E’ Andrey Rublev ad aggiudicarsi la settima edizione del Serbia Open, imponendosi sul campo centrale del Novak Tennis Center di Belgrado sul padrone di casa Novak Djokovic, al quale è dedicato l’impianto del torneo, – organizzato dalla sua famiglia, il direttore è il fratello Marko – con lo score di 6-2 (4)6-7 6-0 in quasi due ore e mezza di gioco. Il n. 1 del mondo è crollato alla distanza nel terzo set, pagando l’ingente dispendio energetico e mentale delle sfide precedenti, visto che complessivamente tra il match odierno e gli incontri con Djere, Kecmanovic e Khachanov (tutti vinti in rimonta) è stato impegnato in campo la bellezza di quasi 10 ore. Sfuma per lui la possibilità di diventare per quarta volta Re della sua citta natia (dopo i successi del 2009, del 2011 e quello dello scorso anno nel Belgrado Open). Meriti però al n. 8 del ranking, che ha dominato i due set vinti, facendo leva in particolar modo nel primo sull’utilizzo puntuale e chirurgico del rovescio lungolinea per uscire dalla diagonale sinistra; molto bene anche con la risposta che gli ha permesso di prendere sempre in mano lo scambio con il dritto. Questa affermazione del moscovita oltre a rivalutare la sconfitta in semifinale di Fognini, garantisce all’ex n. 5 ATP l’undicesimo titolo in carriera ed il terzo del 2022, dopo i trionfi nei “250” di Marsiglia e Dubai. Inoltre con questo successo centra il suo terzo sigillo sul rosso (alla quinta finale, l’ultima disputata a Montecarlo 2021). Gli altri due sono arrivati nel 2017 a Umago contro Paolino Lorenzi – primo titolo in assoluto della carriera – e due anni fa nel “500” di Amburgo contro Tsitsipas. Ma soprattutto per Rublev questa è la vittoria più importante della carriera. Per la prima volta infatti batte un n. 1 del mondo e se si considera che prima di questo incontro, contro i Top 5 aveva un bilancio di 7 vittorie e 13 sconfitte, questo trionfo assume ancor più importanza. Infine con il torneo di Belgrado messo in saccoccia, il 24enne n. 2 del tabellone, pareggia i conti negli scontri diretti con Novak; dopo il ko subito nel Round Robin delle ATP Finals torinesi.
[2] A. Rublev b [1] N. Djokovic 6-2 (4)6-7 6-0
IL MATCH – Pronti via e subito l’idolo di casa è costretto ad affrontare le prime difficoltà nel game inaugurale del match. Sul servizio del serbo, infatti, Rublev si porta sul 30-30 dopo una dirompente esecuzione in contropiede con il diritto, che atterra sulla riga. A questo punto sale in cattedra Djokovic, che prima vince uno scambio molto duro, facendo la differenza con un dritto carico e pesante, e poi attraverso una prima robusta si porta a casa il gioco. Fin dall’inizio si evince la volontà del russo di spingere forte già dalla riposta, cercando di trovare profondità per poi avere la possibilità di comandare il gioco con il suo letale fondamentale dal lato destro. Inoltre la sfida presenta chiaramente una diagonale dominate per ciascuno dei due protagonisti; superiore il russo sul diritto ed il serbo sul rovescio. In base a dove maggiormente, a livello tattico, il match si svilupperà e al modo in cui i due giocatori riusciranno a trovare soluzioni efficaci sulla direttrice a loro più sfavorevole, l’incontro prenderà l’una o l’altra direzione. Ma il primo dei due duellanti a procurarsi una palla break è il 34enne di Belgrado, che nel quarto game infila una magistrale risposta in salto di rovescio, seguita da un perfetto contropiede sempre con il colpo bimane. Sul break point è però, freddissimo Andrey: prima esterna e diritto a sventaglio per prendere in controtempo il n. 1 del mondo. Chance mancata che innervosisce il tre volte vincitore del torneo– che sul 2-1, ai vantaggi, dopo l’opportunità avuta ha sbagliato una comoda risposta, talmente facile da pietrificare il suo angolo con uno sguardo attonito – a tal punto da concedere lui il servizio, subendo il break a 0. Nole apre e chiude il turno di battuta con due gravissimi gratuiti in uscita dal servizio (il primo di diritto ed il secondo di rovescio), in mezzo la solita “rispostona” negli ultimi centimetri di campo del moscovita e un rovescio lungo-riga vincente sul quale Novak rischia seriamente di compromettere la finale scivolando. Per fortuna essendo “l’uomo di gomma”, si rialza come se non fosse successo nulla. Il n. 2 del seeding conferma l’allungo senza alcun tipo di patema, assestando un parziale da 10 punti vinti consecutivamente. Si arriva così al 4-2 per il tennista senza bandiera, qui Djokovic continua a soffrire inesorabilmente. Prima si complica la vita con il primo doppio fallo dell’incontro sul 30-30. Dopo, però, entra in scena il 24enne russo che si guadagna ben tre palle per il doppio-break; la prima la ottiene con un incrociato dalla parte destra, mentre sulla seconda si dimostra iper-aggressivo venendo a prendersi il punto avanti con una veronica (non proprio un punto di forza del suo repertorio). Su entrambe le opportunità è chirurgico il serbo con la prima di servizio. Ma ne arriva una terza, a causa di un passante di dritto di Andrey e su questa chance il 20 volte campione Slam commette il secondo doppio fallo del game e concede di fatto il set all’avversario. Rublev chiude al secondo tentativo. Emblematico il rovescio in parallelo con il quale si è conquistato i match point, la vera chiave di volta del parziale per lo sfidante del nativo di Belgrado.
