Lo so che se uno guarda a Rafa Nadal che ha vinto undici volte il torneo del Principato (e, en passant come dicono da queste parti, appena 13 volte il Roland Garros) l’aver vinto questo torneo “soltanto” due volte di fila come ha fatto Stefanos Tsitsipas sembra un’impresa da nulla anche se, a ben guardare, ha perso un solo set in tutto il torneo. Quello contro Schwartzman, quando era avanti un set e 4-1 nel secondo. Ma ha trovato la forza per rimontare nel terzo da sotto 0-4.
E volete sapere come vinse un anno fa? Eccovi accontentati: Tsitsipas (testa di serie n.4 e quindi con un bye al primo turno) b. Karatsev 6-3,6-4, poi Garin 6-3,6-4 (identico punteggio), Davidovich Fokina nei quarti 7-5 e ritirato, Evans in semifinale 6-2,6-1, Rublev 6-3,6-3 in finale. Vi è chiaro che non perse un set ma solo 28 game in 5 partite?
Quest’anno anche se aveva lasciato solo 3 game a Fognini, 6-3,6-0, ne ha persi di più: 7-5,7-6 a Djere, 6-2,6-7,6-4 a Schwartzman, 6-4,6-2 a Zverev, 6-3,7-6 a Fokina. Totale game concessi: 44. E dieci partite di fila vinte, quando non dominate (che sono state la maggior parte).
Se andassimo a vedere quali sono i giocatori cui è riuscito il bis back to back nel tennis open vediamo che si tratta di:
Rafa Nadal (2005-2018 otto volte di fila) e poi anche 2016-2018 (3 volte…ma il toro di Manacor è un mostro, confronti non si possono fare). Poi ci sono Juan Carlos Ferrero, 2002-2003, Thomas Muster 1995-1996, Bjorn Borg 1979-1980 e Ilie Nastase che si concesse una tripletta 1971-1973.
Che cosa hanno in comune questi signori? Beh, che sono diventati tutti n.1 del mondo.
E oggi Tsitsipas, rispondendo a una mia domanda su quale fosse il suo sogno del momento – anche i sogni cambiano, si sa, nel corso della vita – dopo che sono due anni che racconta che venne qui a Montecarlo a 6 anni e il suo sogno era stato prima quello di venire a giocare questo torneo, poi di vincerlo… ha detto: “Sarebbe quello di chiudere l’anno fra i primi due giocatori del mondo”.
Non ha detto n.1. Ha detto uno dei primi 2. Chissà se nel sogno si è autospecificato chi sarebbe stato l’altro… Djokovic? Medvedev? Zverev?
Forse non ha pensato a Sinner e Berrettini, ma quelli – semmai – sono sogni nostri.
A Tsitsipas, che è tipo che quando parla vedi che si prende sempre molto sul serio, piace prendere in contropiede non solo gi avversari, ma anche i giornalisti. Così quando Simone Eterno di Eurosport nella premessa alla sua domanda che verteva su cosa avesse di speciale per lui la terra rossa che, per averlo visto in finale al Roland Garros e due volte vincitore qua, si è sentito rispondere – in mezzo allo stupore generale prima di tutto che “Il mio tennis è grande ovunque…” sia pur sorridendo. Ma che non lo sia ancora sull’erba è abbastanza evidente. Altrimenti non avrebbe perso da Thomas Fabbiano a Wimbledon, senza nulla togliere al bravissimo ragazzo pugliese che a Wimbledon ha battuto pure Wawrinka.
E Stefanos ha proseguito: “Forse la terra è la superficie su cui mi so adeguare meglio, ogni tanto. Ci sono stati momenti nei quali ho cercato di attuare anche sul cemento il mio tipo di tennis sulla terra. Ma non ha troppo funzionato. Non è così che dovevo fare. Non dovrei essere ossessivo con questa cosa. Ma ho imparato… ho avuto difficoltà sull’erba proprio perché mi fissavo di giocare allo stesso modo… Ci vuole invece tanto allenamento”.
Vedremo che succederà. L’ampiezza dei suoi gesti, delle sue aperture mi induce a pensare che difficilmente possa vincere Wimbledon… però vi devo dire che quando Bjorn Borg vinse il suo primo Roland Garros nel’74 e poi di nuovo nel ’75, senza quasi mai andare a rete, preoccupandosi più di servire altissime percentuali di prime palle piuttosto che ace e servizi vincenti, giocando top-spin esagerati che in teoria avrebbero dovuto essere controproducenti sull’erba perché avrebbero alzato la palla all’altezza giusta per colpirla all’altezza dei fianchi… beh nessuno di noi addetti ai lavori – mi ci metto anch’io eh – pensava che lo avremmo visto vincere anche a Wimbledon.
