Quando si annunciano le wild card dei tornei, specie negli Slam, le discussioni e le polemiche si susseguono in ordine sparso: presenti che non meritano, assenti che meriterebbero, vecchie glorie e giovani promesse, un mar mosso che si esaurisce solo dopo i primi turni. Nel caso però di 2 tornei, Roland Garros e US Open, e di 2 wild card (una maschile e una femminile), c’è ben poco da recriminare (da un lato per sano patriottismo, dall’altro per reale meritocrazia): le due federazioni si scambiano un invito per tabellone, e a ottenerlo nel caso della USTA (la federazione americana) sono coloro che in una serie di eventi spalmati su un certo periodo di tempo, la Roland Garros Wild Card’s Challenge, ottengono più punti. Mentre per i francesi, è la FFT che decide chi inviare allo US Open.
Eppure qualcuno ha storto lo stesso il naso, perché tutti si aspettavano di vedere come wild card il nome di Jack Sock, uno dei tennisti più spettacolari e amati, ex n.8 al mondo, precipitato nei meandri passi. La presenza certa del campione di Bercy 2017, senza passare il Purgatorio delle qualificazioni, sarebbe stata una lieta notizia per tutti… ma c’era qualcuno che aveva programmi diversi: Michael Mmoh, il 24enne, con best ranking di n.96 nel 2018(attualmente n.180), ha raggiunto negli eventi validi per la challenge quarti di finale a Houston (un 250), finale a Tallahassee, un Challenger, e secondo turno in un altro dei tornei di questa categoria, a Sarasota. La differenza è stata scavata a Houston, e ha permesso a Mmoh di guadagnare 10 punti in più di Sock (110 a 100) e avere la wild card per lo Slam rosso. Nel caso si ritirasse, Jack usufruirebbe del secondo posto e entrerebbe tramite invito. Il terzo nella classifica degli uomini per avere un’eventuale invito è Steve Johnson, altro giocatore di livelli decisamente migliori, che ha ottenuto 80 punti, quindi leggermente distaccato.
Ma se la sorpresa è più in negativo per l’ATP, è decisamente più rosea per le signore: a guidare la classifica in apertura dell’ultima settimana valida per la challenge è Taylor Townsend, ex n.61 al mondo e quarto turno allo US Open 2019, inattiva per due anni dopo la nascita di suo figlio. Come per gli uomini, si possono prendere in considerazione i risultati di tre tornei valevoli, ma sono in questo caso spalmati su cinque settimane, e non su quattro. Townsend si è imposta nel challenger di Charleston, solo il terzo torneo post maternità, e ha nove punti di vantaggio su Katie Volynets (183 a 174). A seguire nomi importanti: Louisa Chirico (semifinale a Madrid 2016) a 167 e Coco Vandeweghe, ex n.9 al mondo, più lontana a quota 115. Una corsa a tre fondamentalmente, con Townsend sorprendentemente avanti e quindi favorita per strappare una wild card davvero insperata in questo momento della sua carriera. Già poterne parlare con cognizione dei fatti e non come flebile speranza è certamente un trionfo per lei, attualmente n.739 al mondo. Ranking che in caso di parità di punti favorirebbe la meglio classificata, quindi a sfavore di Taylor in qualsiasi caso. Ma le sensazioni sembrano quelle giuste per un accesso diretto, con un ranking che non permette neanche di sognarli gli Slam di solito. Nel caso centrasse l’obiettivo sarebbe la sua settima presenza al Roland Garros dove vanta un terzo turno all’esordio nel 2014.