Altra semifinale Masters 1000 raggiunta da Stefanos Tsitsipas (ha fatto cifra tonda, sono 10 in carriera) sui campi di Madrid. Nel 2019 fu addirittura capace di battere in tre set Rafa Nadal in una partita affascinante proprio a livello di semifinale, una delle più importanti nel suo percorso verso i vertici del tennis. Stavolta invece troverà Alexander Zverev proprio come qualche settimana fa a Montecarlo quando vinse piuttosto nettamente in due set prima di alzare il titolo il giorno dopo. Indubbiamente il greco sta vivendo un ottimo periodo: negli ultimi quattro tornei ha perso solo da un giocatore, il più in forma del momento, ovvero Carlos Alcaraz.
Nei quarti di finale ha ottenuto una tutt’altro che semplice su Rublev in tre set. Decisivo un break sul 4-4 nel set decisivo, break che il russo era anche sul punto di recuperare, viste le due palle break consecutive, poi cancellate da Tsitsi prima di chiudere 6-4: “Era importante rimanere rilassati e l’ho fatto in quel gioco. Non penso che ci fosse qualche tipo di rigidezza, perché sapevo che poteva finire a mio sfavore. Ho servito due seconde in un momento in cui stavo davvero servendo abbastanza bene, in quel punto stavo cercando di convincermi di essere un combattente, le cose miglioreranno se mi metto in gioco nel miglior modo possibile. Non devo fare colpi folli. Ho solo bisogno di essere creativo e di trovare il modo di giocare che possa rompere un po’ il ritmo, servendo un po’ in modo diverso ed essendo molto determinato”.
Il campione di Montecarlo ha parlato in questi termini della sua condizione mentale: “Mi sento centrato, mi sento rilassato. Non sento la tensione quando gioco. È qualcosa su cui sto lavorando. Mi sento un po’ ‘in the zone’ e non penso davvero al futuro o al passato, il che è una grande cosa. Si ottiene con il lavoro e con routine quotidiane che faccio”. Quando il giornalista gli ha chiesto quale fosse il suo metodo, ha indicato qualcuno in sala stampa, il suo mental coach: “La persona seduta lì. Costas. Mi aiuta a raggiungere questo. È qui con me“.
“Mi conosce da quando avevo 10 anni, forse 12″ ha continuato. “Sì, mi ha visto quando avevo 12 anni in qualche campo in Grecia, mentre giocavo dei tornei. Fu la prima persona ad andare a vedere la mia partita e finì per vedere mio padre con il quale studiava insieme all’università molti anni fa, prima ancora che io nascessi. Mio padre lo conosceva da lì. Costas è uno psicologo. Che altro sei, Costas? Uno psicologo sportivo e consulente?”. “Anche allenatore” ha risposto lui stesso. “È un essere umano” ha aggiunto sarcasticamente Stefanos. “Abbiamo lavorato con Costas per molto tempo, ma limitato, soprattutto prima che potesse di nuovo viaggiare. Non è stato facile con la recente pandemia. Mi aiuta con la mia routine ogni singolo giorno“.
L’ultima domanda riguardava ancora la scelta di tanti tennisti di viaggiare con uno psicologo/mental coach nel loro team. Ad esempio Matteo Berrettini trae un grosso beneficio dal rapporto con Stefano Massari, come è risaputo. Secondo Tsitsipas questa scelta sarà più frequente “se ATP aumenta i prize money, forse (sorridendo). No, no, con Costas sono sicuro che quest’anno faremo molti altri tornei. Sapete, anche lui ha una vita in Grecia e quindi non è facile, ma mi piacerebbe includerlo in più tornei quando sono nel Tour”.
Stefanos conclude così: “Naturalmente cerchiamo di sentirci digitalmente ogni giorno, ma non è proprio la stessa cosa. Parlare con lui mi aiuta a sentirmi più centrato, mi aiuta a sentirmi più me stesso. Credo di essere meno ansioso e meno stressato. A volte puoi sentirti benissimo un giorno e il giorno dopo ti senti come se stessi perdendo il controllo. Questo è il punto. Per me, ho detto anche in passato: la continuità resta la cosa più importante”.