Il n. 2 del seeding continua a fornire una prestazione che sfiora la perfezione con colpi da fondo-campo incisivi, solidi e profondi. Ed ecco che, dunque, Rublev vola subito 0-30. Qui però viene fuori tutto l’orgoglio del campione, Djokovic rimonta e con quattro punti consecutivi va 1-0. A questo punto, inizia a farsi sentire il pubblico – finora non pervenuto – con i cori “Nole Nole” e Novak nutrendosi dell’energia positiva dei suoi connazionali porta la serie di punti vinti in fila ad 8, breakkando questa volta lui a 0. In questo game per la prima volta il giocatore di Belgrado riesce a far valere la sua superiorità dal lato sinistro, vincendo un punto (30-15) sulla diagonale sinistra con la prima uscita lungolinea bimane degna di nota. Mentre il n. 8 delle classifiche commette il primo vero errore con il rovescio che seguito da un unforced in rete dalla parte destra consegna il 2-0 al padrone di casa. Andrey dopo questo errore scaraventa la racchetta a terra, ma non si perde d’animo ed anzi di forza ristabilisce la parità vincendo i successivi due giochi. Questo perché nel confermare lo strappo, il n. 1 del ranking inciampa in due errori di diritto (il primo inside-out ed il secondo inside-in) consecutivi, consegnando per terza volta nell’incontro il proprio servizio; a dimostrazione di come la sua miglior versione sia ancora lontana e del bisogno di mettere tante partite sulle gambe per arrivarci. Il vero Djokovic, in questo momento della partita, avrebbe sicuramente consolidato l’allungo. Dopo il break e contro-break, si prosegue on-serve. Dal 2-2, entrambi hanno provato a rendersi pericolosi in ribattuta; ma il più vicino a strappare nuovamente il fondamentale d’inizio gioco al proprio contendente è stato il russo che nel nono game ha trascinato Novak ai vantaggi. Si arriva così al 5-4 e Andrey deve quindi servire per rimanere nella frazione, e in queste circostanze (lo sappiamo bene) il cannibale quando sente l’odore del sangue, azzanna ferocemente la preda. Si assiste al game più bello e combattuto del match e dopo cinque palle per il 5-5, si materializzano i primi set point. Il livello della sfida si alza prepotentemente, con tutti e due che cercano si esprimersi al meglio. Punti emozionanti e molto dispendiosi, con colpi da cineteca; come alcuni recuperi pazzeschi del serbo ed uno strettino di diritto del russo dal coefficiente di difficoltà estremo. Sul primo il diritto di Djokovic è troppo lungo. Sul secondo scambio assurdo, strenua difesa del nove volte campione dell’Australian Open; ma alla fine il pallonetto di Novak è corto e Rublev può chiudere con lo smash. Nel gioco che segue, il n. 1 del tabellone soffre la fatica dei diciotto punti del game precedente, incorre nel terzo doppio fallo e poi offre una palla break per mandare Andrey a servire per il titolo. Il tennista balcanico seppur provato fisicamente, non accetta di arrendersi e aggrappandosi al servizio rimonta ed impatta sul 6-5. Il 24enne moscovita è costretto dunque a servire per la seconda volta per rimanere nel set, e fioccano altri tre (dopo i due del game maratona del 5-4) set ball. Sui quali però è sempre lucidissimo il russo con il servizio e il diritto successivo (nel secondo e terzo caso). E allora tie-brek sia, degna conclusione di una frazione che specie nelle fasi finali ha visto crescere sensibilmente il match da un punto di vista qualitativo. Il gioco decisivo vede subito il tennista di casa scappare sul 3-0, doppio mini-break frutto di un rovescio sbagliato in uscita dal servizio da parte di Andrey e di un ottimo inside-in di dritto di Novak. Si cambia campo sul 4-2 per il serbo (con Rublev che ha recuperato uno dei due mini-break). Nel settimo punto, però il n. 8 si consegna definitivamente con un doppio fallo; permettendo a Djokovic di porre fine al parziale per 7 punti a 4, al settimo set point. Si va al terzo per decretare chi succederà a Matteo Berrettini nell’albo d’oro del torneo.
Il popolo serbo continua ad incitare incessantemente il suo beniamino, mentre Rublev approccia al set decisivo con molta frustrazione. In verità fin dalla prima frazione l’ex n. 5 si è innervosito ogni qualvolta commetteva un errore. Djokovic ora è nettamente il miglior giocatore da fondo, è lui a spingere, a prendere l’iniziativa con il moscovita invece costretto a remare come un tergicristalli. Un doppio fallo ed un dritto anomalo vincente garantiscono due opportunità a Nole di scappare via nel punteggio. Ma qui Andrey ritrova lo smalto perduto e grazie anche ad un fiammante dritto incrociato e ad una palla corta molto intelligente rinviene dalle sabbie mobili. E’ così in men che non si dica dal 2-0 Serbia, si giunge come in una trama dal finale che più scontato non si può al 3-0, con break confermato, per l’ex n. 5. La sensazione è che il 20 volte campione Slam si sia totalmente spento dopo le chance mancate in risposta in apertura di set e di conseguenza la percezione è che tutta la stanchezza e le energie spese nella settimana siano riaffiorate nel momento in cui è reso conto di non poter amministrare e gestire la frazione finale; ma di dover inseguire e vincere l’ennesima battaglia-maratona per aggiudicarsi il torneo. La disabitudine alla competizione, ha portato la testa di Nole, nonostante lui sia un combattente che non molla mai, a non accettare questa ennesima sofferenza per giungere alla vittoria. Il fisico a quel punto ha abbandonato il n. 1 e le quasi 10 ore passate in campo hanno confezionato il 6-0, che ha sancito il terzo trionfo stagionale del russo.