Con la vittoria di oggi, Andrey Rublev può vantarsi di aver battuto almeno una volta in carriera tutti e tre i Big Three, e tutti a casa loro (letteralmente nel caso odierno contro Djokovic, al Serbia Open, metaforicamente gli altri avendo battuto Nadal a Montecarlo e Federer a Cincinnati). Una gran domenica per il russo, ragazzo sempre disponibile e aperto alle parole che, sulla falsariga della conferenza del n.1 al mondo, è molto rispettoso (quasi affettuoso) verso il serbo e addirittura verso il torneo.
“Ho vinto grazie a un misto di un po’ di tutto“, esordisce Rublev rispondendo a una domanda riguardo alla partita e alle sensazioni lasciate in dote, “io stavo giocando abbastanza bene e Novak non stava giocando al suo livello alto. Ha giocato tre set ogni turno, che è difficile mentalmente, recuperando da un set di svantaggio, e in generale penso che quello che ha passato quest’anno è pesante in testa, specialmente quando giochi in casa, hai più pressione e stava sempre recuperando un set. Anche oggi stava riuscendo, ha avuto una buona occasione di breakkarmi nel terzo set, ma avevo buone sensazioni e lui era davvero stanco“.
Continua in seguito la propensione a Nole e al popolo serbo in generale, all’ambiente, riallacciandosi a quanto espresso anche ieri da Khachanov: “Giocare per tanti spettatori è sempre un piacere, un grande sentimento. Oggi avrebbero voluto sostenere Novak, avrebbero dovuto, perché è la sua casa, il suo torneo. Anche io apprezzo e sostengo questo; e se anche fosse stato qualcun altro a giocare, Novak o non Novak, avrebbe voluto tutta la folla, ed è sempre un piacere. Stupefacente“.
Ancora una volta, tra tutte le domande spicca quella del nostro direttore Ubaldo Scanagatta, che pizzica Rublev sugli Slam, i suoi “tabù”( “negli Slam non hai performance così buone come nei tornei, sono al meglio dei cinque; Djokovic dice che il suo obiettivo è giocare meglio al Roland Garros, è anche il tuo?“): ” Sono i tornei più importanti, e anche per me conta giocare meglio negli Slam. Ho avuto un paio di chance che avrei potuto sfruttare meglio per essere in semifinale o anche di più forse. Ma, nel mio caso, la parte mentale nei momenti più importanti era vincere, anche giocando male, gestire la pressione; in un paio di volte ai quarti ho avuto davvero grandi occasioni per vincere le partite. Ma non sono riuscito a gestire la pressione, quindi la parte fondamentale non è giocare o cose del genere, ma è più riguardo la parte mentale e la pressione che hai in quei momenti“.
La parte finale della conferenza è un ennesimo omaggio al torneo di Belgrado dal suo campione, su una domanda che gli chiedeva cosa manchi alla capitale serba per passare alla categoria 500 (essendo Rublev uno tra i più vincenti in questi tornei): “Hanno tutto per essere un 500, forse solo due cose che mancano e posso paragonare: i 500 hanno stadi più grandi, anche abbastanza, con due lati e anche il campo 1 dovrebbe essere un po’ più grande. Perché tutti i 500 hanno buoni e grandi centrali e buoni e grandi secondi campi. Per il resto il livello di ospitalità, cibo è alto e adatto“.