La partita dell’addio per Jo-Wilfred Tsonga, il match per continuare a divertire divertendosi quello di Marin Cilic. Potremmo così sintetizzare la partita di primo turno del Rolex Monte Carlo Master, che ha visto il netto predominio del tennista croato, apparso in una più che discreta condizione di forma, sul giocatore francese che invece sta centellinando le apparizioni sul circuito per poi salutare tutti definitivamente, come ha annunciato solo qualche giorno fa, al Roland Garros. In buona sostanza e senza voler per forza mutuare da altri sport, sono gli ultimi balli per Tsonga. Ecco, una cosa ci sia permessa: forse avrebbe meritato, nel torneo dove ha giocato due semifinali, una cornice di pubblico diversa rispetto ad una manciata di amici e aficionados. Non è colpa degli organizzatori, il campo era quello dedicato al principe Ranieri III, ma le partite precedenti sono durate forse più del dovuto, relegando così ad una fredda sera di aprile l’ultimo match. Noblesse oblige.
Venendo al match, un primo set praticamente senza storia che vede Cilic partire subito molto forte con un break, confermato nel game successivo, canovaccio replicato anche nei due giochi successivi che fissano il risultato sul 4-0 iniziale. Troppo solido al servizio il croato, poco reattivo in campo il francese che con difficoltà riesce a rispondere e con altrettanta difficoltà riesce ad imporre il proprio gioco, il proprio ritmo. Il francese però, incoraggiato da quella manciata di spettatori di cui sopra, ha un moto d’orgoglio, un sussulto e muova il punteggio sul tabellone. A fine set saranno due i giochi conquistati dall’ex numero 5 al mondo contro un Cilic che ha concesso ben poco sui suoi turni di battuta (4 punti in totale) e chiudendo il primo parziale in soli 27 minuti. Fiducioso, solido al servizio e con il dritto, il croato schiera il suo gioco e conduce abbastanza logicamente l’incontro, chiudendo il set sul punteggio di 6-2.
Nel raccontare il secondo set vale la pena soffermarsi sul volto di Tsonga seduto malinconicamente sulla panchina dopo aver perso il game al servizio che vuol dire 3-2 Cilic: sguardo deluso e maliconico, la gestualità tipica di chi sa già di aver perso il match, provando a nascondere agli altri e a se stessi questa consapevolezza in un asciugamano che assorbe il sudore e le delusioni. Si spengono infatti lì le possibilità di riaprire un match che in buona sostanza non c’è mai stato. E dispiace per Jo-Wilfred, per la sua storia e per quello che ha saputo dare al tennis francese e al tennis mondiale.
Cilic vince una partita con solidità e concretezza, col punteggio finale di 6-2, 6-2, durata un’ora e sette minuti e segnando un solco profondo tra la versione tennistica dell’attuale Marin Cilic, che ancora ha forza e voglia di dare qualcosa a questo sport e chi invece come Tsonga è al giro finale di saluti.