussi e quello ben più serio dal punto di vista pratico: le conseguenze che potrebbe affrontare chi si schierasse apertamente contro la guerra, l’invasione dell’Ucraina e il governo russo una volta rientrato in patria. O, se vive all’estero, la sua famiglia – sempre fingendo che i confini di Stato siano sufficienti a mettere al riparo da rappresaglie.
Le entry list per Wimbledon si chiudono attorno alla metà di maggio, dunque è logico aspettarsi entro quel termine una decisione da parte dell’AELTC e probabilmente anche dagli altri tornei che si disputano in Gran Bretagna, primo fra tutti il Queen’s. Ma la stessa LTA, l’associazione tennis britannica, riconosce che i margini di manovra sono più ampi per gli organizzatori di Wimbledon.
Immaginiamo che queste informazioni, in base alle quali l’AELTC si sente al sicuro da conseguenze legali per quella che per il motivo sopra esposto sarebbe un’esclusione di fatto di Medvedev, Sabalenka e dei loro connazionali, provengano da esperti in ambito legale. Noi possiamo limitarci a osservare che, tenendo conto delle innegabili differenze, anche in Italia tanti tennis club selezionano i candidati da ammettere come soci, ma quando il circolo organizza un torneo FIT non può escludere arbitrariamente determinati giocatori, anche se mai concederebbe loro lo status di membro.
Nel caso che l’esclusione sia decisa dall’AELTC e diventi realtà, ATP e WTA non potranno esimersi da una risposta in quanto rappresentanti di quei giocatori e giocatrici a cui viene arbitrariamente impedito di partecipare a un evento che, se da un lato certo non appartiene ai Tour, dall’altro è parte integrante del tennis professionistico di cui sono organi di governo e distribuisce punti validi per i ranking ATP e WTA.