Due finali Slam, sette titoli ATP, un best ranking di numero 5 del mondo fatto segnare nel 2018, anno in cui ha raggiunto anche la semifinale alle ATP Finals. Con questo onorevolissimo bottino Kevin Anderson dice addio al tennis giocato. L’annuncio è arrivato direttamente dal giocatore sudafricano attraverso i social network. “Non ricordo un momento della mia vita in cui non stavo giocando a tennis – ha scritto Anderson -. Ho cominciato il mio viaggio 30 anni fa quando mio papà mi mise la racchetta in mano e mi disse che con il duro lavoro sarei potuto diventare uno dei migliori giocatori al mondo. Sono grato per tutte le cose meravigliose che mi sono successe solo per l’aver fatto parte di questo sport. Da bambino, mio papà mi diceva che il successo non è definito dai risultati, ma dagli sforzi e i sacrifici che fai nella strada per diventare il meglio che puoi essere. E io ho dato il meglio di me stesso”.
INFORTUNI E RITORNI – Attuale numero 107 ATP, il 35enne Anderson – che nella sua carriera è stato membro e presidente dell’ATP Player Council – è stato il miglior giocatore africano di tutti i tempi almeno dal punto di vista del ranking. Il suo bottino vittorie-sconfitte è di 354 – 252 e negli ultimi, anche lui spesso fermato da infortuni – avendo subito due operazioni chirurgiche alle ginocchia tra il 2019 e il 2020 – ha progressivamente ridotto la sua presenza sul tour. Quest’anno ha giocato sei partite a livello ATP, vincendone una (al primo turno di Dallas contro Querrey) e perdendone cinque, l’ultima al secondo turni di Miami da Juan Manuel Cerundolo.
I SALUTI – “Il tennis mi ha portato ben oltre le mie radici a Johannesburg. Ho provato così tante esperienze ed emozioni. Ho avuto alti e bassi, ma non cambierei quello che ho fatto con niente al mondo – scrive Anderson -. Ci sono molte persone che sono state al mio fianco credendo che un ragazzo del Sudafrica potesse raggiungere i suoi sogni. Grazie mamma e papà, sono grato eternamente per tutte le ore che avete trascorso a farmi da coach, per i sacrifici che avete fatto per me. Grazie a mio fratello, Greg, sei sempre stato al mio fianco. Alla mia meravigliosa moglie, Kelsey, non avrei potuto trovare miglior supporto, non vedo l’ora di vivere con te il prossimo capitolo, quello riguardante la crescita di nostra figlia. Il mio viaggio mi ha fatto diventare quello che sono”. Ossia, una persona stimata da tutti e un giocatore che, a suo modo, ha lasciato un segno.
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