Lui, ma lo sapete tutti, lo vinse 5 volte di fila, dal 1975 al 1980, perdendo poi con McEnroe la finale dell’81. E quelli erano tempi in cui fra Parigi e Wimbledon c’era una sola settimana per chi vinceva al Roland Garros. Voleva dire viaggiare di lunedì e cominciare ad allenarsi il martedì su una superficie completamente diversa – molto più diversa dacché è poi diventata… ”erba battuta” con le parti più spelacchiate dei lawns nei pressi delle righe di fondo; prima a spelacchiarsi erano le zone vicine alla rete – per poi “praticare” l’erba per cinque giorni.
Oltretutto, al contrario di quello che accade all’US Open dove a volte alcuni giocatori scendono in campo per il primo turno anche di mercoledì, a Wimbledon… guai a infrangere la tradizione che voleva che a calcare il centre court per primo dovesse essere il campione dell’anno precedente. Quindi, dal ’76 in poi Borg dovette giocare sempre lunedì, con massimo 5 giorni di allenamento sull’erba veloce di quei tempi. Un altro mostro, proprio come Nadal. Del resto Borg nel ’78 vinse i 7 incontri del Roland Garros perdendo soltanto 32 game in 21 set.
Tutta questa lunga divagazione per concludere a proposito delle chances di Tsitsipas perfino a Wimbledon… mai dire mai. E che diventi n.1 del mondo… beh io in questo momento credo di no. Insomma sarei sorpreso. Ma quando un tennista è giovane negli anni, soprattutto i primi, ma senza escludere gli ultimi, può fare progressi enormi e magari inaspettati. E una volta che smette Djokovic e che Nadal lascia il passo, non è che gli altri, i vari Zverev, Medvedev, Alcaraz debbano per forza stargli davanti a vita. Il trono del tennis non deve essere un miraggio irraggiungibile.
Proprio per questo motivo mi aspetto grandi cose da Sinner e Musetti, i nostri ventenni, senza assolutamente considerare già… arrivati, cioè incapaci di progredire anche i giocatori come Berrettini e Sonego che a 25-26 anni hanno gli stessi margini di progresso di tanti tennisti che hanno continuato a farli alla loro età e anche dopo.
Gli esempi più banali, fatti mille volte, sono quelli di Federer, Nadal, Djokovic, Wawrinka forse più ancora di tutti: tutti questi fenomeni, lo erano da giovanissimi, ma hanno continuato a lavorare e a progredire. Tecnicamente, fisicamente (sempre più atleti), strategicamente, mentalmente.
Avete notato quante volte i giovani, i Sinner, i Musetti, ma anche gli Tsitsipas, i Davidovich Fokina, perdono il servizio appena lo hanno strappato all’avversario? Gli succede perché vivono ancora con troppa emotività il momento del break appena conquistato, si esaltano mentre hanno colto l’obiettivo ma immediatamente un secondo dopo si rilassano e perdono la concentrazione. Molto spesso subiscono il controbreak a 0 oppure a 15, nemmeno ai vantaggi.
Quando diventano più maturi non succede più. E quante volte li vediamo giocare nettamente meglio quando giocano contro un top-ten, contro qualcuno che non li vede favoriti? È l’età, solo l’età. E con l’età c’è la testa, una testa diversa.
Non a caso vedete che, a prescindere dalla diversa efficacia del suo servizio, the Hammer Berrettini difficilmente si distrae, si deconcentra. Quando c’è da vincere un game importante… li perdeva spesso a 22 e 23 anni, ma da quando ha 24 anni non li perde quasi più.
Sono convinto, e qui so di ripetermi, che a fine di quest’anno o del prossimo – Piatti, Vagnozzi oppure un altro coach – Sinner sarà più vicino ai top-five che ai top-ten. E che Musetti entrerà presto fra i top 30, anche se lui ha l’handicap di avere un tipo di tennis molto più adatto alla terra battuta (smorzate, tocchi, top-spin più che colpi piatti e penetranti alla Sinner… e senza il servizio di Berrettini che quello ce l’ha solo Matteo) che alle altre superfici. Imparerà anche lui ad accorciare i movimenti di preparazione dei colpi. Dovrà perdere tante partite, il processo sarà più lungo, ma non si dovrà scoraggiare. Sia lui sia Sinner piano piano acquisteranno in solidità e continuità. Non saranno più protagonisti di un solo grande set all’interno di un match. Ma di due. E negli Slam di tre.
Intanto qui hanno dimostrato, magari per quel set e anche set e mezzo, di avere un formidabile potenziale. Sia loro, ma anche noi, dobbiamo solo avere pazienza.