[1] N. Djokovic b. L. Djere 2-6 7-6(6) 7-6(4)
Torna in campo Novak Djokovic per quello che è appena il suo terzo torneo della stagione, mentre nel 2021 l’ATP 250 di Belgrado era stato… sempre il terzo, non contando l’ATP Cup. Dopo la deludente prestazione conto Alejandro Davidovich Fokina – peraltro nella settimana della vita –, il venti volte campione Slam non dimostra di aver fatto grandi passi avanti in termini di gioco, ma almeno torna a vincere, anche se impiega 3 ore e 21 minuti e ha bisogno dell’involontaria collaborazione di Laslo Djere, che ha messo in campo sprazzi di ottimo tennis, in particolare quando si trovava in difficoltà (12 palle break salvate su 14), ma ha anche regalato l’incredibile quando aveva il destino della sfida in mano.
Il punto decisivo del duello è stato probabilmente il dritto facile sul 4-3 40-15 che Djere ha sbucciato mettendo in rete; anzi, sicuramente ha condizionato l’autore e l’evolversi del match, ma quanto visto nelle quasi tre di gioco suggerisce che ne avrebbe fallito uno simile sul mai arrivato 5-3. La parte inaspettata è che, perso quel game, non è sparito come capita dall’underdog arrivato a un passo dall’impresa. Cioè, è sparito, ma solo dopo un errore anche peggiore nel secondo tie-break. Resta inteso che tutto ciò è stato possibile perché Djokovic non è per nulla dalle parti del suo tennis migliore. C’è invece la condizione atletica perché è sempre stato puntuale quando si è trattato di far giocare il famoso “colpo in più”, che nel caso di Nole sono anche tre o quattro, senza contare che questa volta non è crollato al terzo set come nel Principato.
Certo bisogna tenere conto del solito discorso sulla mancanza di tornei, su come una partita in allenamento non sia paragonabile a una ufficiale, ma è anche vero che è difficile dimenticarsi l’agonismo con un bagaglio di quasi 1200 incontri ATP e, soprattutto, che la sua situazione non è nemmeno paragonabile a quella di chi rientra da un infortunio, per esempio Thiem, che non solo non ha potuto colpire una palla per mesi, ma probabilmente deve ancora liberarsi del tutto della paura di una ricaduta.
IL MATCH – Nel superderby (due serbi in Serbia, Marijana Veljovic sulla sedia), avvio molto lento di Djokovic che incappa in troppi errori, cede il servizio in apertura e non oppone resistenza alla conferma da parte di Djere. Rischia anzi lo 0-3 pesante, ma la smorzata, dopo due tentativi sbagliati, cancella l’opportunità. Quello che appare piuttosto evidente è la scarsa reattività del numero 1 del mondo, in ritardo sulla palla in diverse occasioni. Per fortuna di Nole, Djere deve anche domare la tensione della prima sfida contro uno dei suoi idoli di quando era ragazzino e non riesce a giocare il passante quando l’avversario si presenta a rete senza troppo in mano in occasione di altre due palle break. Tuttavia, quando non viene pressato – e, appunto, ciò non accade quasi mai –, Laslo fa quello che sempre fa sulla terra battuta, vale a dire sbaglia poco, tiene la palla profonda e pesante e piazza il vincente quando si guadagna la palla giusta. È così che strappa un altro servizio a Novak e, con qualche comprensibile difficoltà in vista del primo traguardo, chiude il parziale alla battuta.
Ci si aspetta la reazione del fenomeno di Belgrado che, seppur tutt’altro che veemente (tiene in campo qualche palla di più e ha iniziato a muovere i piedi come si deve), gli frutta tre palle per il 2-0, ma ai due errori si aggiunge un passante clamoroso del n. 50 ATP. Nel settimo gioco, molto bene lo sfavorito (rimane comunque Laslo, sia chiaro) che alla fine passa in vantaggio sfruttando un nastro vincente e un errore dell’altro. Strada in discesa per Djere, che però sbaglia un comodo dritto a campo vuoto sulla palla game: contro-break non quotato che infatti arriva inesorabile. Tuttavia, invece di evaporare dal campo come da copione, il ventiseienne di Senta piazza subito due vincenti in scambi mozzafiato, anche se arriva il solito regalo in risposta e poi Djokovic ricorre al serve senza bisogno di volley per evitare il 4-5.
A parte qualche sprazzo, la partita non offre grande qualità e un paio di smorzate davvero mal eseguite da Nole ne sono il simbolo, insieme agli errori di Djere quando si trova avanti nel punteggio. Laslo offre e annulla tre set point ed è tie-break. Djere rimane a galla piazzando un paio di rovesci fantastici, ma poi fallisce l’entrata con il dritto lungolinea e sono altri due set point, anch’essi annullati. Due occasioni di chiudere il punto per Laslo sul 6 pari, ma le getta e si va al terzo.
A questo punto è chiaro che l’andamento della sfida continuerà sui binari storti di quello che nell’immaginario tennistico dovrebbe essere un puro stile WTA. La frazione decisiva si apre con lo scambio di break, così, per confermare l’ovvio. Puntuale arriva una fiammata a risvegliare l’attenzione dopo troppi errori. Servendo sul 3-4, Djokovic risale dal 15-40 con un paio di buone prime, poi Laslo getta due punti di quelli che “non ci posso credere” se non fosse che ormai ci crediamo benissimo.
L’undicesimo gioco si allunga con Laslo che non riesce a chiudere, anche se è freddissimo nell’annullare i due vantaggi esterni con il dritto vincente (il secondo in apnea quando la palla è stata allungata da nastro). È ancora tie-break: Djere mette il naso avanti dopo il cambio campo sfoderando un paio di gran colpi, ma poi fallisce l’ennesimo dritto facile, questo davvero semplicissimo, con Nole fermo in un angolo. Questo errore mette il punto esclamativo dopo la parola fine scritta da quel dritto del secondo set: diventano quattro punti di fila e Djokovic torna alla vittoria. Prossimo turno, Miomir Kecmanovic, un altro derby. In ogni caso, in cima alle priorità c’è il Roland Garros.
Il tabellone di Belgrado