Sinner dice di non avere mai paura in campo, soprattutto nei punti decisivi: “Per me è lì che esce il vero carattere di un giocatore. A me viene naturale tirare forte quando c’è il punto che conta” ha detto il n. 12 del mondo in un’intervista pubblicata oggi 19 aprile su La Stampa. La tensione che si prova in partita è una cosa, la paura un’altra. “Quella la provavo un pochino quando mi buttavo giù da una montagna in discesa libera con gli sci“. Ma in modo particolare teme ciò che non può controllare: “Quando sono stato in Slovacchia per la Coppa Davis ho pensato che non eravamo poi lontani dai bombardamenti“.
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Dopo i quarti di finale a Monte-Carlo Sinner fa il punto della situazione sulla sua carriera, sulle sue ambizioni e sull’essere indipendente rispondendo alle domande di Stefano Semeraro. Questa settimana Jannik la passerà allenandosi in vista di due appuntamenti speciali per lui: Roma e Parigi. “Quest’anno è andato meglio dello scorso dove a Monte-Carlo persi al secondo turno contro Djokovic. Battere Zverev non è facile e anche Rublev devi saperlo battere, è stato un tabellone molto duro“. In vista del torneo di casa e del major francese l’obbiettivo principale è mettere su muscoli “Che non fanno mai male” dice. Un ragazzo che si è saputo arrangiare il nativo di San Candido: “Le racchette un tempo le incordavo da solo. Facevo anche competizioni ma avevo una macchinetta più piccola che mi costringeva a qualche passaggio in più degli altri. Alla fine se mi ci metto incordo una racchetta in 20 minuti circa“. A proposito di impegno, a che punto sono i miglioramenti al servizio? “È il colpo che devo migliorare lo so. Ora servo già un po’ più forte. Contro Carreño a Miami ho fatto 15 ace“. Oltre al servizio ci sono altri aspetti del suo tennis su cui Sinner deve migliorare se vuole puntare alla vetta del circuito: “Tocco di palla, slice di rovescio e smorzate. Bisogna allenarle“. Anche se per Paolo Lorenzi, qui intervistato in esclusiva dal Direttore, sarebbe meglio concentrarsi su altro.
E per quanto riguarda la competizione con i coetanei? “Quella c’è ed è normale. Ci sono tanti ragazzi con tanti stili diversi, è bello. Dai grandi invece si può sempre imparare osservandoli“. Poi c’è Alcaraz, e una rivalità già sbocciata: “Potrebbe essere una bella rivalità negli anni. Oppure potrebbero arrivare altri giocatori, magari una rivalità con altri tre o quattro, è ancora presto per dirlo“. Mentre su chi vedrà al vertice nel tennis tra due anni risponde “Alcaraz, Berrettini, Tsitsipas, Zverev e Aliassime“. Tornando a lui e al suo recente divorzio con Piatti ha affermato che c’era la necessità di cambiare, ora al suo fianco siede coach Simone Vagnozzi “Mi ripete sempre di giocare il 100% di quello che ho. Ci provo, anche quando non sono al meglio, quando non è giornata. Se non funziona il servizio puoi sempre provare con il diritto, il rovescio o la volée“. È stato difficile giocare in periodo di pandemia, ma finalmente ora che il peggio sembra passato si può tornare ad ammirare gli stadi pieni. Una spinta in più che può tornare comodo, magari a Roma: “È la cosa che mi piace di più in assoluto. Giocare in casa ti mette pressione, ma d’altra parte sentire il pubblico che ti incita ti può dare quella spinta in più per lottare e vincere, mi creda“. Ti crediamo Jannik.